Quindi, "LES FRANGLAIS", il musical, compie 15 anni quest'anno ed è anche l'ultimo anno di spettacoli. Avete deciso di fermarvi proprio ora?
Sì, abbiamo deciso di fermarci mentre tutto va bene, per scegliere di terminare noi stessi, senza arrivare a un punto in cui ci saremmo potuti stancare. È un modo per finire mentre il pubblico è ancora entusiasta.
Abbiamo fatto circa 1.500, forse 2.000 rappresentazioni, coinvolgendo più di un milione di spettatori in tutta la Francia, Belgio e anche in Svizzera.
Parlami delle origini dello spettacolo.
Lo spettacolo è una specie di commedia musicale, ma in Francia la cultura del musical non è così radicata. Direi che è una versione francese, un po' parodia, un po' stramba. I dodici creatori originali ci siamo conosciuti in una classe di teatro al liceo, e dopo abbiamo continuato a vederci, facendo musica, teatro e improvvisazione.
Nel 2009, un ristorante ci ha invitati a fare cabaret ogni domenica sera. Ogni domenica proponevamo uno spettacolo diverso: canzoni, sketch e idee. Provavamo nuove cose, mentre il pubblico cenava, il che era un po’ difficile ma stimolante.
Da quelle serate di cabaret è nato il concept di “Les Franglais”. Tra amici, giocavamo a tradurre in modo simultaneo e letterale canzoni inglesi in francese, ridendo del risultato perché il francese ha un suono più duro rispetto all'inglese. Questo contrasto faceva ridere noi e il pubblico, e abbiamo iniziato a tradurre alcuni brani in modo letterale, come “Hotel California”, per mostrare il vero significato dietro la musica che i francesi percepivano come romantica ma che invece è molto più oscura.
Il concetto di traduzione è rimasto un punto di partenza per voi?
Sì, per noi è sempre stato un pretesto per unire traduzione, improvvisazione e interazione con il pubblico, creando una sorta di "commedia musicale alla francese". Con le traduzioni letterali, abbiamo scoperto personaggi e clown ispirati alle nostre personalità, dando vita a uno spettacolo che sembra un concerto, ma è in realtà una pièce teatrale mascherata.
Come avete raggiunto la popolarità?
Senza produttori o risorse all'inizio, suonavamo nei festival estivi in Francia, finché una piccola casa di produzione familiare, la Blue Line Production, ci ha notato e ci ha offerto il loro supporto, rispettando la nostra autonomia artistica. Con loro abbiamo cominciato in piccoli locali, poi teatri più grandi e infine, dal 2012 al 2013, abbiamo fatto tournée in tutta la Francia.
Uno dei nostri obiettivi era rendere lo spettacolo accessibile a tutti, indipendentemente dall'età o dal background. Con il tempo, abbiamo alzato gli standard musicali e teatrali, crescendo gradualmente ma costantemente, il che ha reso possibile la longevità dello spettacolo.
Parlando di improvvisazione, come ha influenzato lo spettacolo?
Nei primi anni, ognuno di noi proponeva idee, sketch e canzoni nuovi. Abbiamo mantenuto sempre il 10-15% dello show in costante cambiamento, per tenerlo fresco e coinvolgente.
Anche i personaggi sono evoluti naturalmente, adattandosi a ciascun attore, rendendo il tutto sempre divertente e nuovo.
Nel 2019 abbiamo deciso di ampliare il cast, selezionando 12 nuovi artisti, mantenendo sempre la possibilità di scambiare i ruoli. Questo ha portato nuove energie e interpretazioni, evitando la monotonia e consentendo una maggiore libertà artistica.
Come avete gestito il periodo del COVID?
È stato difficile. Il tour è stato interrotto, ma abbiamo creato molti video durante il lockdown per rimanere in contatto con il pubblico. Quando siamo tornati sul palco, l'accoglienza è stata incredibile, anche se abbiamo dovuto adattarci a suonare con il pubblico mascherato.
Avete mai pensato di portare “Les Franglais” all’estero?
Sì, ci sono stati molti contatti con altri paesi, ma ogni nazione ha brani diversi che risuonano con il pubblico. Per noi è stato interessante capire che il cuore di “Les Franglais” non è tanto nei singoli brani, ma nella funzione drammatica che ciascun pezzo ha nello show. Abbiamo giocato con le traduzioni in base alla cultura locale, come in Canada, dove alcuni pezzi erano meno conosciuti.
Come avete usato i social media per il vostro pubblico?
Li usiamo soprattutto per comunicare notizie e aggiornamenti. Siamo una generazione leggermente precedente all'uso massiccio dei social, quindi li vediamo più come uno strumento di comunicazione che di creazione.
Avete ricevuto dei riconoscimenti importanti per lo show?
Sì, il Molière per il miglior spettacolo musicale è stato molto significativo, perché ha permesso al pubblico di riconoscerlo come una vera e propria pièce teatrale, anche se musicale. Abbiamo anche vinto il premio della Comédie Musicale nel 2017 e nel 2022, e il premio della Francofonia, perché il nostro show gioca molto sulle sfumature della lingua francese.
Allora è un addio? Non c’è possibilità di un ritorno?
Abbiamo deciso di chiudere al culmine del successo, per mantenere la freschezza e la passione per futuri progetti. Tuttavia, se fra qualche anno decidessimo di fare una tournée di ritorno, ci sarà sempre quella possibilità.
Prima di chiudere, puoi darmi una logline? Una frase che rappresenta completamente lo spettacolo
Certo, sullo spettacolo di solito usiamo la domanda: *Sei sicuro di sapere cosa stai cantando?* È uno slogan che incuriosisce. Ma se dovessi riassumere l’essenza della compagnia e della nostra storia, direi: “Anche se l’idea sembra sciocca, bisogna andare fino in fondo per vedere dove porta.”
È iniziato tutto da una piccola idea, nata quasi per gioco, in un cabaret improvvisato, e da lì siamo arrivati a costruire uno spettacolo enorme che ha resistito per 15 anni. Abbiamo continuato ad “andare fino in fondo” e abbiamo sempre seguito il nostro istinto, anche quando il progetto poteva sembrare controintuitivo. E alla fine, l’unica cosa da fare è stata davvero quella: Andare fino in fondo e lasciarsi guidare dall’istinto.
"Les Franglais" è uno spettacolo che lascia senza fiato! Ogni minuto è una sorpresa, un mix incredibile di comicità, talento musicale e improvvisazione teatrale. La compagnia riesce a trasformare le canzoni che pensavamo di conoscere in momenti esilaranti e profondi, rivelando significati nascosti e giocando in modo geniale con le differenze linguistiche. È uno show originale e unico, capace di coinvolgere e divertire persone di ogni età. Ci si sente parte integrante dello spettacolo, grazie alla grande interazione con il pubblico e alla passione genuina degli attori. Un’esperienza da vedere e rivedere, davvero imperdibile!
CREDITS "LES FRANGLAIS"
Avec (en alternance): Ayouba Ali, Saliha Bala, Lea Bordas-Bernaudin, Yoni Dahan, Fabien Derrien, Alexandre Deschamps, William Garreau, Stephane Grioche, Rebecca Karpovsky Joseph Kempf, Eddy Lacombe, Marsu Lacroix, Emmanuel Lanièce, Pierre Leblanc-Messager, Philippe Lenoble, Adrien Le Ray, Gregg Michel, Perrine Megret, PV NOVA, Dorit Oitzinger, Daphnée Papineau, Martin Pauvert, Zacharie Saal, Laurent Taieb, Audrey Themista
Direction de projet: Marsu Lacroix
Direction musicale: Philippe Lenoble
Direction technique: Romain Mazaleyras
Direction d'écriture: Adrien Le Ray et Yoni Dahan Mise en scène: Quentin Bouissou
Chef de choeur: Emmanuel Lanièce Dance Captain: Dorit Oitzinger
Régie générale: Faustine Cadiou et Émilie Ducasse Son: Jean-Luc Sitruk (back up: Stephane Lorraine) Son retours: Steven Barret (back up: Morgan Beaulieu) Lumières: Romain Mazaleyras
Plateau: Philippe Ferreira et Alan Delmas Costumes: Claire Djemah
Habillage: Claire Djemah, Ismahen Mechri
Production Exécutive / Merchandising: Emilie Ducasse Production: Blue Line
Direction de communication: Adrien Le Ray Graphisme: William Garreau
Attaché de Presse: Ephelide / Nathalie Ridard