Poco dopo il diploma alla "Rubin Academy of Music and Dance" in Jerusalem, Noa Wertheim viene accettata nella "Jerusalem Tamar Dance Company". Qui incontra Adi Sha'al, la cui esperienza di danzatore professionista include sia il "Bat-Sheva Ensemble" che il "Kibbutz Dance Workshop". Partner nella vita e nella danza, Wertheim e Sha'al fondano la "Vertigo Dance Company" nel 1992. La prima collaborazione professionale tra Wertheim e Sha'al è un breve duetto chiamato "Vertigo", che porta alla costituzione della compagnia che porta lo stesso nome. "Vertigo" è una compagnia di danza contemporanea israeliana che offre uno spazio di incontro fisico ad artisti e pubblico, donando allo spettatore un inaspettato, eccitante e stimolante viaggio in territori sconosciuti, cercando con loro un contatto tramite il linguaggio del corpo. La compagnia attiva coproduzioni con compagnie di tutto il mondo e invita a collaborare artisti di ambiti diversi. L'impegno sociale di "Vertigo" include la "Dance School", che opera parallelamente alla compagnia e permette a chiunque di studiare danza e il "Vertigo Dance Workshop" che offre laboratori professionali per danzatori esperti; performance e workshop aperti ad ogni comunità, inclusi i disabili, nella convinzione che il linguaggio della danza di "Vertigo" sia unico e universale e sfidi i limiti del corpo.
Gentile Noa, come ascoltare al meglio il proprio corpo in relazione alla mente e ai pensieri?
Il modo migliore per relazionarsi al corpo risiede proprio nel collegare la mente e l'anima. Affinché il corpo sia il mentore del resto, la strada migliore è che siano collegati l'anima, lo spirito e la mente.
Per lei il linguaggio verbale è un tramite fondamentale per scoprire maggiormente il movimento?
Uso prima il mio movimento e la mia intuizione e poi mi relaziono al testo scritto, alle poesie, alla filosofia... per mettere l'emozione e il movimento in parole.
Come si acquisisce la libertà fisica mediante il suo concetto di danza?
Acquisisco la relazione fisica attraverso la gravità e ciò che esiste. Cerco entrambi, dedicandomi alla materia e resistendo alla materia. Forze opposte!
Come è avvenuta la sua folgorazione nello scegliere la danza come professione, prima da esecutrice e in seguito anche come coreografa?
Per me, il movimento è una forma di vita. E mi collego alla danza, che per me è il miglior strumento di espressione come performer e poi come coreografo.
Recentemente è stato presentato a Roma, durante il Festival Internazionale di Danza "Fuori Programma", diretto da Valentina Marini il suo spettacolo "One, one & one". Di cosa si tratta e come ha impostato il rapporto autore-interprete?
Sono felice e fortunata al tempo stesso di aver presenziato a Roma dopo tantissimo tempo in cui mancavamo dall'Italia. La forma della nostra arte, l'espressione contemporanea , è talvolta piuttosto pesante, complessa e costosa da far girare e siamo fortunati di conoscere persone come Valentina Marini, che ha creato il Festival e ha invitato noi e altri colleghi al suo evento "Fuori Programma".
Quali temi tratta la creazione "One, one & one"?
La creazione "One, one & one" tocca la relazione tra me e me stessa e me e l'altro... si tratta del forte legame con la terra che a mio avviso è un simbolo, in quanto il materiale naturale più condensato rispetto agli altri elementi. Per me, l'Io umano è anche l'Ego più condensato, che controlla il nostro io. Se confrontiamo la terra e l'Io umano, ci troviamo a tracciare confini e differenze tra le terre e tra gli esseri umani. In un finale poetico, l'idea è che stiamo cercando di volare con le nostre mani-ali benché destinati a rimanere sulla terra, senza la possibilità di volare senza limiti.
Per questo spettacolo la ricerca messa in atto su cosa si è focalizzata?
La ricerca in "One, one & one" verte sullo studio del movimento dall'interno verso l'esterno e viceversa.
Attualmente in ambito contemporaneo è facile confondere gli stili e i differenti linguaggi artistici. Come è possibile distinguere ciò che è danza contemporanea da ciò che non lo è?
Penso che la parola moderno, oggi, esprima una forma molto aperta di movimento. E può essere tra teatro concettuale o basato su tecniche "old modern" come Martha Graham, ma, oggi con il realismo e la libertà individualistica che i danzatori e l'umanità hanno, ognuno sviluppa il proprio linguaggio e movimento in scena.
Tra tutte le esperienze vissute quale considera basilare per definire il suo stile coreografico e da cosa si lascia ispirare nell'atto della creazione?
Ho attratto il movimento funzionale come nelle arti marziali, ad esempio il tai chi e chi gong, che ricercano anche dall'interno, influenzandosi a vicenda per la propria conversazione fisica. Essendo una forma funzionale e pratica, i movimenti arriveranno sempre dal basso, radicandosi verso l'alto. In questa visione i ballerini saranno sempre, prima di tutto, interpreti umani che devono essere in grado di essere espressi e raccontati a loro volta dal movimento.
La danza nel suo Paese che valenza ricopre e quanto fa parte del tessuto sociale?
Oggi in Israele abbiamo quattro grandi compagnie e circa sette compagnie medio-grandi, all'interno di una lista di ottanta gruppi di progetti e tutti hanno spazi sulla scena in Israele e nel mondo: la danza moderna è diventata una grande parte della cultura israeliana.
Progetti per il futuro a medio e lungo termine?
Al momento sto per iniziare a creare un inedito lavoro che debutterà a fine maggio 2019, saremo poi in tour in Sud America, USA, Germania ed altri paesi... e al momento siamo impegnati ancora a costruire il nostro villaggio "Eco-Art" e, si spera, in un anno avremo pronti i nuovi studi. La nostra scuola sta crescendo a Gerusalemme, il nostro VIDP si sta sviluppando e allargando: sempre più ballerini si avvicinano e imparano il linguaggio della compagnia "Vertigo". Inoltre, stiamo riallestendo lo spettacolo "Power of Balance": vi invito a seguire le nostre attività sul nostro sito web: www.vertigo.org.il
Michele Olivieri