Lucia Mascino, attrice e donna. Parte da qui l'intervista fattale poco prima di salire sul palcoscenico, dove è alle prese con Smarrimento, di Lucia Calamaro, una produzione Marche Teatro. E Lucia è mille e altre donne, tra le quali il commissario Fusco dei Delitti del BarLume, o Mrs. Emerald, di Favola, con Filippo Timi. E molto altro ancora.
Essere attrice donna nel sistema teatro oggi comporta qualche difficoltà?
Diciamo che in generale è vero che per le donne esiste una difficoltà di ruoli, anche se devo dire che è l'unica difficoltà che mi viene in mente. Storicamente, di ruoli ce ne sono meno, ma non direi che ci sono altre criticità: Poi, è sempre un po' difficile la carriera femminile perché ci sono tante varianti in più, quelle dell'età, del giudizio, però tutto sommato non ne vedo altre. Io, per esempio, mi sono trovata in questi anni a fare anche parti da protagonista, come in Rosalind Franklin.
In Smarrimento, di Lucia Calamaro, monologo che lei sta finendo di portare in tournèe si può dire che l'infelicità del vivere è uno dei temi principali?
In realtà non è uno spettacolo su quello, ma sul cambiamento, sui tanti inizi che uno incontra, su qual è la differenza tra l'inizio di una cosa e la fine, sul fatto che alla partenza c'è una visione di quello che sarà e che siamo abitati continuamente da frammenti di visioni che vengono dal passato. Diciamo che è un cabaret esistenziale, filosofico su inizi e fini di una vita, anche se non è veramente uno spettacolo comico, ma lievemente ironico.
La protagonista è una scrittrice che non riesce, dopo le prime pagine, a finire i suoi romanzi.
Si, e nel reading che le viene chiesto di fare si trova a presentare dei personaggi del suo nuovo lavoro. Attraverso questi e attraverso lei stessa si toccano vari temi della vita, vari ragionamenti. E' più uno smarrimento delle idee che delle persone, essere abitati da tante immagini che ci popolano la mente, che è l'ispirazione ma anche un po' i ricordi. E' difficile dare un tema unico perché è molto frammentato come racconto, ha una scrittura che è forse più poetica che narrativa.
Una sfida nuova per Lucia Mascino attrice?
Si, assolutamente, perché è molto delicata, non è una cosa che si abbraccia solo con forza, è una zona interna da trovare che è molto aperta, accogliente e vibrante però anche ironica. Io interpreto un ritratto, un alter ego della Calamaro, e della sua modalità di creazione che non segue un processo così lineare. Il punto che attraversa il racconto della scrittrice non è lei ma i suoi personaggi. E' un'ode agli inizi allo smarrimento delle idee, al fatto che il processo creativo non è prevedibile e che tutte le nostre vite sono un po' soltanto in parte governabili, e il resto è molto in balìa di qualcosa che ci attraversa che in parte conduciamo in parte no. Penso di poter dare questo racconto, ma magari Lucia Calamaro direbbe altro.
Un esempio di teatro condiviso?
Si' Io lo trovo bello perché non c'è la quarta parete, c'è invece un'apertura verso il pubblico, è un monologo che parla ad altri. L'autrice stessa dice che non può pensare a un monologo dove stai sola e vivi le tue cose senza rivolgerti al pubblico.
Lucia Mascino, attrice completa. Ma ha delle sue preferenze?
Se dovessi pensare di fare solo una disciplina per sempre mi dispiacerebbe, perché per mia natura ho bisogno di sentire che c'è una via d'uscita. La sensazione di partire, di andare in altre città mi piace molto. E' la libertà. Mi piace l'idea di fare questo e anche quello. Ho fatto molto di più il teatro, sono 22 anni e ho saltato solo tre stagioni. Ma teatro, cinema e tv sono tre linguaggi molto diversi. Nel primo la sensazione è immediata, negli altri arriva dopo. Mi incuriosiscono molto cinema e televisione perché sono un territorio a cui sono meno abituata. In teatro ho fatto di tutto, dallo sperimentale al classico, mi manca quello dei grandi nomi classici alla Ronconi e Strehler, che poi erano due sperimentatori eccezionali.
Cosa le piacerebbe fare?
In questo momento ho la sensazione che vorrei approfondire qualcosa che non ho ancora del tutto conosciuto, mi piacerebbe avere un'altra occasione in un film come ho avuto con Francesca Comencini (Amori che non sanno stare al mondo), un ruolo grande in un film d'autore. Adesso uscirà, a gennaio, Odio l'estate, con Aldo Giovanni e Giacomo, in cui ho un personaggio abbastanza importante. Ho delle grandi zone non bazzicate, non frequentate, mi sembra che manchi qualcosa, ecco.
Com'è fare teatro oggi?
Non è facile il mercato teatrale. Mi sembra di poter dire che ci sono delle realtà valide, ecco. E' un ambito difficile per chi vuole fare questo lavoro per sopravvivere, siamo sempre nella marginalità rispetto al grande flusso economico del mondo dello spettacolo. Cinema, lirica hanno tutti altri budget. Ed è meno affascinante anche per la massa, non è un lavoro che si fa per soldi. Se sono manipolazioni? Chissà. E' sempre commovente pensare che chi se lo merita ha l'occasione di poter lavorare e costruire progetti. Però non mi sembra un mondo così manovrato anche perché girano pochi soldi e questo lo tutela. La televisione ad esempio è un mondo dove la meritocrazia è abbastanza al margine, anche se ci sono ottimi prodotti. Io comunque in teatro ho incontrato persone molto in gamba, come Lucia Calamaro, Filippo Dini, Filippo Timi.
Chiudiamo con Mascino spettatrice. Cosa ama guardare?
Tra un film e una serie, tendenzialmente un film. A teatro ci vado e guardo molto la recitazione, e il testo, ma non sono così polemica come spettatrice, mi si conquista facilmente. Mi lascio più convincere dall'approccio, da cosa uno ci mette dentro, dalla sincerità. Il rapporto tra la persona e quello che sta facendo, più che il risultato finale.
Francesco Bettin