venerdì, 08 novembre, 2024
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INTERVISTA a PAOLA QUATTRINI - di D.G.

Paola Quattrini Paola Quattrini

Paola Quattrini (Roma, 9 marzo 1944), ha cominciato come bambina prodigio per diventare poi una prima donna a tuttotondo. Il pubblico l’ha incoronata nel tempo “Regina delle commedie” brillanti e in particolare, delle commedie della ditta “Garinei e Giovannini”, quali Se devi dire una bugia dilla grossa, Taxi a due piazze, A piedi nudi nel parco, Una zingara m’ha detto. Paola Quattrini ha affrontato repertori impegnativi dimostrando la sua ecletticità in pièce di Sartre, Pasolini (Affabulazione con Umberto Orsini e la regia di Luca Ronconi), Tennessee Williams (Un Tram che si chiama desiderio per la regia di Lorenzo Salvetti), Dostoevskij (Le Notti Bianche). Protagonista di sceneggiati e commedie per la televisione quali La vita di Puccini, Lulù di Bertolazzi, Due dozzine di rose scarlatte, I demoni di Dostoevskij, molte di queste recitate in diretta su Rai Due (cosa rara e preziosa). Ha presentato inoltre, per la stessa rete, sei puntate di Ho cominciato così dove Paola ha cantato e ballato dimostrando le sue qualità. Attrice di cinema con i Vanzina in I No Spik Inglish (con Paolo Villaggio) e Le finte bionde. Paola, anche in questo momento così difficile per il Teatro, ha dimostrato di non mollare mai, ma di credere fortemente nel potere terapeutico del teatro, che è la sua vita, la sua casa.

Sei stata definita un enfant prodige. Come sono stati i tuoi esordi? 

Ho iniziato a lavorare da bambina, per caso. Ero la più piccola di quattro figlie. Papà era un idraulico che lavorava, per arrotondare, anche al mattatoio. Ricordo che tornava a casa molto stanco e sporco di sangue e questa cosa mi agitava. È mancato che avevo solo dieci anni e mi sono ritrovata a essere l’unica che lavorava e manteneva la famiglia, cosa di cui sono orgogliosa ma è stato molto difficile. Un lavoro che non ho scelto, ma si è impossessato di me. Io non avrei voluto lavorare, volevo giocare, invece mi venivano a prendere a casa alle cinque del mattino per portarmi sul set. 
Un lavoro che mi ha rubato l’infanzia e i giochi. Solo da una ventina d’anni sono consapevole del fatto che il Teatro è la mia vita. Neanche da ragazza probabilmente ho goduto appieno della bellezza di questo mestiere perché mi mancava qualcosa, qualcosa che mi era stato sottratto: un vuoto che ho dovuto colmare. Per il lavoro ho sacrificato un po’ la famiglia che per me è importantissima, ma il mio lavoro era l’unica via per essere felice e poter regalare gioia anche agli altri.

Quest’anno così difficile ti ha regalato, tuttavia, un importante riconoscimento come migliore attrice per il cortometraggio Fedora al Dubai Indipendent Festival 2021 tra 1500 film provenienti da tutto il mondo e al Festival di Los Angeles. Un’ennesima sfida vinta?

Fedora è la testimonianza della mia grande passione per la ricerca di nuove forme di spettacolo e di comunicazione all’avanguardia. Sono aperta alle nuove sperimentazioni e tendenze. Sono felice e credo che a vincere con Fedora sia stata l’amicizia e, in questo periodo di silenzio, la voglia di dare emozioni. Fedora, girata completamente in verticale (Vertical Movie), soggetto e sceneggiatura di Enrico Andrea Marrari, costumi dello stilista Marco Coretti (che gli è valso il Premio per i migliori costumi al Vertical Movie Festival), è nata quasi per gioco. Andy, Marco ed io siamo legati da tempo e non avremmo mai pensato di ottenere tanto successo...

Hai aperto il “sipario” del Teatro Manzoni in maggio con lo spettacolo Oggi è già domani di Willy Russell nella versione italiana di Jaja Fiastri con la regia dell’indimenticabile Pietro Garinei. Che cosa ha significato per te?
Un segnale importantissimo di ri-nascita, del quale sono felice di aver fatto parte. Uno spettacolo perfetto per la ripartenza dei teatri, Oggi è già domani è ideale per tornare a sognare. Il mio grazie va a Pietro Longhi direttore artistico del Teatro Manzoni e al produttore Pietro Mezzasoma che nonostante le restrizioni, i distanziamenti, la fatica, hanno voluto fortemente dare un segnale di speranza.

Prossimo debutto?

Debutto il 14 e 15 Luglio al teatro all’aperto di Borgio Verezzi, incantevole borgo Ligure, con Slot, una nuova commedia scritta per me da Luca De Bei, con la sua regia. Un vero salto nel buio, un atto di coraggio che è reso possibile grazie allo sforzo della produzione Bis Tremila nella persona di Marioletta Bideri che crede fortemente nella ripartenza del Teatro. Uno spettacolo cucito su misura addosso a me che amo i personaggi, fantasiosi, pazzerelli, pieni di colori che passano dal pianto al riso, coraggiosi che trasmettono tenerezza, allegria e sensualità che può esserci a qualunque età. In scena c’è una madre malata di ludo-patia, piaga molto diffusa anche (e soprattutto) tra le donne. È una commedia che porta in primo piano un problema sociale molto diffuso ma con la dovuta leggerezza.

L’amicizia, abbiamo capito è importante per te. In Slot, hai voluto un’amica, è così?

La mia antagonista è Paola Barale, che ho proprio voluto accanto a me. Potendo scegliere ho voluto un’amica, sincera: una bella donna che in qualche modo mi somiglia. Tra noi c’è una bella intesa e ci aiutiamo, compensandoci…

Paola che rapporto hai con il tempo? 

Nonostante il tempo passi e la fatica e l’impegno siano tanti, io sono sempre entusiasta. Il Teatro equivale a sedute di psicoterapia che credo dovremmo fare tutti. Non dico che vorrei morire in Teatro ma voglio essere io, lucida, fino alla fine. Non vorrei essere affidata a nessuno, conservando se possibile la mia autonomia. Non mi fa piacere invecchiare e vorrei che la morte mi trovasse in piedi. Sfiorire dicono che sia bello ma insomma, io non voglio pensarci.

Qual è la tua forza?

Io vivo di progetti. La cosa che preferisco è guardare avanti; non guardo mai indietro. 
Mi voglio troppo bene e quindi cerco di progettare. Lascio scivolare via ciò che mi fa male 
e i progetti sono essenziali per andare avanti e superare i momenti complicati.

Ultima modifica il Lunedì, 03 Maggio 2021 07:37

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