Intervista a Mariano Dammacco, vincitore del Premio Ubu 2020-21 nella categoria Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica per Spezzato è il cuore della bellezza, in occasione della sua partecipazione al progetto di ricerca drammaturgica Nexus 23-24 | FOOD DATA DIGESTION.
Food Data Digestion (FDD) è un processo di ricerca e produzione che coniuga arte e Intelligenza Artificiale (IA), in un’ottica ecosistemica in cui ciascuno degli elementi coinvolti educa l’altro e ne viene al tempo stesso educato. Tutto il progetto è a cura di Sineglossa, un’organizzazione culturale che applica i processi dell’arte contemporanea alle sfide del nostro tempo.
Il 17 giugno presso il Circolo dei Lettori di Torino c’è stato il momento di presentazione al pubblico di Nexus 23-24, un progetto di ricerca drammaturgica in dialogo con l’intelligenza artificiale. Ci può spiegare di cosa tratta il progetto, come si è svolta la restituzione pubblica e quali sono i successivi step?
L’appuntamento del 17 giugno è stato un momento di apertura al pubblico di un laboratorio teatrale, per attrici e attori, che si è svolto nei quattro giorni precedenti. Il laboratorio, intitolato come mia abitudine Il corpo delle parole, era una delle masterclass volute da Davide Barbato all’interno del suo Play with food, insomma un momento di formazione.
Chi è stato presente ha potuto guardare, per una cinquantina di minuti, sette attrici e due attori al lavoro mentre si si cimentavano nel mettere in pratica le proposte di metodo e poetiche offerte loro dal sottoscritto. In questi laboratori, per fare lavorare gli attori porto sempre con me qualche pagina di testo che attivi la loro immaginazione e offra una direzione e un senso alla loro ricerca. La particolarità di questo Corpo delle parole è consistita nell’avere portato nel laboratorio alcuni appunti della ricerca fatta nell’ambito de progetto Nexus 23-24 e quindi anche testi prodotti dall’intelligenza artificiale. In particolare i testi che ho condiviso con gli attori sono dialoghi tra il sottoscritto e Chatgpt3, alcuni così come sono nati e altri lievemente ritoccati da me, qualche mio scritto nato cercando di abbozzare una prima ipotesi di drammaturgia, e inoltre, chi c’era il 17 giugno ha ascoltato anche qualche brano creato in improvvisazione dai partecipanti al laboratorio.
In questo modo l’apertura del laboratorio teatrale al pubblico è coincisa con la presentazione del progetto Nexus 23-24, un percorso di ricerca intorno alle possibilità di coinvolgimento di una intelligenza artificiale in un lavoro di composizione drammaturgica.
Grazie al progetto Nexus 23-24, insieme a un gruppo di sei giovani drammaturghi che ho invitato ad accompagnarmi nel percorso, ho avuto, presso la Libera Università di Bolzano, e grazie all’incontro con la professoressa Antonella De Angeli, i ricercatori Michele Cremaschi e Paolo Grigis oltre allo stesso Federico Bomba, autore delle progettualità di Sineglossa e quindi di tutto il Food Data Digestion, un momento di studio e di incontro con alcuni programmi di scrittura di intelligenza artificiale che presentano diversi gradi di complessità, alcuni progettati appositamente per scrivere e altri no.
Dopo le tre giornate di Bolzano ho scelto Chatgpt3 perché, visto che in corso d’opera non mi è parso che questi programmi potessero davvero comporre drammaturgia, o forse io non ero in grado di farlo con loro, ho scelto di parlare un po' con l’avanguardia della AI, quella che è già tra noi, nei computer e nelle giornate nostre e dei nostri figli, nei nostri giornali, insomma una sorta di intervista con il divo, o il mostro, del momento.
Ho scelto di non farmi aiutare a scrivere ma di coinvolgere l’intelligenza artificiale in una composizione drammaturgica, con la sua visione del mondo, ammesso che esista, che è, come mi hanno spiegato, quella di ingegneri maschi, bianchi al lavoro per delle multinazionali. Sono comunque arrivato a testi scritti in parte dall’AI, ma quasi facendola parlare a titolo personale, non facendole fare il lavoro del drammaturgo. È stato interessante e fertile, per me: questa esperienza mi ha suggerito molti temi e molte domande su noi umani piuttosto che sull’intelligenza artificiale; domande intorno al nostro rapporto con la tecnologia, come è facile immaginare, ma anche domande sul nostro rapporto con il corpo, con i nostri tabù. E, ancora, mi ha suggerito possibilità di linguaggio.
Laboratorio Mariano Dammacco per CANTIERI 2022. Foto Alain Battiloro
Cosa lo ha portato ad avvicinarsi alle relazioni tra intelligenza artificiale e arte (in questo caso la drammaturgia)? E quali sono queste possibili relazioni?
La curiosità. Un anno fa ero a Torino, sempre per Play with food, e sempre per condurre un laboratorio, in quel caso sul mestiere del drammaturgo, e ho conosciuto Bomba e la ricerca sua e di Sineglossa intorno all’intelligenza artificiale. Mi ha subito incuriosito, mi è parsa subito un'occasione di esperienza, studio e probabilmente utile ad attivare un processo creativo.
Rispetto alle possibili relazioni tra intelligenza artificiale e drammaturgia posso dire che, ad oggi e secondo la mia percezione, non siamo nella possibilità di immaginare un gesto creativo da parte di certi sistemi, forse può apparire, a prima vista, ma credo non si tratti di un gesto artistico o creativo quanto piuttosto di un “gesto statistico”. L’AI ci risponde la cosa più probabile secondo le informazioni che ha a disposizione.
Credo che un gesto artistico sia un’esperienza umana, individuale o collettiva, in grado di cambiare la persona che la vive, una sorta di esperienza spirituale, un esercizio di lavoro sul sé e di interrogazione e comprensione della realtà, della vita, del suo senso. L’artista dovrebbe scoprire cose che non sa prima di mettersi in cammino per la creazione. Nel caso della drammaturgia questa esperienza prepara poi l’esperienza analoga degli attori e, ancora, l’esperienza degli spettatori.
Il testo creato nel corso dell’esperienza di Nexus 23-24 è il primo testo teatrale italiano scritto da artisti e intelligenze artificiali? Quali sono stati i risultati che più vi hanno stupito e che non vi aspettavate?
Questa formula a cui fa riferimento è forse il lancio del progetto quando è nato, ma credo che siano già stati in scena in Italia, negli scorsi mesi, spettacoli o performance che hanno condiviso la componente autorale con una intelligenza artificiale, quindi direi che non arriveremo per primi sulla Luna. E poi, come dicevo, personalmente non ci voglio neanche andare, sulla Luna, ma voglio immaginare il viaggio. Non mi ha stupito divertirmi nel tempo in cui ho lavorato alla tastiera a chattare con l’AI, mentre non mi aspettavo che fosse così netta la linea di confine tra quello di cui il sistema può parlare e quello di cui non può parlare.
Perché pensa che siamo così affascinati dall’intelligenza artificiale?
Forse perché da quando Dio è morto, al tavolo dell’umanità è rimasta libera la sua sedia e cerchiamo qualcuno o qualcosa che possa accomodarsi su quella sedia. Forse perché, per dirla con Byung-chul Han, preferiamo relazionarci a ciò che è levigato come il monitor di un computer e abbiamo iniziato a soffrire, di contro, la relazione con l’altro, l’altro reale, non virtuale, per le sue asperità. O forse si tratta solo una moda creata dal Mercato che cerca spazio per un nuovo prodotto o un intero filone di nuovi prodotti. E sappiamo quanto sia in grado di sedurci il melodioso canto del Mercato. Infine, perché è una novità della nostra vita già oggi, e resterà nella nostra vita: passerà la moda, l’eccitazione per la novità lascerà spazio all’abitudine e alla dipendenza, e resterà un ulteriore spostamento di come viviamo, non so se un’evoluzione o un’involuzione, ma un cambiamento sì. Il cosiddetto avvento dell’intelligenza artificiale a me pare un passaggio importante, incrociamo le dita e teniamolo d’occhio.
Quali saranno i suoi prossimi impegni?
Questa estate, insieme alla mia abituale compagna di lavoro, l’attrice Serena Balivo, saremo in scena nei festival teatrali con i nostri Spezzato è il cuore della bellezza, Esilio e La buona educazione. E poi ci sarà il lavoro di preparazione di un nuovo spettacolo che spero possa vedere la luce nel 2024, magari ha già cominciato a nascere a Torino, chissà.
Anna Chiara Onofri