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(LONDRA). "My Brilliant Friend" (L'amica geniale). Elena Ferrante in scena al National Theatre con le sue quattro Storie napoletane. -di Beatrice Tavecchio

Niamh Cusack, Al Nedjari in "My Brilliant Friend" Part 2. Foto Marc Brenner Niamh Cusack, Al Nedjari in "My Brilliant Friend" Part 2. Foto Marc Brenner

My Brilliant Friend (L'amica geniale). Elena Ferrante in scena al National Theatre con le sue quattro Storie napoletane
di Beatrice Tavecchio

My Brilliant Friend, Parts One and Two,
basato sulle Neapolitan Novels di Elena Ferrante, adattate da April De Angelis.
Regia di Melly Still, coreografie di Sarah Dowling.
Con Catherine McCormak (Lila Cerullo), Niamh Cusack (Lenù Greco), Al Nedjari (Donato Sarratore), Jonah Russell (Stefano Caracci), Ira Mandela Siobhan (Marcello Solara), Ben Turner (Nino Sarratore). National Theatre, dal 26 novembre 2019 al 22 febbraio 2020.

Il Rose Theatre di Kingston upon Thames, quartiere nel sud-ovest di Londra, ha superato i teatri italiani nel tempismo per una riduzione drammaturgica di tutti e quattro i volumi di Elena Ferrante : L'amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta, Storia della bambina perduta. My Brilliant Friend, prodotto e rappresentato al Rose Theatre con successo nel 2017, ha ora il posto d'onore nel cartellone del National Theatre, che lo co-produce con molti attori dello stesso cast.
Perchè questa scelta? L'attenzione del National per il teatro italiano era stata rivolta nei decenni passati ai lavori di Pirandello -Liolà (2013), I giganti della montagna (1993) -, di Eduardo De Filippo -Napoli milionaria (1991), La grande magia (1995)-, di Dario Fo -Morte accidentale di un anarchico (1990)- e di Franca Rame e Dario Fo -Tutta casa, letto e chiesa. Nel 2018 Sam Mendes (America Beauty) ha allestito per il National Theatre The Lehman Trilogy di Stefano Massini, che dopo un trasferimento a New York è ritornata nel 2019 al Piccadilly Theatre West End di Londra, ed aprirà a Broadway, Nederlander Theatre, New York dal marzo 2020.
Ora la scelta del National di rappresentare le Storie napoletane della Ferrante risponde alla richiesta di far sentire le istanze e i desideri femminili. Infatti insieme alla rivoluzione in corso nel teatro britannico per l'eliminazione delle barriere di colore, di genere e di etnicità nell'assegnazione delle parti agli attori, è sentita impellente la necessità di dar voce alle donne attraverso scritture di donne. Il teatro britannico annovera Sarah Kane (Blasted, Cleansed, 4.48 Psychosis) e Caryl Churchill (Top Girls, Serious Money, Escaped Alone), tra le più note drammaturghe e ce ne sono altre emergenti come debby tucker green (Ear for Eye), Ella Hickson (The Writer), Lola Arias (Minefields), Natalya Vorozhbit (Bad Roads), Katherine Soper (Wish List), Ella Hickson (Oil), ma ancora troppo poche. Elena Ferrante colma questo bisogno.
Ma veniamo allo spettacolo. Il taglio registico della regista Melly Still dà priorità come nei romanzi al legame di amicizia/gelosa competizione delle due protagoniste, Lila e Lenù per poi focalizzare attentamente sui temi femministi ritratti dalla Ferrante. Emergono il contrasto donna asservita e maschio dominante nel matrimonio tra Lila e Stefano; la difficoltà nel portare avanti una carriera, quando quella maschile è prioritaria e quella femminile è risucchiata dai figli, nella vita famigliare di Lenù e Pietro; illumina il piacere e lo 'schifo' delle relazioni sessuali dal punto di vista delle donne; la gioia dell'amore e il ribrezzo demoralizzante dell'essere traditi; la preziosità dell'amicizia e le spinte egoistiche verso la propria realizzazione.
Però manca nello spettacolo una chiara e persuasiva resa dello sfondo sociale del Rione napoletano. La piramide del potere dalla Camorra, agli usurai, ai bottegai, alla 'plebe', superbamente esposti dalla Ferrante ne L'amica geniale sono in My Brilliant Friend dipinti con immagini e personaggi forti, foschi, ma privi dei particolari che li renderebbero più comprensibili. Lo stesso accade per lo sfondo politico delle lotte studentesche e per il conflitto professori/studenti in seno alle università che accennate a grandi pennellate nell'originale, qui non risultano quasi. Confusa è inoltre la rappresentazione delle lotte all'interno delle fabbrica di salsicce dove lavora Lila, della contrapposizione studenti-operai e delle successive lotte tra fascisti e Sinistra così sapientemente ritratti nella Storia di chi fugge e di chi resta.
Ma come Melly Still ha reso sulla scena la saga che la Ferrante racconta in circa mille seicento pagine, in due spettacoli, Parts One and Two, di due ore e quarantacinque minuti ciascuna, incluso intervallo?
La difficoltà maggiore, quella della coesione di un argomento così ampio, è con perizia superata con l'inserimento di rimandi, come la Ferrante stessa ha fatto, ma che sono nello spettacolo ancor più numerosi e stringano le quattro storie assieme. La regista mette il ritrovamento delle due bambole, in Ferrante alla fine della saga, come apertura della Part One e ripresenta l'immagine di Lenù con le due bambole varie volte nei due Parti. Ricorre anche la scena della morte violenta di Don Achille, buttato nella botola del palcoscenico dove erano già finite la bambole, così come a intervalli regolari appare l'usuraia moglie di Don Achille, fiancheggiata dai camorristi Solara, splendidamente ritratta nel suo disprezzo ed arroganza sia dalle fattezze che dall'incedere. L'andamento del lavoro a flussi e reflussi è accresciuto a tratti dall'avanzamento di un evento del racconto, rappresentato in una scena, che poi rimbalza al punto dove la storia prima era stata spezzata. Anche questo è un meccanismo usato dalla Ferrante per esempio all'inizio de L'amica geniale, ma che qui è utilizzato varie volte per evitare la monotonia e aumentare l'aspettativa del pubblico. Ma la struttura più creativa da parte della regista è la visualizzazione in scene dei reconditi desideri dei personaggi e la ricomposizione della realtà subito dopo. La rabbia e l'umiliazione di Lila esplodono nella scena del matrimonio quando scopre che Stefano che ha appena sposato, ha dato le scarpe, che lei ha ideato e cucito, al camorrista Solara. Nel suo abito nuziale stacca di forza, contorcendolo, l'avambraccio del marito, mentre Lenù toglie con le unghie gli occhi a Marcello Solara. Braccio staccato, occhi divelti, vestito bianco imbrattato di sangue, mani e visi insanguinati sono in bella vista sul palco. Pausa e poi la musica e la risata degli invitati allo sposalizio ritorna, i corpi si rialzano e si ricompongono ancora sanguinolenti nella scena che chiude il primo atto di Part One.
Le scene sessuali sono messe in scena esplicitamente ma senza esagerazioni, senza improprie e artificiose marcature, nella loro naturalezza, sia quando ritraggono il piacere che quando sono dipinte nella loro violenza.
La scenografia è spoglia: nella buca enorme del palco dell'Olivier solo quattro scale, due a un piano, le altre alte il doppio, che combinate possono dare l'impressione di case, del tunnel della ferrovia, di un pontile a Ischia, della fabbrica di salsicce. Soprattutto offrono agli attori lo scopo si salirle e scenderle, dando movimento alla scena. Logicamente l'intento è di riversare tutta l'attenzione del pubblico sugli attori stessi e sul loro ruolo. Tra le interpretazioni spicca quella ineccepibile di Catherine McCormack per Lila in Part One. Anche fisicamente, elegantemente snella, incarna l'ideale Lila del romanzo. I tratti facciali, il portamento, la voce sferzante richiamano il personaggio del libro. Comanda la scena imponendo con forza la personalità del personaggio. Non ci possono essere dubbi. Lila deve essere così. A suo confronto in questa Part One la Lenù di Niamh Cusack sembra incerta del suo personaggio, ma a poco a poco, specie dalla scena in cui è 'sverginizzata', lei consenziente, e poi sempre più nella sua storia d'amore con Nino e nella presa di coscienza del suo valore di scrittrice, nella Part Two diventa il personaggio prevalente. Così che il personaggio di Lenù, l'amica geniale del titolo, così insicuro, pieno di dubbi sulle proprie capacità, geloso, a volte egoista e terribilmente introspettivo, si trova a poco a poco ben calzato dalla interpretazione della Cusack, nonostante la difficoltà posta dalla complessa personalità della Lenù di Elena Ferrante.
Gli altri personaggi del rione, velocemente e sommariamente caratterizzati, hanno funzione di coro, mentre Stefano, Pietro, Nino e i Solara sono più scolpiti e aderenti agli originali. Diversamente la madre di Lenù è riconoscibile come popolana anglosassone, e non italiana. Uno stridente accorgimento registico quello di inserire un elemento sociale più decifrabile per il pubblico britannico.
I movimenti coreografici dei ventiquattro attori suppliscono all'essenzialità della scheletrica scena e l'accendono di grida, di musiche: 'Lazzarella', rock and roll, Rita Pavone, e di danze. Bello l'uso di marionette e marionettisti di Toby Olié (War Horse, Pinocchio) a simulare Lila gettata dalla finestra dal padre, attraverso il suo grambiulone portato dai marionettisti dalla finestra a terra, da dove Lila attrice si rialza; o i pupazzi animati di Tina e Imma, le figlie di Lila e Linù; così come animate erano state le simboliche bambole. Non manca nello spettacolo l'elemento comico, rappresentato dai figli di Lenù che, impersonati da attori maturi, sono vestiti e si atteggiano a infanti.
La bontà dei costumi varia: grembiuloni per le protagoniste o vestiti 'italiani' di varia bontà, mentre i costumi da bagno e prendisole anni Cinquanta sono favolosi.
Nel complesso lo spettacolo, pur con un ritmo troppo veloce a discapito della chiarezza nel primo atto di Part One, a poco a poco, si rafforza, per essere nella Part Two, decisamente brillante.

Ultima modifica il Lunedì, 02 Dicembre 2019 11:37

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