Per Parma Reggio Festival a Teatro Due, la firma di Maguy Marin per David Mambouch
Cambiare identità con “Singspiele”, tanti volti da indossare
Interessante la mostra dai materiali d’archivio della grande coreografa
Ogni volta sembra rimanere, nel cambio, un po’ della figura precedente nello scorrere un personaggio nell’altro, il volto che muta ancora nell’abito precedente, il gesto sospeso: il titolo, “Singspiele”, potrebbe forse far pensare a una sorta di recitazione comica, magari con parti cantate, ma questo spettacolo, visto a Teatro Due di Parma, inserito nei molti appuntamenti dedicati a Maguy Marin per Parma Reggio Festival, appartiene piuttosto a quel movimento di non-danza che, dopo una vasta diffusione sembra ormai (fortunatamente? ma sì!, lo si può dire) in fase decisamente calante. Ma questa creazione, con David Mambouch in scena, è del 2014, ancora nel tempo dell’esperienza di sottrazione, no salti o piroette, neppure ampi movimenti: solo pochi gesti, e scarni, il danzatore/ attore (ma vale anche al femminile) presenza esposta, spesso solo con ridotta biancheria intima.
SINGSPIELE. Foto B. Lebreton
E Mambouch è inizialmente solo in mutande, indossando già una prima maschera, un rettangolo posto davanti al volto da cui via via strappare un’immagine dietro l’altra come un tempo da quei vecchi calendari, un giorno alla volta. La scenografia, a firma di Benjamin Lebreton, si compone di una parete bianca con tre “stazioni” di attaccapanni con diversi abiti appesi, stretta la pedana davanti in cui si muoverà il protagonista che, assai lentamente, tornando a tratti anche indietro lungo il percorso, “indosserà” diverse identità, maschili, femminili e non solo, di ogni età e varie etnie. E’ vero, una delle essenze principali della danza è il gesto. Ma Maguy Marin sa, con i corpi in scena in magici movimenti e ritmi, creare capolavori dove ogni elemento viene esaltato dall’insieme, ogni gesto carico di sensi. In “Singspiele”, creato per il figlio, David Mambouch, prevale la relazione costume/ maschera: basta poi un mutamento di postura, un movimento particolare delle braccia, perché sembri quasi un “carattere”. Con effetti buffi? Forse, a tratti, ma l’estrema lentezza dell’insieme soffoca il riso. Fortunatamente a sconfiggere il rischio stereotipo volto/ costume/ postura - il giovane sicuro di sé come la donna sensuale - c’è quel passaggio di mezzo, la maschera ancora da sfogliare o l’indumento da cambiare. Un esempio? Stanlio in tailleur carta da zucchero, poi gentile signora. Teatro danza? Forse solo teatro: interessanti esercizi di stile alla Queneau? Ma non è mancata una bella gratificazione di applausi a David Mambouch.
Mostra Maguy Marin. Foto Andrea Morgillo
Nel sotterraneo di Teatro Due, in una bella atmosfera raccolta, lunghe le bacheche ben illuminate, è stato possibile osservare parte del materiale di lavoro di Maguy Marin, assaggi d’archivio, scelti in particolare appunti, studi preliminari, stimolanti non solo alcuni assaggi di pensiero ma anche i tentativi di trascrizione grafica dei movimenti. <Maguy Marin. Le travail à l’éprueve>, a cura di Paul Pedebidau, svela un’intensa, coraggiosa tenacia nell’avvicinare preziosi coaguli di pensiero, emozioni e rigorosa ricerca formale. Come meta la bellezza, mai solamente formale, virtuosistica. Così Maguy Marin: si può, si deve danzare, ma sapendo dei mali del mondo, rendendoli visibili, struggenti, come nel suo intramontabile capolavoro, “May B”, B come Beckett.
Valeria Ottolenghi
Maguy Marin / David Mambouch
“Singspiele”
Ideazione: Maguy Marin
Interprete: David Mambouch
Scenografia: Benjamin Lebreton
Direzione di scena: Rodolphe Martin
Luci: Alex Bénéteaud
Creazione sonora: David Mambouch
Assistenza alla realizzazione dei costumi: Nelly Geyres
Produzione extrapole
Coproduzione: extrapole; Daejeon arts center; marseille objectif DansE; Compagnie Maguy Marin;
Ad Hoc; Théâtre Garonne; Latitudes prod
un ringraziamento a Mix’ art Myrys e L’Usine / Toulouse
A Teatro Due di Parma per Reggio Parma Festival
Visto il 14 novembre 2023