venerdì, 18 ottobre, 2024
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KILOWATT FESTIVAL 2024 . -di Valeria Ottolenghi. (1 di 3)

Fabio Pisano – Michele Segreto
“De/frammentazione di dramma assoluto”
con incursioni a latere di Io Epico.
drammaturgia: Fabio Pisano
regia: Michele Segreto
con: Francesca Borriero, Michele Magni, Roberto Marinelli, Irene Latronico
produzione servomutoTeatro, Liberaimago
con il sostegno di Amat – Associazione Marchigiana Attività Teatrali 
in collaborazione con Ram – Residenze Artistiche Marchigiane
progetto promosso da MiC e Regione Marche, con il supporto del progetto di residenza artistica Teatro Le Forche – Futuro Prossimo Venturo 2024 e con il sostegno di IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia / Circuito Claps
prima assoluta
Visto domenica 14 luglio 2024 a Sansepolcro nell’ambito di Kilowatt Festival

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“Miserella”
parole di: Caterina Bartoletti, Nicola Bonazzi, Micaela Casalboni, Giulia Franzaresi, Ida Strizzi
con: Caterina Bartoletti, Micaela Casalboni, Giulia Franzaresi, Ida Strizzi
regia: Micaela Casalboni
collaborazione alla regia: Andrea Paolucci
scenografia: Nicola Bruschi
costumi: Sabrina Beretta
musiche originali: Davide Sebartoli
luci: William Sheldon
cura del gesto coreografico: Daniele Ninarello
assistente scenografa: Carmela Delle Curti
assistente alla regia: Laura Gnudi
responsabile di produzione: Francesca D’Ippolito
prima assoluta
produzione: Teatro dell’Argine
Visto sabato 13 luglio 2024 a Sansepolcro nell’ambito di Kilowatt Festival
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Wunderbaum / Marleen Scholten
“Il disperato”
una tragedia moderna senza via d’uscita
concept, drammaturgia, interpretazione, regia: Marleen Scholten
e con: Alessandro Riceci, Ludovica Callerio, Elisabetta Bruni
scene e luci: Maarten van Otterdijk
dramaturg: Dafne Niglio
tecnico: Enrico Mirante
grazie a Romaeuropa, Zona K, Theater Rotterdam, Paolo Aniello, Paolo Mastromo, Tiziana Colla
un ringraziamento speciale a Paolo Giulini (criminologo clinico), Roberto Bezzi (responsabile area educativa seconda casa di reclusione Milano) con il supporto di IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia e Residenza Spazio Nobelperlapace / Arti e Spettacolo L’Aquila
Visto domenica 14 luglio a Sansepolcro nell’ambito di Kilowatt Festival

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Drammaturgie a Sansepolcro/ Kilowatt: tre diversi spettacoli che sanno coinvolgere
Si frantuma il dramma, si combatte l’invecchiamento, si riconosce la disperazione
Opere di Pisano/ Segreto, Teatro dell’Argine e il collettivo Wunderbaum

Non ci sono confini per le forme di scrittura teatrale e/ o di realizzazione scenica. Tra spettacoli di danza e azioni performative di diverse dimensioni, per spazi, tempi, numero d’interpreti, nel sempre eccellente festival Kilowatt a Sansepolcro, il magnifico centro toscano di Piero (della Francesca), XXII edizione, “L’energia della scena contemporanea”, è stato possibile incontrare anche tre spettacoli su cui potersi soffermare per evidenziare alcune differenze drammaturgiche   e relativi stili di messa in scena. Non per confronti di valore naturalmente, ma riconoscendo quanto scrivono, nel presentare il festival, 2024, gli eccellenti direttori artistici di Kilowatt, Lucia Franchi e Luca Ricci: “Siamo estensioni verso ciò che è altro da noi, nonostante questo tempo di esasperato bisogno di definirsi, di delimitarsi, di tormentare le parole per costringerle a rappresentare la pluralità” 

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sipario kilowatt de frammentazione
“De/frammentazione di dramma assoluto”, regia Michele Segreto

In “De/frammentazione di dramma assoluto, con incursioni a latere di Io Epico”, drammaturgia di  Fabio Pisano, regia di Michele Segreto (di cui si erano perse le tracce dopo il magnifico “PhoebusKartell”) non solo si perde il senso del tempo nell’alternanza di un prima e di un dopo un certo qualcosa (per esempio il “per sempre” matrimoniale) ed è presente la Didascalista, ma tutto si svolge seduti a un tavolo, molto ridotte le azioni sceniche, lo straniamento accentuato anche in particolari eventi (il parto!), evocando il modello Civica: grande fiducia al dialogo, qui con continui scarti tra commedia satirica e dramma, divertimento giallistico  e assurde sconnessioni. Ma si segue volentieri, notevole la tensione d’ascolto. A creare ulteriore distacco - esclusa naturalmente ogni dimensione psicologica - i personaggi principali sono 0  e 1. E c’è Moglie (di 1, che però avrà un rapporto sessuale anche con 0). E ci sarà un assassinio: impossibile la gelosia in figure così bidimensionali: si deve allora credere che 1 sia un killer professionista?  Si frammenta, come indica il titolo, il “dramma assoluto”, che del resto era entrato in crisi da tempo, insieme al concetto stesso di tradizione. La dialettica è con “ricerca” e “contemporaneità”. E’ lo stesso Szondi a ricordare che la drammaturgia del presente non ha (ancora?) un ultimo atto. Così qui tra 1 e 0 l’aspetto comico - lui è sterile: non potrebbe lei avere comunque un figlio attraverso il contributo attivo dell’amico di lui? - trova, tra gli interventi della Didascalista che evidenzia anche i silenzi, i motivi del dramma (sempre seduti frontalmente al pubblico) quando si scopre che il bambino è nato con una grave malformazione.

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sipario kilowatt miserella
"Miserella", regia Micaela Casalboni

Il Teatro dell’Argine è tra i più apprezzati e amati, sempre nel tempo: si è scritto con entusiasmo di spettacoli per ragazzi, di ricerca, ma anche di quelle magiche imprese che coinvolgono centinaia di protagonisti, feste collettive di molti esiti intrecciati con allegria e consapevolezza. Ogni volta negli spettacoli della compagnia si colgono i segni dell’eccezionalità: qualcosa che nessun altro avrebbe saputo/ potuto realizzare. Forse non così in <Miserella> dove eccellenti sono sì le interpreti che si muovono affiatate sulla scena, sempre con brio, una sorta di divertita, veloce coreografia d’interno intelligente, spiritosa, ma i cui contenuti non sono alla stessa altezza, non a caso frutto di indagini - sulle metamorfosi del corpo femminile, l’invecchiamento - durate un intero anno tra la casa base, l’ITC Teatro a San Lazzaro di Savena, e diversi centri di residenza: “abbiamo incontrato e ascoltato, attraverso pratiche teatrali e di scrittura e interviste, decine e decine di persone che hanno condiviso con noi memorie e riflessioni, paure e gioie, limiti e libertà ritrovate di una vita”. Frutto di tanti confronti e libri letti, disagi e battaglie contro gli anni che passano, un esito forse inevitabilmente “sociologico”, dalle considerazioni e conclusioni prive del tutto di sorprese: “c’è chi la sua vita vera e libera ha cominciato a viverla dopo i sessanta anni - scrive la regista - c’è chi rimpiange i venti anni per l’energia, ma non per l’immaturità, c’è chi ha scoperto tante cose legate al corpo (il sesso, le amicizie, il teatro) solo in età avanzata…”. Già: si fa quel che si può. Proprio su questi temi aveva costruito notevoli occasioni di comicità “La TV delle ragazze”. La scansione dello spettacolo è in capitoli con domande rese esplicite da ampie scritte, al termine la scena invasa da molti vasi di fiori. Non ci sono risposte certe, né individuali, né collettive. Scoprendo che Miserella è il nome popolare di una pianta detta anche “fior di stecco” perché “su un gambo apparentemente secco, morto, ospita una miriade di fiori”.

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sipario kilovatt disperato
"Il disperato", concept, drammaturgia, interpretazione, regia Marleen Scholten

Al centro della scena una tavola apparecchiata, il pubblico disposto intorno ai quattro lati. In “Il disperato - una tragedia moderna senza via d’uscita” s’intrecciano estremo naturalismo e squarci d’altro, di difficile definizione, cadute improvvise, canti intonati insieme, quasi a ricordare che oltre la quotidianità nello spazio ristretto di un appartamento, tre generazioni diverse a cena, affetti e  conflitti, c’è qualcosa di diverso che può essere comune, condivisibile, o, all’opposto, che nasce dal profondo della singola persona. Davanti a ciascuno un piatto di risotto. E’ anoressica la figlia/ nipote? Non fa che girare la forchetta, beve spesso, ma scarsi o nulli i bocconi. Il racconto di un sogno. L’invito a fare un gioco: si prende un foglio a turno e gli altri devono indovinare cosa si sta rappresentando. E’ sempre il padre a chiedere di giocare, quasi avesse l’urgenza della condivisione che avverte lontana. Lui è senza lavoro. C’è freddo - ma è difficile riuscire a pagare il riscaldamento. Ogni tanto - e contemporaneamente - i quattro protagonisti si girano per guardarsi intorno: loro lì sono soli in quello spazio sofferto ma c’è un altro mondo fuori. Da invidiare? Da riconoscere come simile? Si avverte il fastidio di essere osservati/ giudicati da sguardi esterni?  Il pianto dell’uomo. Tensioni e tenerezze. Il bisogno di stare soli: quasi è meglio sotto il tavolo? E’ anche così che si accumula aggressività? Il rito del pasto come tempo di irritazioni, fastidi stratificati: la disperazione sembra distribuita, anche se il titolo indica principalmente l’unico maschio in famiglia, il padre, ora disoccupato. In che modo si traduce la distruzione di un ruolo, la fragilità, l’insicurezza a cui si è impreparati? Verità diffuse di questi tempi. Con aperture oniriche commoventi, specie nei canti, quasi un sogno di unità che invece va franando. 

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Frantumazioni del testo in bilico tra Brecht e vaudeville; capitoli al femminile per il tempo che scorre; lo sconforto che tende a tradursi in violenza:  “la molteplicità porta alla contraddizione - scrivono ancora Lucia & Luca per Kilowatt - che è la capacità di accogliere punti di vista diversi”, citando Walt Whitman: “sono enorme, contengo moltitudini”.

Ultima modifica il Martedì, 06 Agosto 2024 09:02

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