Ad Arte: e se l'utopia fosse un buon affare?
Vale la pena, a due settimane dal suo svolgimento, di fare il punto sull'anomalo Festival Ad Arte di Calcata, giunto quest'anno alla sua quinta edizione. Vale la pena perché è una delle manifestazioni più ricche di talenti e più innovative del panorama nazionale. Vale la pena perché è stata ideata ed è gestita da due professionisti dello spettacolo, Marina Biondi ed Igor Mattei, senza sponsor politici e senza velleità di salotto con conseguente scambio. Vale la pena, infine, perché ogni anno Marina ed Igor rischiano di persona e di tasca, con scarsissimi (talora inesistenti) aiuti istituzionali.
La manifestazione – quest'anno intitolata all'Utopia - è una kermesse di tre giorni, durante i quali, nelle piazzette e nei vicoli del borgo medievale di Calcata, si sono susseguiti spettacoli teatrali, musicali, proiezioni di film e di cortometraggi, improvvisazioni ed eventi a sorpresa. Il cinema – curato con gran competenza da Giulia Rosa D'Amico - era articolato in due sezioni con premi assegnati dagli spettatori: una rassegna di cortometraggi e una selezione di film meritevoli di attenzione e che le logiche distributive hanno penalizzato (Brutti e cattivi di Cosimo Gomez, Youtopia di Berardo Caponi, Varichina – La vera storia della finta vita di Lorenzo De Santis di Mariangela Barbanente, Oh mio Dio! di Giorgio Amato, Senza distanza di Andrea Di Iorio, Dopo la guerra di Annarita Zambrano e Due piccoli italiani di Paolo Sassanelli – questi ultimi due i vincitori).
Gli spazi musicali erano un costante rincorrersi di performance di diversissima natura: si andava dal folklore (Sant'Antonie lo nimice de lo dimonie di Davide Marzattinocci, i burattini con musica de 'E guarretelle, i TerramMare Sound e la musica popolare argentina, rielaborata da Gisela Oliverio) ad un concerto di musica simbolista francese.
Ma è soprattutto nel teatro che Ad Arte ha il suo fulcro principale con decine di artisti che si sono esibiti negli spazi del piccolo borgo; ricordiamo, sperando di non far torto a tutti gli altri, Laura Lattuada nel suo adattamento di Di nuovo Lunedì di Susanna Tamaro, Elena Croce ed Elisabetta Furini in Emma B. vedova Giocasta di Alberto Savinio per la regia di Alessio Pizzech, Stefano Gragnano nel suo Dimmi bel giovane, Fabula vera da storia vera, nata nell'ambito del progetto di teatro nel carcere di Maiano di Giorgio Flamini con Roberto Di Sibbio, detenuto-attore, Graziano Piazza e Viola Graziosi nel loro All'ombra di Ulisse, Astra Lanz che ha letto Camille Claudel, Lina Bernardi con La favola del figlio scambiato di Pirandello e, dopo vent'anni, il ritorno al pubblico di Agnese Ricchi, che con Cristina Golotta ha ripreso l'adattamento dei Dialoghi con Leucò di Pavese che Aldo Trionfo aveva creato per loro ai tempi dell'Accademia e poi gli eventi: la lettura teatralizzata dei tarocchi di Alessandra Caputo e Francesca Nascè, Mita Medici con il suo quasi-happening Io sono un figlia dei fiori – Tutto può accadere, la "iena" Dino Giarrusso alla ricerca del Gol perfetto, Antonio Manzini (in questo momento certamente il miglior giallista italiano ma anche ottimo attore e regista) che ha recitato il suo inedito Lo gran diluvio e, come performance finale, Giulietto Chiesa che ha raccontato il suo rapporto con l'utopia..
A proposito di Utopia, riusciamo a scambiare due rapide impressioni con Igor e Marina (lui è impegnato con le riprese del film Il mio regno di Andrès Maldonado, lei è in pieno periodo di prove per Il cappello a tre punte con la compagnia di Sebastiano Lo Monaco, di prossimo debutto). Lui, citando Eduardo Hughes Galeano, dice: "L'utopia è come l'orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L'orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l'utopia? A questo serve: per continuare a camminare. ... e Calcata in questi cinque anni ne ha fatto di cammino. Edizione dopo edizione abbiamo continuato a tenere la linea di proporre, in una cornice irripetibile, il cinema, la musica, il teatro che un panorama immeritocratico come quello italiano relega in nicchie di quasi invisibilità; abbiamo avuto pochissimi sostegni ufficiali ma l'aiuto e l'incoraggiamento di amici, artisti ed intellettuali che hanno reso possibile ogni anno l'avverarsi di un quasi miracolo"
Gli fa eco Marina, ricordando come ad ogni edizione – sia pur con sacrifici personali suoi e di Igor – alla fine i conti sono tornati e come quest'anno la sindaca di Calcata Sandra Pandolfi, attenta ed appassionata sostenitrice di Ad Arte, abbia consentito di far pagare per quei tre giorni un piccolo pedaggio di 5 euro (tutti devoluti alla manifestazione), per entrare nel borgo; "Salvo rarissime e facilmente rintuzzate eccezioni, tutti hanno capito e pagato volentieri".
"Ora, dicono entrambi, sarà necessario un diverso atteggiamento istituzionale; noi e i calcatesi continueremo a fare tutto quanto potremo ma Ad Arte è ora una manifestazione pronta a consolidarsi come unica nel suo genere e (aggiunge Igor) più che utile, essenziale, Calcata è uno dei tesori semi-nascosti del nostro Paese; ci sono tutte le premesse perché le istituzioni lo sostengano adeguatamente, facendo da volano non solo ad un evento culturale ma anche ad una sana operazione di rilancio della zona".
D'altronde, oltre allo splendido caleidoscopio di spettacoli e proiezioni, una manifestazione che possa contare come volontario ed entusiasta fotografo ufficiale il principe Stefano Massimo, figlio – goccia d'acqua di Dawn Addams, l'ultima partner di Charlie Chaplin in Un re a New York è unica al mondo.
Antonio Ferraro