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44° CANTIERE INTERNAZIONALE D'ARTE MONTEPULCIANO 2019, "Notte Trasfigurata" e "Concerto di Chiusura". -di Marco Ranaldi

Sophiee Vincent Neeb Sophiee Vincent Neeb

Montepulciano 27 luglio 2019
Ore 24.00 Cortile del Palazzo Comunale
Concerto di mezzanotte
Montfort Quartett
Jӧrg Winkler viola
Patrizio Serino violoncello
Francesca Fenati voce recitante
Schönberg/Dehmel Notte Trasfigurata
Montepulciano 28 luglio 2019
Ore 12.00 Tempio di San Biagio
ALESSANDRO NARDI organo

Ore 18.00 Salone di Palazzo Ricci
SOPHIE e VINCENT NEEB duo pianistico
(Vincitori della Borsa di studio Live Music Now 2019 della Fondazione Yehudi Menuhin)
Brahms, Rihm, Mozart, Schubert, Ravel

Montepulciano è oramai un punto di riferimento se si cerca la musica che serva ad essere tale e non solo commercio di virtuosismi o di inutilità. E' da tempo che Roland Boer come direttore artistico, sulla stregua dei suoi predecessori, ha una visione anche degli spazi e degli orari. Pertanto nel fine settimana, dopo il doppio Tancredi e Clorinda l'appuntamento della mezzanotte con la divinità Schoenberg, da cui tutto è partito. Complice la pioggia a dirotto, l'atmosfera da tempo perduto nel tempo stesso, nella cornice della sala Henze della Scuola di Musica si è esibito il Montfort Quartett con l'ausilio di Jӧrg Winkler viola e di Patrizio Serino violoncello. Insieme in sestetto d'archi per celebrare una delle pagine più intense, belle e misteriose del Maestro Schoenberg, da cui tutto ha avuto inizio. Notte trasfigurata poema cameristico tratto da un componimento poetico di Richard Dehmel. L'intensità espressiva, quella tecnica ed emotiva del sestetto ha reso la notte montepulciana, o meglio poliziana, una notte che si transfigura. In un luogo che è quello dove un medio d'età Henze immagina quello che è unico in Italia, la musica trasformata, la musica non spiegata al popolo ma data e realizzata da esso. Così Schoenberg cerca di dare una visione di un tempo che cambia, di una visione che sta al passato come al presente. La composizione si riempie di enorme forza quando a raccontare la fine del mondo è un compositore che forse già sa quale sarà il futuro. E lui da ebreo compositore scrive Notte trasfigurata cercando di essere se stesso oltre se stesso. Si proietta sulla propria dimensione umana e di compositore per essere quello che il proprio non è e invece lo sarà. Pertanto rendere quest'opera a tante dimensioni non è per nulla facile. E invece il sestetto di marca tedesco/italiana riesce alla perfezione a ricondurci a ciò che per Schoenberg forse rappresentava lo stare dietro ed avanti, a se stesso si, ma anche all'idea del comporre, al netto e necessario passaggio da Beethoven al futuro. Quando i linguaggi si equivalgono e sono già ben oltre l'immaginifico comune senso del proprio. Bravissimi interpreti in un concerto fra i memorabili del Cantiere.
Così dalla casa di Henze si passa in un tempio fra i più rappresentativi di un luogo come Montepulciano che è sacro, mistico, mitico, vinifico, umanamente deperibile. Concerto d'organo al Tempio di San Biagio di uno dei più bravi e seri organisti italiani: Alessandro Nardi. Su un positivo di fine '700 discretamente recuperato e messo a nuova vita da poco tempo, Nardi intesse un logico programma che va dal'600 al '900. E' generoso Nardi a proporre tante pagine che fanno parte del repertorio organistico ad iniziare dalle Toccate di Pasquini, ai Ricercare di Cavazzoni alle Sonate di Pescetti. E' una tessitura paziente e competente quella di Nardi che riesce così a rendere una idea di scrittura per tastiera ancora in divenire. Così come è già divenuta quando propone delle Variazioni di Bach e ancora quando propone un Cantabile di Benedetto Marcello (compositore interessantissimo e poco eseguito) e meglio ancora quando ad echeggiare nella chiesa la bellezza protoromantica di Baldassarre Galuppi (anch'egli compositore di rara bellezza e innovazione, da riscoprire o meglio da eseguire). Il percorso di Nardi prevede una Sonata di Fioroni, il Rondò di Gherardeschi fino alle pagine del contemporaneo Denis Bédard. Ecco per imparare a capire cosa può offrire un concerto d'organo, in quella visione didattica ed educativa di Henze, il concerto di Alessandro Nardi rivela ciò che significa essere organista e soprattutto organista fedele alla scrittura polifonica per tastiera. Ben fatto portarlo a Montepulciano in un tempo post funzione liturgica. Così come in un tempo si faceva per rendere la musica raggiungibile.
Il Palazzo Ricci di Montepulciano ha nella sua maestosa struttura una sala da musica che già dai tempi di Henze dava il senso di un qualche cosa in divenire. In questa cornice si sono esibiti i fratelli Sophie e Vincent Neeb. Duo pianistico a quattro mani giovanissimo, già fortemente scafato nel come far comprendere al pubblico la bellezza di essere fratelli che suonano. Impegnativo programma previsto che parte dai Sedici Valzer di Johannes Brahms: pagine di rarefatta bellezza dove il pretesto del valzer serve a Brahms a ribadire il concetto di un romanticismo che era lì per diventare quello che sarà nel pensiero di Mahler. Il duo propone poi una giovanile composizione di Wolfgang Rihm il Klavierstuck n. 3 op. 8c. Rihm è oggi uno dei compositori più importanti della Germania post avanguardia. Il suo linguaggio è cambiato ma il duo ci tiene a rendere spettacoloso e spettacolare il pensiero sia concreto che aleatorio di questo brano ricco di sfumature e di ricercatezze di suoni e di intenti. Il duo ha molto puntato alla spettacolarità e alla forza fisica del rendere il brano di Rhim non proprio vicino all'ideale dello scrivere negli anni settanta. Da Rhim il duo passa come se fosse su una pista da sci a suonare una delle composizioni più intense di Mozart, l'Andante e variazioni Kv 501. Insomma Mozart è già in quella fase della sua breve vita oltre l'idea stessa del suo scrivere "classico". Quando scrive per pianoforte e scrive variazioni, il compositore sa che la tastiera non è più nella razionale dinamica del clavicembalo ma è lì in divenire quello che sarà il fortepiano. Pertanto queste variazioni presentano il segno costante dell'idea di una porta temporale che per Mozart si era aperta già da tempo. Poi Schubert e la Fantasia op.103. Una delle opere più belle del compositore austriaco la Fantasia ha bisogno di quelle soffuse sonorità e di quel rarefatto modo di suonare il pianoforte che dovrebbe in qualche modo riavvicinare al pensiero dell'autore. Il duo esagera tantissimo nelle sonorità, non segue il pensiero di profondità e così come aveva già fatto con Rhim, non è accorto ad interpretare con cura degli affetti la musica di Schubert ma si concentra sugli effetti. E con Ravel e la Rapsodia spagnola il gioco diventa più semplice. E già perché spesso si pensa che Ravel scrivesse solo per il virtuosismo ignorando come per il compositore fosse molto importante costruire partiture dove i suoni dovessero portare ad una sintesi interiore. La Rapsodia tanto cara a Ravel è ricca di spunti e riferimenti di una idea che guarda oltre l'ordito. I fratelli Neeb godono di grande salute fisica e di una forte scuola virtuosistica. Ma dimenticano probabilmente che quando si suona a quattro mani, qualsiasi scrittura soprattutto di quelle da loro proposte, dovrebbe acquistare una dimensione che non è quella e propria del pianoforte solista lisztiano. Mozart non si può ascoltare come se fosse una girandola di note. Così come lo stesso Rhim che anzi ha bisogno di colore, colore, colore. Non di forza e di sforzi sonori. Il programma nella sua interezza è bello nell'idea ma il duo Neeb necessità di una chiarezza interpretativa. E' comprensibile che siano due giovani pianisti ben istruiti per meravigliare con i loro virtuosismi e perfetti per partecipare a concorsi dove la tecnica è fondamento primo per vincere. Ma in una sala da concerto in un festival henziano, i fratelli Neeb non hanno ben reso anche e soprattutto la mission dei Cantieri di Montepulciano. La bravura tecnica non è la sola dote per essere un interprete di musica difficilissima e ricca, ricchissima di profonde storie e trame sonore che solo una solidissima idea di musicalità potrebbe rendere musica di grande affetto.

28 luglio Montepulciano Cantiere Internazionale d'arte
Ore 21.30 Cattedrale
CONCERTO DI CHIUSURA
RNCM Symphony Orchestra
Roland Böer direttore
Massimiliano Cuseri pianoforte
Berlioz - Scena d'amore da Romeo e Giulietta
Mozart - Concerto n.23 per pianoforte e orchestra KV. 488
Čajkovskij - Romeo e Giulietta
Bernstein - Danze Sinfoniche da West Side Story

Ecco cosa è la magia, la passione, la infinitesima speranza dell'essere umano che esista una vita che non sia solo quella scontata e terrena fatta di anomalie di passaggio e perenni. Ecco quindi che Montepulciano offre ancora una aspettativa di vita che possa essere migliore di quella che viviamo. Sembra strano eppure la musica ha questa grande forza. La musica suona con affetto è come una grande forza che aiuta a superare tante insidie. Sarà per questo che Roland Boer è uno dei pochi direttori d'orchestra a sapere coniugare sia l'essenza direttoriale che quella umana. Sarà quindi per questo che Roland Boer riesce ad animare quel senso di gratitudine e di riconoscenza infinita per aver fatto arrivare alla psiche un qualche cosa che sa di tanta positività. E si comprende come si sta prescindendo dall'elemento tecnico e direttoriale. Fatto acquisito quindi che Boer è un direttore che viene dal passato, uno che ha studiato tanto il gesto direttoriale armonico e che ha oggi coniugato in se una perfetta sintesi di quello che significa trasmettere attraverso le mani e il corpo quella che è la propria idea di musica. A Montepulciano oltre a piovere vino, ha anche piovuto acqua di quella da temporali, quindi l'ultimo giorno del Cantiere è stato funestato da questa difficoltà che naturalmente ha portato tutta la macchina organizzativa (fatta da tanti volontari) a spostare il concerto dalla Piazza Grande, quella che tanto amava Henze, alla Cattedrale. Il suono non è entusiasmante tant'è che Boer fino alla fine ha cercato di mediare con i collaboratori per tenerlo fuori il concerto. Ma era troppo rischioso, quindi la saggia decisione di spostarlo in una gremitissima cattedrale ha tolto certamente al peso del suono una giusta caratura ma ha dato un fascino che probabilmente la Piazza Grande non avrebbe dato. E far risuonare le note che Berlioz, romantico ma francese, scrisse per narrare dell'amore disperato di Romeo e Giulietta è poca cosa rispetto alla maestosità di Caikovskij che dall'impeto estremamente romantico e passionale scrive la sua versione della tragedia shakesperiana. Ed è convinto e convincente di un amore disastroso che, oltre ad essere disperato è assolutamente distruttivo. Così come lo possono essere talune passioni. D'altronde l'emblema del concerto è la sintesi del Cantiere ovvero la Passione che coniuga in essa tante affinità intellettive e spirituali. Boer è sincero nel raccontare il proprio appassionato canto d'amore. Lo seguono i giovani e giovanissimi ragazzi della RNCM Synphony Orchestra e questo è perfetto. Boer ha coniugato in se l'insegnamento morale a quello sociale di Henze. E se fosse vivo Henze, plaudirebbe nel vedere come la sua idea di musica sociale sia oggi rappresentata più che degnamente da Roland Boer. Ed un esempio di quanto scritto è nell'esecuzione del Concerto K 488 di Wolfgang Amadeus Mozart (Amadè era il nomignolo che gli misero in Italia quando Mozart venne a studiare a Bologna ed è riportato in alcune opere della sua primissima produzione). Al pianoforte Massimiliano Cuseri. Pianista del 1994, esce dalla scuola di Montepulciano di Alessio Tiezzi. Ha nelle sue mani quelle doti che lo rendono già pianista di grande caratura. Ha affrontato Mozart che scrisse uno dei concerti più disperatamente profondi, con una grande classe ed un tocco che ricorda Rado Lupu o Bendetti Michelangeli. E' cosa rara ascoltare questo da un pianista che affronta la carriera non usando ciò che tanto va di moda oggi ovvero il tecnicismo esasperato ed esasperante (le maggiori scuole italiane puntano su questa modalità pianistica). Cuseri convince tantissimo e assieme a Boer riesce a dare del K 488 una esecuzione da ricordare, facendo sperare che la musica pianistica si può ancora fare con perizia tecnica ed espressività. Il concerto si chiude con la versione moderna di un altro perfetto maestro della passione quale fu Leonard BernsteinBoer e i suoi giovani orchestrali eseguono la Suite Sinfonica da West Side Story. E' un viaggio nel sentimento sostenuto da una ottima conoscenza del proprio suono; ogni componente è spronato a creare un suono unico di questa orchestra e lo fa tanto nei ritmi veloci quanto nella diradate note di "Somewhere" dove il primo violino esprime una tale dolcezza che è cosa rara anche nei professionisti più scafati. Trionfo meritatissimo di Boer e della sua orchestra che bissa naturalmente su Bernstein. Il futuro è nelle loro mani, l'utopia henzeniana è solida realtà e la forza di un direttore come Roland Boer fa vivere certi che non bisogna essere famosi e quotati per essere una persona degna di essere un musicista di grande classe.

Ultima modifica il Venerdì, 09 Agosto 2019 09:13

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