liberamente ispirato al romanzo Cecità di José Saramago
ideazione, coreografia, spazio Virgilio Sieni
interpreti Jari Boldrini, Claudia Caldarano, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Emanuel Santos, Lisa Mariani
musiche originali Fabrizio Cammarata
luci Andrea Narese, Virgilio Sieni
costumi Silvia Salvaggio
maschere Chiara Occhini
produzione Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni, TPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro Metastasio di Prato
Teatro Astra, Torino dal 7 al 12 novembre 2023
Una luce nuova – è proprio il caso di dirlo – su un testo caro ai più, sempre attuale e necessario; su cui non bisogna perdere l’occasione di riflettere. Un romanzo affascinante e senza tempo: un capolavoro mondiale della letteratura – definito così senza alcuna retorica, né frase fatta – e la voglia di metterlo in scena in un’occasione speciale: l’inaugurazione di una stagione teatrale pensata e messa a punto come un percorso, sia introspettivo che collettivo; come un viaggio esperienziale, ma anche di formazione e di messa in discussione di sé. Virgilio Sieni, coreografo di fama internazionale, porta in scena al Teatro Astra, in prima assoluta, lo spettacolo Cecità, tratto dall’omonimo romanzo del premio Nobel José Saramago. Una performance la cui realizzazione è stata desiderata prima e commissionata poi dal direttore di Fondazione Teatro Piemonte Europa, Andrea De Rosa. Sei ballerini in scena e atmosfere cupe che si alternano ad abbaglianti giochi di luce, per riflettere sul significato (universale, di ieri e di oggi) e sul valore della vista; su cosa si intenda per “vedere”, non soltanto con gli occhi. Nella messinscena di Sieni, gli interpreti sembrano dimenarsi e dare l’idea di aver bisogno di gesti nuovi: si cercano, si toccano e si respingono; devono rieducare lo sguardo, affidandosi a tracce sonore, le sole presenti nello spazio che li circonda e che è completamente avvolto dal buio. Il loro obiettivo prioritario è sopravvivere, creando un’alleanza, facendo squadra. Proprio come nel romanzo di Saramago –, scrittore, poeta e drammaturgo portoghese, premio Nobel per la Letteratura nel 1998 –: l’umanità cade vittima di un virus sconosciuto che sottrae la vista; le persone, in balia di un male oscuro e senza più poter fare affidamento sugli occhi, sono costrette a difendersi, a fare fronte unito, elaborando un nuovo sguardo sulla realtà ingoiata dalle tenebre. Le coreografie di Sieni, il linguaggio del corpo degli interpreti in scena e le musiche di Fabrizio Cammarata rendono in modo toccante atmosfere primordiali, intense e anche drammatiche: l’individuo che, sbattuto di fronte alla necessità di ricominciare da capo per sopravvivere, rivive il desiderio di prossimità ai propri simili, il senso della comunità, quasi vi si aggrappa. L’uomo riscopre l’importanza del corpo e delle mani: per avvicinare gli altri uomini e anche per difendersi da loro; per uccidere e cibarsi. In una relazione nuovamente simbiotica con la natura, le persone si sentono parte di essa e perciò ancora vive. Giovanni Luca Montanino