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DON QUIXOTE - coreografia Carlos Acosta dopo Marius Petipa

Vadim Muntagirov (Basilio) e Marianela Nuñez (Kitri) in "Don Quixote", The Royal Ballet © 2019 ROH. Foto Andrej Uspenski Vadim Muntagirov (Basilio) e Marianela Nuñez (Kitri) in "Don Quixote", The Royal Ballet © 2019 ROH. Foto Andrej Uspenski

Orchestra of the Royal Opera House
Conductor: Martin Yates

Concert Master: Sergey Levitin

Ballet in three acts
Production and choreography: Carlos Acosta, after Marius Petipa
Music: Ludwig Minkus, arranged and orchestrated by Martin Yates
Designer: Tim Hatley
Lighting Designer: Hugh Vanstone
Staging: Christopher Saunders
Don Quixote: Christopher Saunders
Sancho Panza: David Yudes
Lorenzo: Gary Avis
Kitri: Marianela Nuñez
Basilio: Vadim Muntagirov
Gamache: Bennet Gartside
Espada: Ryoichi Hirano
Mercedes: Laura Morera
Kitri's friends: Yuhui Choe, Beatriz Stix-Brunell
Two Matadors: Nicol Edmonds, Benjamin Ella
Gypsy couple: Itziar Mendizabal, Valentino Zucchetti
The Queen of the Dryads: Fumi Kaneko
Amour: Anna Rose O'Sullivan
Dulcinea: Gina Storm-Jensen
Fandango couple: Mayara Magri, Valentino Zucchetti
Townspeople, Matadors, Gypsies, Dryads: Artists of The Royal Ballet, Students and Junior Associates of The Royal Ballet School
Royal Opera House London, 15 febbraio 2019

www.Sipario.it, 21 febbraio 2019

Basta il semplice nome Don Quixote per evocare con chiarezza, oltre che un celeberrimo testo letterario, un classico del balletto. Un classico evocativo e brioso, in ogni sua lettura contemporaneo. È proprio in forza del suo classicismo che ogni versione – Petipa, Gorsky, Nureyev, Baryshnikov solo per citarne alcune –, offrendo una particolare chiave interpretativa, imprime al balletto un gusto suo distintivo. Quella del Royal Ballet risponde alla visione e al sentimento di Carlos Acosta, già Principal Guest Artist (2003), che nel 2013 ha affrontato la produzione e firmato la coreografia del balletto per il teatro londinese. Il gusto di Acosta può forse essere espresso nella ricerca di autenticità. Il suo Don Quixote dal sapore verace si mostra a tratti frizzante e ironico, a tratti meditato e sognante, certamente con un'impronta realistica tesa ad evitare lo stereotipo. Così si spiegano, fra gli altri, l'uso enfatizzato della voce, la scelta di camminate "quotidiane" e non "tersicoree", la musica di chitarre suonate dal vivo sul palco, nonché l'impiego di diversi livelli di spazio. Una sorta di Carmen del Balletto, come ama definirla lo studioso Tim Scholl.
La sera della prima di questa stagione 2018/19, venerdì 15 febbraio il teatro era gremito e completamente sold-out. Molto pubblico si è accontentato anche solo di seguire lo spettacolo in piedi, dalle retrovie della platea.
In riferimento ad alcuni elementi peculiari della scelta coreografica di Acosta, nel primo atto si osservano nel prologo la comparsa di figure mostruose dinanzi a Don Quixote, a presagire i futuri conflitti del cavaliere, e l'entrata in scena di Dulcinea nel corso del passo a sei del minuetto. In tale caso, come in un poetico sospiro, il tempo si ferma, tutto è immobile e immutato, tranne la presenza di lei agli occhi del sognante paladino. Quanto al secondo atto, la presenza dei Gitani è accentuata da un pronunciato uso della voce durante le loro danze, dalle tinte ispaniche; inoltre, è interessante notare come Kitri e Basilio non fuggano né da Don Quixote né da Gamache, splendidamente ridicolo nei suoi abiti in stile Re Sole. Nel quadro del sogno, buona la soluzione dell'infittirsi dei rami a seguito della lotta di Don Quixote con un mulino a vento vieppiù crescente: l'intricata proliferazione del groviglio dei rami è speculare all'accentuarsi del tormento, disteso di lì a poco soltanto dalla magica atmosfera seguente. Un sogno che, nella versione di Acosta, abbonda di fiori nella scenografia, con una scelta che, propendendo per la gigantografia, forse leva un poco alla magica levità spirituale evocata dalle driadi e dall'Amorino. Quanto al terzo atto, Kitri si trova a danzare insieme a Mercedes sul tavolo della taverna, entrambe sensuali nell'esecuzione di gesti che richiamano il flamenco, creando una sorta di rispondenza col dialogo in precedenza da lei avuto con l'amato Basilio, a suon di pirouettes e piccoli salti, sopra due tavoli posti ai margini del proscenio. Altrettanto rilevante è la consapevolezza di Kitri della messinscena di Basilio, non avendo mai, nemmeno un istante, dato cenno di credere al suicidio del suo amato. Ulteriore elemento di originalità di questa versione acostiana del Don Quixote concerne il finale di Gamache, il ricco nobiluomo, al quale sono negate le nozze con la figlia dell'oste, ma a cui è comunque concesso un lieto fine, trovandosi suo malgrado a fidanzarsi con una giovane paesana, tutta lieta di contrarre un matrimonio conveniente. Nel complesso, e al netto di alcune remore per una musica apparsa talora troppo lenta se applicata allo stile della partitura di Minkus, la versione Royal Ballet del Don Quixote è di pregio e rispecchia nel profondo il carisma latino del suo coreografo.
Sulla bravura degli interpreti è doveroso soffermarsi, rilevando anzitutto l'eccellenza tecnica ed espressiva e la complicità della straordinaria coppia di Principals Artists, Marianela Nuñez e Vadim Muntagirov, i quali di recente, e con merito,  hanno ricevuto un premio della critica come Best Male Dancer e Best Female Dancer in occasione dei National Dance Awards (18 febbraio 2019). Dolce e spiritosa la Kitri della Nuñez; elegante e raffinato il Basilio di Muntagirov. Nel pas de deux del terzo atto pregevole è il gusto per le linee definite da parte di Muntagirov, che nella variazione incanta il pubblico con l'elevazione e l'ampiezza dei salti alla seconda, così come con la facilità espressa nel realizzare una diagonale di tour en l'air e doppio saut de basque. Quanto a Kitri, la cui variazione ricorda quella dell'ABT, la Nuñez è magnifica nella sospensione dei grand jetés e negli equilibri dei doppi giri in attitude. Bella la sua interpretazione della coda, con fouettés precisi e virtuosi (alternati singoli e doppi nelle prime sedici battute e poi in sequela di singoli per i restanti due otto musicali). Una nota di merito va anche a Espada, resa da un ottimo Ryoichi Hirano, danzatore di grande presenza e ottimo temperamento, abile nella gestione della muleta, magnetico nelle danze con gli altri toreri e con la bella Mercedes. Frizzantino e piacevole l'amorino, nell'interpretazione di Anna Rose O'Sullivan. Un buon lavoro, quello dell'intero Corpo di ballo, al quale la versione di Acosta concede ampio spazio.
Don Quixote, onirico eroe, con il suo mondo immaginifico e ideale incanta sempre l'animo di chi è alla ricerca di un sogno e, combattendo, si concede speranzoso il dono di viverlo. Questa produzione del Royal Ballet è ben riuscita nel compito di coinvolgere il pubblico di astanti e pertanto, quali che siano le preferenze personali sulle singole versioni del noto balletto, merita toni di plauso.

Selene I.S. Brumana

Ultima modifica il Giovedì, 21 Febbraio 2019 12:14

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