Compagnia Virgilio Sieni
Regia, coreografia, scene, costumi: Virgilio Sieni
Interpretazione e collaborazione: Ramona Caia, Giulia Mureddu, Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Andrea Rampazzo, Davide Valrosso
Musiche: J.S. Bach, Sartoria: Emma Ontanetti, Elaborazione costumi: Giulia Bonaldi, Cappelli: Antonio Gatto, Elementi scenici: Chiara Occhini, Luci: Davide Cavandoli, Allestimento: Viviana Rella
Teatro Vascello Roma- Festival RomaEuropa 2012, 17 ottobre 2012
Le "pieghe nell'anima" di Virgilio Sieni
De anima è il titolo dell'ultimo lavoro con cui Virgilio Sieni ha entusiasmato il pubblico del Festival RomaEuropa, numeroso e 'soddisfatto' nelle sale del Teatro Vascello. Presentato, lo scorso giugno, alla Biennale della Danza di Venezia. La piéce porta avanti la profonda riflessione sul movimento dell'essere umano/danzatore, attraverso il filtro dello sguardo filosofico. Aristotele, da cui si ispira Sieni, non indaga solo la natura in generale e i suoi principi, l'universo fisico e la sua struttura, ma anche gli esseri che sono nell'universo, quelli inanimati, quelli animati senza ragione, e gli esseri animati e dotati di ragione ( l'uomo), che differiscono dai primi perché posseggono un principio che da loro la vita, ovvero l'anima. E se – come dice il filosofo – l'essere è "in potenza" e "in atto", con l' assoluta priorità del secondo, allora «è necessario che l'anima sia sostanza come forma di un corpo fisico che ha vita in potenza. Ma la sostanza come forma è atto. L'anima è dunque atto di un tale corpo».
Il coreografo fiorentino parte dal concetto aristotelico di anima, non separabile dal corpo, forma/essenza, "intima natura" dell'uomo come generatrice del movimento/atto: la potenza di cui parla il filosofo è la linfa energica e olistica che scorre nei corpi dei danzatori di Sieni; il corpo un 'luogo svuotato e neutro' attraverso lo studio e la ricerca, pronto ad accogliere nuove immagini visive, emozioni plasmate dal movimento. Così come per Aristotele "il tempo è il numero del movimento secondo il prima e il poi", così per il coreografo esso è racchiuso nelle particelle di tale movimento, anch'esso parte attiva del flusso interiore. L'anima diventa, dunque, condicio sine qua non del tempo, del movimento e, dunque, della danza. «In effetti mi affascina- racconta il coreografo toscano - il fatto che Aristotele sia stato il primo a tentare di definire l'essere umano delineando i limiti del corpo e dell'anima e descrivendo quest'ultima come la capacità dell'essere umano di guardarsi dentro. Lo sguardo e l'ascolto dei moti, degli umori, delle sensazioni sono diventati il tema della mia creazione».
De anima è composto da dieci quadri che Sieni immagina come 'impressioni' che fissano 'immagini interiori': si tratta di quelle 'pieghe nell'anima' date dal nostro vissuto, registrate attraverso una conoscenza visiva e corporale. Il suo movimento nasce, appunto dai numerosi stati, «dal malinconico al gioioso, dall'esplosione di energia all'improvviso rattristamento», per un lavoro «su accelerazioni, nodi di corpi, rilassamenti, con movimenti sempre in bilico tra articolazioni e abbandoni ad attestare l' inesauribile vitalità del nostro intimo».
Il primo a entrare nello spazio scenico e ad iniziare la 'sua danza' è l'uovo cosmico (quello che per la religione buddista zen giapponese ha dentro il caos con al suo interno il seme creatore) la cui presenza invade lo spazio, come nella Pala di Brera di Piero della Francesca. Dopo il suo lento dondolarsi rapidamente scompare e dal sipario "rosa Tiepolo", che delimita il fondale, emergono le mute presenze degli arlecchini/danzatori ( "i pochi angeli rimasti sulla terra" dice Sieni) che riportano alla mente i pulcinella di Tiepolo, i clown e i saltimbanchi di Picasso nei periodi blu e rosa, quando la ricerca sulla forma classica, archetipo della memoria, si univa all'introspezione intima dei personaggi. Arlecchini che- spiega il coreografo- appaiono solo apparentemente malinconici e che, attraverso quel movimento che nasce dalla ricerca del gesto, indagato nella sua profondità, sono capaci di manifestare l'invisibile. Arlecchini colorati, ma anche neri dal volto coperto (ombre dei danzatori), che si osservano vicendevolmente nei loro corpi disarticolati in cui fluisce una lirica linfa danzante che, anche negli assoli, esalta l'idea d'insieme del gruppo.
La musica di Bach riempie lo spazio in cui questi "esseri in atto" entrano ed escono, cercando nel contatto una trasmissione ininterrotta della loro energia interiore, «alla ricerca – scrive Stefano Tomassini nelle note di sala- di una sorta di assorbimento, ai limiti del logoramento, delle corporeità». L'attenta ricerca sul movimento e il lavoro puntuale sul corpo quasi svanisce: si assiste, così, alla liberazione dal codice per una ricerca di un neutro su cui costruire nuove alterità; una "scrittura seconda", come una 'partitura in margine' quella di Sieni che deriva da materiali eterogenei presi come ipotesi di partenza sui quali costruire lo spettacolo, amalgamati con ricordi, suggestioni e citazioni da parte dell'autore. L'emozione è crittata da una gestualità proposta come riflessione.
Tutto appare assorbito in una sintesi interiore, ragionata attraverso il proprio occhio, accolto nel personale 'luogo dell'anima', riconsiderando l'uomo attraverso infinite domande, nel continuo divenire della danza. In alcuni momenti la musica cambia, salendo di potenza e intensità: alcuni arlecchini guadagnano il palcoscenico, si avvicinano al pubblico, lo scrutano da vicino, mostrando in quello sguardo il luogo più profondo dove genera il sentimento/movimento.
Le note dei Rolling Stones chiudono il viaggio poetico di De anima. Le due danzatrici- la sottile Ramona Caia e l'espressiva Giulia Mureddu – sono a terra al centro della scena: come manichini i loro corpi diventano materia nelle mani degli altri danzatori/arlecchini, in un divenire di forme in continuo cambiamento.
Rimangono immobili sotto lo sguardo degli astanti.
La musica continua a suonare, mentre i corpi non smettono di essere luogo di quel movimento interiore in una costante – direbbe Picasso per la pittura- "azione drammatica".
Roberta Bignardi