Musica di Ferdinand Hérold
Balletto in due atti
direttore Philip Ellis
coreografia Frederick Ashton
RIPRESA DA Jean-Christophe Lesage
SCENE E COSTUMI Osbert Lancaster
LISE Rebecca Bianchi / Federica Maine / Susanna Salvi
COLAS Alessio Rezza / Daniil Simkin / Simone Agrò / Michele Satriano
ORCHESTRA, ÉTOILES, PRIMI BALLERINI, SOLISTI E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
Allestimento Bayerische Staatsoper, Monaco
Roma – Teatro dell’Opera dal 2 al 9 maggio 2023
Come per la prosa, vale anche per il balletto la consuetudine che far ridere il pubblico è infinitamente più difficile che farlo piangere o intristire. E per di più, senza scadere in volgari stereotipi, stinti meccanismi, bieche trovate. Si tratta non solo d’indovinare la misura e i toni giusti, ma anche buon gusto (il quale è vero che è sempre innato, ma solo come timida fiammella che poi deve irrobustirsi tramite giuste frequentazioni con la bellezza e tanto tanto esercizio).
È tutto questo che, d’impatto e in un’unica soluzione, si catapulta sul pubblico con La fille mal gardée, balletto magnifico su musiche di Ferdinand Hérold in scena all’Opera di Roma su coreografia di Frederick Ashton ripresa magnificamente da Jean-Christophe Lesage; e le musiche magistralmente dirette da Philip Ellis.
Di fronte alla perfezione cui si è assistito, l’unico resoconto possibile dovrebbe essere il silenzio. Non solo perché non vi è stato nulla d’imperfetto nello spettacolo. Ma soprattutto perché v’è stato modo di cogliere lo spirito originario del balletto nella sua totalità. Una totalità fatta di leggerezza, intelligenza, ammiccamenti a consuetudini d’un’epoca giustamente ritenuti ipocriti e messi alla berlina tramite il riso, per concludere con il trionfo dei buoni sentimenti e dei buoni propositi che ogni falsità o interesse bieco e opportunistico spazzano via.
Lise, la protagonista disobbediente che non intende sposarsi per interesse, ma solo per amore seguendo la sua naturale inclinazione affettiva, è la metafora della rivoluzione contro uno status quo che non viene accettato supinamente, e portata avanti con ferma diplomazia e grande intelligenza. La vedova Simone, la madre, tenterà l’impossibile per assoggettare la figlia: le fa fare lavori umilianti, tenterà di costringerla a un matrimonio con Alaine, figlio stupido del ricco proprietario terriero Thomas. Ma Lise, ogni volta, troverà il modo di scardinare ogni piano della madre terragna, aiutata da Colas – giovane e bellissimo contadino – della quale è perdutamente innamorata.
Susanna Salvi è stata una Lise meravigliosa: capricciosa, spiritosa, sorniona e sempre pronta a trovare la soluzione giusta per superare una momentanea difficoltà. Caratteristiche che la Salvi ha reso con dei passi leggeri, delicati; movenze che ricordavano quelle di un’adolescente vezzosa ma tutt’altro che sciocca.
Il Colas di Michele Satriano è stato affascinante. Ballerino dalla corporatura possente, ha dominato il palco con movenze sì mascoline, ma sempre delicate. Perché bellezza e giovinezza, pare dirci Satriano, vanno sempre di pari passo con la discrezione e il garbo; anche nelle prese più ardue.
Michael Morrone ha dato vita a una Simone così buffa che sembrava d’assistere a un balletto da commedia dell’arte.
E che dire del chapliniano Alain di Walter Maimone? Superbo e ricco di verve. Un capolavoro interpretativo.
Come un capolavoro è stata la direzione d’orchestra di Ellis: attica ed equilibrata ma straordinariamente potente.
Pierluigi Pietricola