Alexandra Ansanelli (Royal Ballet, Londra), Roberto Bolle (Teatro alla Scala), Federico Bonelli (Royal Ballet, Londra), Darcey Bussell (Royal Ballet, Londra), Mathieu Ganio (Ballet Théâtre National de l'Opéra, Parigi), Maximiliano Guerra (Étoile internazionale), Denis Matvienko (Balletto dell'Opera di Kiev), Marianela Nuñez (Royal Ballet, Londra), Leonid Sarafanov (Balletto del Teatro Mariinskij-Kirov, San Pietroburgo), Polina Semionova (Staatsballett, Berlino), Viktoria Tereshkina (Balletto del Teatro Mariinskij-Kirov, San Pietroburgo), Svetlana Zakharova (Balletto del Teatro Bolschoi Mosca)
Direttore: Nir Kabaretti
Orchestra sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Milano, Teatro alla Scala, 19 gennaio 2007
Quattro brillantissimi «pas de deux» e tre coreografie che sono veri monumenti del balletto otto e novecentesco. Ce n'era per tutti i gusti l'altra sera alla Scala nel Gala des étoiles a favore dell'Associazione «L'Amico Charly Onlus». Star in arrivo dalle più importanti compagnie d'Europa per una ubriacatura di virtuosismi. Dal Marinskji-Kirov e dal Bolscioi, dallo Staatballett di Berlino e dall'Opéra parigino. Grandi conferme e piacevoli scoperte. Le grandi conferme quelle di Leonid Sarafanov, di Maximiliano Guerra e di Svetlana Zakharova che, in chiusura di spettacolo con Denis Matvienko, s'è cimentata nel sempre entusiasmante «passo a due» del terzo atto di Don Chisciotte seppur, ci è sembrato, senza quello smalto che sembra solo suo. Le piacevoli scoperte, per cominciare, quella della coppia, Alexandra Ansanelli e Federico Bonelli, un italiano nelle file del londinese Royal Ballet, alla quale con una certa emozione, ma con grande eleganza, è toccato rompere il ghiaccio nel Ciaikovski pas de deux. A seguire, quelle ancor più entusiasmanti della giovanissima Polina Semionovna e di Vicktoria Tereshkina. Vere esecuzioni da manuale, le loro, nelle quali dimostrano entrambe una tecnica d'eccezione. La prima fa rivivere lo spirito di Carlotta Grisi in Giselle, al fianco del superpromettente anch'egli e figlio d'arte, Mathieu Ganio. La seconda è acclamata per la sua invidiabile sicurezza, alla fine dell'inebriante Grand pas classique di Gsovsky - Auber.
Una lunga serata, dire il vero mancante di un «fil rouge», mixata piuttosto confusamente, nella quale è stato introdotto, per valorizzare i primi ballerini e i solisti della stessa Scala, il Petit mort di Kylian, un gioiello che qui sembra fuori posto. Ritrovare invece gloria e nuova apoteosi, con ovazioni da stadio, anche colui che è il fuoriclasse italiano: Roberto Bolle. A lui è riservato il momento centrale del Gala. E il compito di far rientrare sul palcoscenico del Piermarini, insieme alla validissima Darcey Bussell, l'ormai storico ed «esistenzialistico» Le jeune homme et la mort di Petit. Pubblico conquistato anche dall'esecuzione rigorosa. Per la cronaca nel golfo mistico era ospite l'Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi diretta da Nir Kabaretti.
Domenico Rigotti