di Silvia Gribaudi
con Salvatore Cappello, Nicola Simone Cisternino, Silvia Gribaudi, Riccardo Guratti, Fabio Magnani, Timothée-Aina Meifrren
disegni animati di Francesca Ghermandi
disegno luci Leonardo Benetollo
musiche Nicola Ratti, Gioacchino Rossini
Produzione Associazione Culturale Zebra, coproduzione Torinodanza Festival/Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale,
Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni, Les Halles de Schaerbeek (Bruxelles)
Rassegna Danza in Rete Festival
Vicenza, teatro Comunale, 5 marzo 2022 – prima regionale
Cos’è la danza di Silvia Gribaudi? Come si può definire tutto il lavoro di questa coreografa e danzatrice torinese? Come lo si può incasellare? In nessuna maniera, semplicemente senza categorie. E qui sta il bello, anzi, di più. L’artista da anni propone in continua ricerca espressioni che attingono da diverse arti, il teatro e il circo, la danza in primis, la giocoleria e la narrazione, e ogni volta che lo fa, come in questo ultimo suo spettacolo, “Monjour”, in prima regionale al teatro Comunale di Vicenza, stupisce e sa arrivare, attraverso una grande, immensa dose di ironia che si nutre via via del reagire degli spettatori. Terzo appuntamento di “Danza in Rete Festival”, lo squisito, spiazzante “Monjour” inizia in sordina, attraverso l’annuncio audio che invita a spegnere i cellulari, tenere la mascherina per tutta la durata dello spettacolo, e via andando secondo le normative vigenti. Ma il tono è insolitamente diverso, suadente e invitante, con qualche sospiro di pausa e si capisce che si è già entrati nella performance teatrale. Si intuisce anche che sia proprio lei, Silvia Gribaudi, l’annunciatrice che come da note di spettacolo, “dirige dalla platea” i propri performers. “Monjour” è un irriverente e talvolta sbeffeggiante inno al proprio giorno, a qualcosa che di bene o male deve succedere. E in questa situazione l’annunciatrice non fa altro che ripetere sostenenedo un’attesa che inizia già a crescere, che quello è il nostro giorno, quello del pubblico, “it’s for you”, è per te, per voi. Con l’importanza decisiva di “take your time”, prendetevi il vostro tempo che è l’ora. Uno alla volta i cinque danzatori, si presentano nudi, coperti da uno straccio in mano, sostenendosi a vicenda in piroette, salti, fluttuanti esibizioni coreografiche di importante scuola, e si vede. Il tutto nella relazione continua e di scambio che in una sala mette a confronto danzatori, appunto, performers, e pubblico, “ esistiamo tutti in quanto tali e ognuno nel proprio ruolo”. Come i corpi di ognuno, disallineati e uguali in quanto corpi. Va in scena la leggerezza dei corpi, il corroborante e la magnificenza del fluttuare, l’ironia nelle sue declinate forme con qualche inevitabile momento di stallo, dove, se il pubblico è tramortito l’artista stessa attende. Ma è un gioco sublimativo, lo stesso far nulla in scena diventa espressione dove, con niente, vedete, si può continuare. I danzatori poi si rivestono ( per dire con un pantaloncino o uno slip) ed entrano di prepotenza nei divertenti, mirabili disegni di Francesca Ghermandi che sullo schermo si materializzano. Iperboli, ricerche in corso. La danza che diventa nuova espressione, come il teatro, il circo. Ma la scelta qualche volta va al pubblico: in una performance annunciata e poco chiara, Silvia Gribaudi invita ancor prima dell’esibizione a sostenere o uccidere il performer. Siamo nel pieno del surreale, e il pubblico (fatto anche di famiglie con bambini, e di giovanissimi e persone di mezza età, un largo raggio anagrafico) gradisce, ride, non si disattenziona mai. Siamo come detto oltre la danza che incontra il teatro, il circo, la giocoleria, oltre in fase di ricerca che si fa autocombustione, quadri artistici di gioiosità. I cinque danzatori sul palco si esibiscono con grande complicità, diretti a vicinanza dalla Gribaudi – annunciatrice, ma anche imbonitrice, venditrice di eventi. Vanno citati tutti, naturalmente, perché ognuno di loro dimostra il proprio talento qui in class, Fabio Magnani, Timothée-Aina Meifrren, Salvatore Cappello, Nicola Simone Cisternino e l’adorabile iconico rappresentante di tutti loro, Riccardo Guratti, un fisico da vero urlo come i suoi compagni, una metodica d’eccellenza a nome di tutti.
Francesco Bettin