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NOTRE-DAME DE PARIS - coreografia Roland Petit

Notre-Dame de Paris Notre-Dame de Paris Coreografia Roland Petit. Foto Rudy Amisano

Balletto in due atti dal romanzo di Victor Hugo
Coreografia e libretto: Roland Petit
Supervisione coreografica: Luigi Bonino, Assistente alla coreografia: Gillian Whittingham
Musica: Maurice Jarre, Direttore: Paul Connelly
Scene: René Allio, Costumi: Yves Saint-Laurent, Luci: Jean-Michel Désiré
Con: Roberto Bolle, Natalia Osipova, Massimo Murru, Petra Conti, Eris Nezha, Mick Zeni, Ivan Vasiliev, Marco Agostino, Lusymay Di Stefano, Claudio Coviello, Antonino Sutera e il Corpo di ballo del Teatro alla Scala.
Produzione Teatro Bol'šoj, Mosca. Orchestra del Teatro alla Scala.
Milano, Teatro alla Scala, dal 10 febbraio al 5 marzo 2013

www.Sipario.it, 20 febbraio 2013
www.Sipario.it, 23 febbraio 2013

Impetuose visioni parigine alla Scala

Le intricate e fosche vicende parigine narrate da Victor Hugo nel suo Notre-Dame de Paris, com'è noto sono state trattate in alcuni dei molteplici linguaggi dell'arte coreutica. Uno di questi è tornato poderosamente sul palco della Scala dopo più di dieci anni dall'ultima rappresentazione: il balletto firmato da Roland Petit. Creato nel 1965 per l'Opéra de Paris il balletto del coreografo francese ha il grande merito di tradurre con raffinata espressività i complessi e avvincenti eventi che hanno luogo nel cuore di Parigi.
Nei tortuosi intrecci del soggetto si stagliano le figure dei quattro grandi personaggi che, sul palco del Piermarini, sono restituiti nella loro superba integrità. Ad interpretare il campanaro di Notre-Dame nella quarta rappresentazione del balletto torna il Primo ballerino étoile del Teatro alla Scala Massimo Murru. Nei panni di Quasimodo fin dalla prima edizione scaligera del balletto, egli dimostra con portentosa sicurezza di conoscere perfettamente i molteplici aspetti di quel personaggio dalla "psiche incatenata", come sapientemente descritto da Victor Hugo. Con una interpretazione di prim'ordine Murru restituisce egregiamente la complessa armonia della tenebrosa deformità con la luminosa forza d'animo di Quasimodo. Un lavoro proficuo, quindi, effettuato su un personaggio che Petit dipinse in un linguaggio coreografico di sorprendente caratterizzazione e ampiamente tratteggiato all'inizio del secondo atto. Qui l'imponente scena invasa dalle enormi campane della cattedrale di Parigi diviene condizione eccellente per mettere in rilievo l'intimo e profondo dialogo del gobbo con gli amati bronzi.
Convincono le delicate e sensuali dinamiche ammaliatrici di Petra Conti in debutto nel ruolo della bella zingara Esmeralda. Ella modula con eleganza le differenti tonalità emotive che scaturiscono dalla relazione con gli altri personaggi. Un ulteriore debutto è quello di Eris Nezha nei panni di don Claude Frollo: un austero e tormentato vigore è la cifra che egli conferisce al maestoso arcidiacono. Marco Agostino debutta, invece, nel ruolo dell'avvenente capitano Phoebus sul quale si posano gli occhi della zingara col tamburello.
È considerevole, a tal proposito, l'equilibrato amalgama che nel balletto di Petit si crea fra Esmeralda, Phoebus e Frollo in un delicato passaggio sul finire del primo atto. Esso rivela chiaramente l'intento di esplicitare l'osmosi tra il nascente sentimento d'amore del capitano e della zingara con l'inquieta presenza dell'arcidiacono di Notre-Dame.
Ben riusciti i dinamismi del corpo di ballo qui impegnato a riproporre quel peuple ampiamente descritto nel romanzo di Hugo e ad alimentare un intenso e costante dialogo con i quattro personaggi.
Gli splendidi costumi di Yves Saint-Laurent spiccano in entrambi gli atti nelle chiaroscurali scene di René Allio. A dirigere l'Orchestra del Teatro alla Scala, impegnata con la musica di Maurice Jarre, il Maestro Paul Connelly: celebre bacchetta già nota in vari balletti.
La creazione di Roland Petit riprende molti degli sviluppi superbamente descritti da Victor Hugo e indubbiamente può ancora costituire un canale privilegiato per sviscerare molteplici sfaccettature della sfera psichica; oltretutto costituisce un'importante occasione di formazione per ogni artista che in essa si cimenta. Sotto questo profilo è notevole l'analisi che Gérard Mannoni sviluppa su questo aspetto nel suo contributo presente nel programma di sala del Teatro alla Scala. Prospettiva che è proficuamente abbracciata dal teatro milanese impegnato a donare ai nuovi artisti opportunità di tutto rilievo affinché queste divengano sicuri potenziamenti personali e artistici.

Vito Lentini

Parigi, anno 1482: è in questo luogo e tempo in cui è ambientato il balletto di Roland Petit, ispirato all'omonimo romanzo di Victor Hugo, che già aveva ispirato altri celebri coreografi in passato. Tuttavia la creazione di Petit, riproposta sotto la supervisione coreografica di Luigi Bonino con Gillian Whittingham assistente alla coreografia, ha qualcosa di unico ed originale. Intanto il Medio Evo di Petit è decisamente moderno. Poi sono le sue stesse parole a farci cogliere la sua visione e come questa è realizzata in Notre-Dame de Paris: «Per me, lo spettacolo è una creazione totale: danza, scene, costumi, partitura musicale». La fonte letteraria non è, dunque, che uno spunto di partenza per un grande spettacolo di danza i cui componenti fondamentali, oltre ai quattro personaggi principali, Esmeralda, Quasimodo, Frollo e Phoebus, sono la musica di Maurice Jarre, le scene di René Allio, gli splendidi costumi di Yves Saint-Laurent e, last but not least, il corpo di ballo.
Ben lungi dall'essere un mero complemento decorativo delle performance delle étoiles e dei solisti, il corpo di ballo ne è invece un degno coprotagonista. Commentatore, testimone e presenza dei diversi momenti della vicenda, come il coro della tragedia greca esso è un elemento cardine della vicenda, senza il quale la storia sarebbe povera di contenuto, di colore e di calore. Oltre a dare un volto al popolo di Parigi, ora sguaiato interprete della "festa dei folli", ora raccolto in preghiera davanti al portale della cattedrale, ora composto da donne scarmigliate, come le Furie dell'antichità, è il corpo di ballo con i toni e le sfumature tanto dei suoi costumi quanto della sua interpretazione a fungere da cassa di risonanza dello stato d'animo dei quattro personaggi principali ed a sottolineare la passione prevalente di cui le singole scene sono pervase. Eccolo, perciò, fiammeggiante diavoletto a dare corpo alla fiamma di un amore malato con il rosso degli abiti ed un atteggiamento di impeto infernale ed eccolo funereo accompagnatore della morte di Esmeralda con il nero dei costumi e la mesta partecipazione a questo triste rito.
Compresi nel loro ruolo e, si direbbe, animati dallo spirito vivificante del grande coreografo francese purtroppo scomparso nel 2011, le danzatrici ed i danzatori del corpo di ballo contribuiscono con un apporto di altissimo livello artistico, di forte impatto emotivo e visivo e di grande intensità espressiva, che corre come un flusso d'energia per tutto lo spettacolo, rappresentandone il leit-motiv.

Myriam Mantegazza

Ultima modifica il Sabato, 16 Marzo 2013 08:39
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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