coreografia di Luciano Rosso e Nicolàs Poggi,
regia di Hermes Gaido,
con Luciano Rosso e Alfonso Baròn,
produttori Jonathan Zak e Maxime Seuge,
produzione Carnezzeria srl in collaborazione con Aldo Miguel Grompone,
al Comunale di Casalmaggiore (Cremona), 6 febbraio 2022
«Non siamo una coppia», sottolinea con un mezzo sorriso uno dei due danzatori di Un Poyo Rojo (Una panchina rossa), alla fine della performance. In scena due uomini, due corpi, il contesto è quello dello spogliatoio di una palestra. I due si guardano, si scrutano, si sfidano, si attraggono e si rifiutano, sono corpi che desiderano un contatto che non necessariamente è sessuale. Un Poyo Rojo di Hermes Gaido è un gioco delicato ed energico al tempo stesso, un vero elzeviro coreutico in cui i due danzatori, meglio performer: Luciano Rosso e Alfonso Baròn sono un tutt’uno, sono corpi portati alle estreme conseguenze di una potenzialità espressiva che sa esprimere gioia e rabbia, dolcezza e seduzione, violenza e tenerezza. Si assiste a bocca aperta alle metamorfosi coreutiche che i due danzatori creano senza alcun accompagnamento musicale, ma trasformando il corpo e il movimento in un ritmo fatto di abbracci, contorsioni al limite del possibile, slanci e scontri. Si passa dalla morte del cigno al body building senza soluzione di continuità, i due performer occupano tutto lo spazio, intessono un dialogo fisico fatto di abbracci e di lotta, ma anche di sguardi e di tentativi più o meno riusciti di baci e carezze. La seduzione procede pian piano, quasi come se fosse la tappa inevitabile di una frequentazione comune, necessariamente intima fra scarpe da ginnastica, salviette, armadietti dello spogliatoio. Provocazione da parte dell’uno e ferma, fermissima rinuncia da parte dell’altro, fino alla capitolazione finale… viene da pensare, in termini di liquidità dell’identità sessuale che tanto di moda va sul piccolo schermo come sui palcoscenici. Ma se si dovesse ridurre Un Poyo Rojo a una questione omosex si crede non si darebbe ragione al lavoro di Hermes Gaido e dei coreografi Luciano Rosso e Nicolàs Poggi e alla bravura dei due interpreti che affidano la colonna sonora della metà della performance alla radio, a quanto una vecchia radio con antenna riesce a captare. Nulla di preregistrato, ma tutto si compie sulla telecronaca della partita della Juve piuttosto che sulle riflessioni dedicate all’aumento dei suicidi in una non ben identificata stazione radio, così come c’è spazio anche per le notizie del traffico di Isoradio. E su questo tappeto sonoro i due costruiscono la parte più contrastata dello spettacolo, una performance che strappa sorrisi e risate ai bimbi in sala per la mimica buffa dei due danzatori, per il loro mimare le gare fra i galli, per la presa in giro della leggiadria di tanta danza classica. In tutto questo Luciano Rosso e Alfonso Baròn saltano, rimbalzano sulla scena, si attorcigliano l’uno sull’altro, si sfidano a box per passare un istante dopo a un trascinante e leggerissimo pas de deux. E alla fine che sulla panchina rossa dello spogliatoio il bacio sia la chiusura dell’incontro e scontro fra i due corpi ha qualcosa di spontaneo, naturale, una sorta di respiro unico di due corpi che si conoscono e si desiderano. E siccome nulla è come sembra ecco la rivelazione finale: «Non siamo una coppia» e poi la performance del seduttore in calzoncini rossi sulla canzone del Pulcino Pio ed è tutta una mimica che fa del danzatore una sorta di buffissimo fumetto. E gli applausi del Comunale non possono che essere calorosi e divertiti per un lavoro tecnicamente impeccabile e costruito con tutte le sfumature del corpo in movimento e non solo danzante.
Nicola Arrigoni