coreografia Ousmane Sy
assistente alla coreografia Odile Lacides
con Cynthia Casimir, Megan Deprez, Valentina Dragotta, Dominique Elenga, Nadia Gabrieli Kalati, Odile Lacides, Audrey Minko
luci Xavier Lescat
costumi Hasnaa Smini
suono e arrangiamenti Adrien Kanter
una creazione All 4 House
produzione Garde Robe
presentato in anteprima il 28 marzo 2019 a La Villette, Parigi
rassegna Danza in Rete Vicenza Schio 2023 - PRIMA ASSOLUTA
Teatro Comunale, Vicenza, 12 marzo 2023
Una pedana-ring è al centro della scena, estesa all’inverosimile a far vedere il tanto decantato “dietro le quinte” teatrale, dove aspettare, riposarsi, concentrarsi in attesa dell’entrata in scena, con tanto di pause per bere e idratarsi. E’ un esercizio tecnico di alto livello, soprattutto in certi quadri scenici “Quenn Blood” del coreografo Ousmane Sy, scomparso prematuramente qualche anno fa, presentato a Vicenza nell’ambito di “Moving Souls” per “Danza in Rete 2023”, un caleidoscopico e variegato calendari di produzioni della danza contemporanea al suo meglio. Sette ballerine in scena, sette strutture fisiche diverse che fin dal prologo, a luci accese con il pubblico che entra in sala, esercitano la loro tecnica, colma di house dance e hip hop. La performance attraversa decisa, sebbene in alcune parti più attendente, parsimoniosa, il corpo e il suo uso messo a disposizione prevalentemente della tecnica, come detto sopra. E’ un ricorrente invito allo scoprire delle culture diverse, degli stati personali diversi e delle stesse strutture corporee applicate alla danza, che si manifestano in quel ring illuminato ai quattro lati, dove ogni performance singola o di gruppo, a turno le danzatrici si fermano, si spostano a lato, lasciano il posto e il luogo alle compagne in alternanza. Chi sta fuori da quella pedana è come se stesse a sua volta ancora imparando, osservando le colleghe in un pensiero incitante che sferza, dà energia. A stare in scena compaiono in ordine sparso classe, condivisione e alleanza in un continuo perpetuarsi da allenamento- spettacolo. Dunque, in quella mista joie de vivre si accarezzano sogni e bisogni, imput necessari, poetica del movimento e molta, molta tecnica che rimane al centro dello spettacolo, diventa primaria protagonista scalzando ogni altra situazione. Di certo la rassegna vicentina, giunta alla sua sesta edizione, sa regalare appuntamenti di essenziali costruzioni artistiche che così essendo facilitano l’avvicinarsi della danza anche al pubblico più distante, che riesce a incuriosirsi. Un dato di fatto che conferma anche l’importanza del Festival, diviso tra Vicenza e Schio, che dalla sua nascita cura gli appuntamenti con dovizia di attenzione per le compagnie scelte, come forse nessun’altra città italiana riesce a fare con questa formula. Tornando a “Quenn Blood”, lo spettacolo si propone da sé, si racconta da solo attraverso quello spirito di squadra a progredire, un amalgama forte e coeso di un gruppo che ha personalità e metodo, frutto di lunga esperienza certificata. Rimane un po’ in ombra e confusa la struttura narrativa in “Queen Blood”, la robustezza che una storia sullo sfondo può incrementare e che qui non si nota appieno, non si intuisce se non in maniera confusa, senza connotazioni nitide. E’ tutto-corpo, tecnica, appunto, di gran livello e latita un po’ l’anima, ma basta e avanza per il pubblico accorso, che sa apprezzare senza tentennamenti e applaude con convinzione tributando alle danzatrici francesi, in prima nazionale, il festeggiamento sentito e ispirato.
Francesco Bettin