Balletto in 3 atti
Tratto dall'omonima tragedia di William Shakespeare
Coreografie Kenneth MacMillan
Riprese da Julie Lincoln e Robert Tewsley
Musiche Sergei Prokofiev
Scene e Costumi Paul Andrews
Luci John B Read
Maître de Ballet Robert Tewsley e Soimita Lupu
Assistente ai Costumi Anna Verde
Con
Giulietta, Luisa Ieluzzi (22, 26) / Anna Chiara Amirante (24, 27) / Claudia D'Antonio (25, 28)
Romeo, Alessandro Staiano (22, 26) / Stanislao Capissi (24, 27) / Danilo Notaro (25, 28)
Tebaldo, Ertrugel Gjoni (22, 25, 26, 28) / Raffaele Vasto (24, 27)
Mercuzio, Carlo De Martino (22, 25, 26, 28) / Salvatore Manzo (24, 27)
Benvolio, Ferdinando De Riso (22, 25, 26, 28) / Giuseppe Aquila (24, 27)
Lady Capuleti, Annalina Nuzzo (22, 25, 26, 28) / Adriana Pappalardo (24, 27)
Lord Capuleti, Giuseppe Ciccarelli (22, 25, 26, 28) / Gianluca Nunziata (24, 27)
Nutrice, Ottavia Cocozza di Montanara
Paride, Daniele Di Donato (22, 25, 26, 28) / Pietro Valente (24, 27)
Danza Mandolini, Salvatore Manzo (22, 25, 28) / Carlo De Martino (24) / Danilo Notaro (26, 27)
E con Orchestra e Balletto del Teatro di San Carlo
Direttore del Balletto Clotilde Vayer
Produzione Birmingham Royal Ballet
Al Teatro San Carlo di Napoli, dal 22 al 28 maggio 2022
Quello che agli italiani riesce piuttosto facile, si sa, è la gestualità, quella mimica per noi così semplice e comune, che ci rende un po’ tutti attori da palcoscenico, intenti a riprodurre nella vita quello che molti altri popoli presenterebbero esclusivamente sulla scena. E così in questo balletto, coreografato in questa versione da Kenneth MacMillan, ma ripreso da Julie Lincoln e Robert Tewsley, la mimica gestuale e l’espressività costituiscono una caratteristica fondante dell’interpretazione, come lo stesso coreografo amava sottolineare, per rendere non soltanto la tecnica sul palco, sicuramente importantissima, soprattutto nella danza classica, ma anche, non per ultima, la realtà che nelle situazioni quotidiane di disperazione, gioia o dolore, tutti mostrerebbero dipinte sui volti e nei corpi e così anche in un balletto perché chi è ballerino è sempre anche un po’ attore e quindi per questo performer. La personalità, lo stile di questo coreografo restano riconoscibili in ogni suo lavoro e per questo ha sempre ricercato protagonisti che sapessero mettere a nudo le proprie emozioni e coinvolgere i sentimenti, anche se non sempre i ballerini che avrebbe voluto sono stati i suoi interpreti. La vita vera calca il palco e si mostra nei passi e nelle pose, riproducendo anche gli atteggiamenti psicologici e i tumulti che scuotono gli animi vibranti. Entrando al San Carlo, sembra sempre di essere per la prima volta di fronte alla bellezza, davanti allo stupore che lascia senza parole e che non può lasciare indifferenti, permettendo, proprio come i ballerini in scena, di sentire le emozioni viaggiare. In questa versione di Romeo e Giulietta, le musiche di Prokofiev si sposano perfettamente con l’idea di MacMillan, ma anche con la storia letteraria che c’è dietro, perché raccontano la favola e al tempo stesso la tragedia dell’amore più famosa al mondo, orientando le scelte della costruzione dell’opera, mentre i costumi dai colori sgargianti e gli sfarzosi accessori permettono all’occhio di essere coinvolto e catturato dalle tinte accese e da scenografie spettacolari, che cambiano continuamente, salendo o scendendo a seconda dell’atto e dell’occasione. La creatività della rappresentazione e la versione che vediamo, in parte si discosta dalle classiche produzioni, ma al tempo stesso attinge alle altre arti che hanno portato sullo schermo o sul palco questo racconto senza tempo e senza confini. Il balletto fu per la prima volta presentato nel 1965 con il Royal Ballet alla Royal Opera House – Covent Garden, poco dopo il quattrocentesimo anniversario di Shakespeare, ma qui viene messo in scena quello del 1992, ossia quella stessa versione, ma ripresa dal Birmingham Royal Ballet e il giovane ed esordiente scenografo Paul Andrews, che cercava nuove strade e originalità. Un grande debutto al Teatro San Carlo, che regala ai suoi interpreti l’evolversi del cambiamento interiore che la danza consente, il viaggio attraverso i suoi gesti e l’esperienza che porta a fare e che si porta dietro, inevitabilmente, anche i suoi spettatori.
Francesca Myriam Chiatto