libretto di Lawrence Kasha & David Landay
liriche di Johnny Mercer
canzoni aggiunte di Al Kasha e Joel Hirschhorn
traduzione di Michele Renzullo
regia e coreografia di Luciano Cannito
con Diana del Bufalo e BAZ
e con 22 interpreti (danzatori, cantanti, attori)
scene di Italo Grassi
costumi di Silvia Aymonino
musica di Gene De Paul
direzione musicale Peppe Vessicchio
produzione FDF Entertainment, Roma City Musical, Art Village
Trieste, Politeama Rossetti, 18 novembre 2022
Un film leggendario prodotto dalla MGM, celebre per le canzoni di Johnny Mercer e le coreografie d’assieme di Michael Kidd, che dà origine a un musical. È questo il singolare destino di “Sette spose per sette fratelli”, pellicola hollywoodiana di grandissimo successo del 1954. Ambientata nell’Oregon a metà dell’800, sembra una fiaba di altri tempi per personaggi imprevedibili, ostacoli, situazioni complicate e, naturalmente, uno splendido lieto fine sigillato da un curioso matrimonio collettivo. La versione teatrale italiana è firmata con sapienza da Luciano Cannito, regista e coreografo dalla lunga carriera teatrale e televisiva. Uno spettacolo che spicca per bellezza d’insieme, effervescenza dei protagonisti, complessità coreografica e voci brillanti. Lo si beve tutto d’un fiato a Trieste (con tre giorni di assoluto sold out) con una compagnia di 22 performers ineccepibili, capeggiati dall’esilarante Baz, nei panni del burbero Adamo Pontipee, e dalla solare Diana Del Bufalo, assolutamente perfetta nella parte della risoluta Milly.
Adamo è infatti il primo di sette fratelli che vivono tra i monti, rozzi e zoticoni. Decide in primavera di scendere a valle per commerciare le sue pelli e trovare finalmente una moglie (“Una donna per me”/ Bless you beautiful hide). S’imbatte nella cameriera Milly e se ne innamora a prima vista, tanto da sposarla poche ore dopo. La giovane donna, pensando di aver iniziato una nuova avventura romantica a due, si dovrà ben presto ricredere approdando nella baita disordinata del marito, abitata anche da altri sei incivili ragazzi. Milly insegnerà così loro, giorno dopo giorno, l’educazione e le buone maniere per poter accedere al ballo del paese e trovare finalmente delle fidanzate (“Fai la corte” / Goin’ courtin’). Alla festa del fienile i ragazzi, provocati da altri spasimanti, cominciano però una rissa (Barn dance). Decidono successivamente, di rapire le fanciulle di cui sono innamorati come fecero un tempo i romani con le sabine, conducendole di sorpresa in montagna. Queste, bloccate qui per tutto l’inverno causa un’improvvisa valanga, con la bella stagione non vorranno più tornare a casa (Spring dance), mentre Milly darà alla luce la sua bambina, riappacificandosi anche con Adamo che aveva ideato il rapimento.
Donne con cuffie alla Sarah Kay, camicie da boscaiolo, stivali da cow boy, grocery store che sembrano saloon, baite sperdute tra i monti… l’impianto scenografico di Italo Grassi e i vestiti di Silvia Aymonimo ammiccano al western oltre a ricalcare fedelmente la pellicola hollywoodiana. Fanno da sfondo efficace ai movimenti acrobatici ideati da Cannito e alla direzione musicale di Beppe Vessicchio (a curare la resa italiana delle canzoni). Applausi prolungati a tutti gli interpreti, anche al fratello giovane Gedeone cui dà volto Lorenzo Scafati.
Elena Pousché