coreografia, scene e costumi: Shen Wei
musica Steve Reich
luci Scott Bolman e Jennifer Tipton Folding
coreografia, ideazione, costumi, scene e trucco: Shen Wei
musica John Tavener e canti buddisti tibetani
luci David Ferri
Milano, Teatro Strehler, dal 24 al 28 febbraio 2010
Shen Wei, il coreografo cinese che dal 2000 dirige una bella e oggi multietnica compagnia a New York, ha portato al Teatro Strehler le sue due anime, quella delle lontane tradizioni e quella occidentale, dove si confrontano le tensioni della modernità. «Folding», del 2000, rispecchia il lato «confuciano» di Shen Wei; c' è la memoria un pò calligrafica dell' «antico», il misticismo che costruisce un nirvana attraverso la rarefazione del gesto, dopo che i corpi si sono liberati, nascendo e rinascendo, dal loro essere doppi o multipli, ma si avvertono anche influssi imprevisti, da Carolyn Carlson (anche Shen Wei ha studiato con Nikolais) a Jiri Kyliàn (maestro di trucchi). «Folding» - che indica il piegare, l' entrare e uscire da una busta o da un corpo - è un balletto affascinante, cerimoniale, allusivo, dove collimano gli echi della musica dei monaci tibetani e i suoni di John Tavener.
La straordinaria padronanza del corpo dei ballerini, il sapiente gioco di luci, il severo essere tutti uguali, torso e viso d' alabastro a contrastare il colore ora rosso ora nero dei costumi, stregano il pubblico, cui alla fine viene offerto un astratto ringraziamento in nome di un' Asia senza confini. L' altro balletto, «Map», del 2005, è una esplorazione dei gradi di percezione del movimento anatomico del corpo, sulla musica minimal di Steve Reich che può durare all' infinito ripartendo dalla stessa cellula sonora, ma essere anche interrotta in qualsiasi momento. Sono 50 minuti di grande impegno fisico, troppi certamente, per cui si finisce per preferire lo Shen Wei meno globalizzato di «Folding». Molti applausi alla fine, repliche fino a domenica.
Mario Pasi