TAO Dance Theater: 13 & 14
13
Coreografia Tao Ye
Composizione musicale Xiao He
Luci Ma Yue, Tao Ye
Costumi Duan Ni
Realizzazione costumi DNTY
Direzione artistica Tao Ye, Duan Ni
Gestione compagnia Wang Hao
Direzione prove Huang Qiqi
Direzione tecnica Ma Yue
Produzione e direzione progettuale Jun Jun
Coordinamento esecutivo Tai Yuanxu
Direzione visuale Fan Xi
DNTY managing direction Ning He
14
Coreografia e ideazione del suono Tao Ye
Luci Ma Yue, Tao Ye
Costumi Duan Ni
Direzione artistica Tao Ye, Duan Ni
Gestione compagnia Wang Hao
Direzione prove Huang Qiqi
Direzione tecnica Ma Yue
Produzione e direzione progettuale Jun Jun
Coordinamento esecutivo Tai Yuanxu
Direzione visuale Fan Xi
DNTY managing direction Ning He
Teatro Ariosto, (RE) 30 ottobre 2024
Il TAO Dance Theater ha portato in scena 13 & 14, due coreografie del ciclo Numerical Series, che rappresentano due momenti della ricerca sulla natura del movimento umano di Tao Ye. Conosciuto per il suo approccio radicale alla danza il fondatore e coreografo della compagnia Tao Ye ha dato vita ad uno stile che elimina narrazione e mette al centro il corpo, il movimento e la ripetizione, in un'alternanza continua tra precisione e libertà. Con 13 & 14, presentati in sequenza, il coreografo esplora nuove possibilità espressive, creando un’esperienza immersiva e astratta che richiede di lasciarsi trasportare in una dimensione puramente sensoriale. La numerazione stessa, 13 & 14, è la continuazione di una serie in cui Tao esplora il significato della ripetizione e della variazione attraverso il numero di danzatori in scena. 13 è una coreografia che introduce una tensione tra l’unità e la frammentazione. I danzatori, tredici, mantengono un’armonia di gruppo, ma il movimento si fa a tratti e improvvisamente frammentato e individuale. È un’esplorazione di tensione e rilascio, dove ogni danzatore sembra seguire un impulso interiore pur mantenendo il legame con il gruppo. Qui Tao Ye costringe a trovare significati nelle pause, nei vuoti e nei silenzi. Ogni danzatore sembra seguire una direzione autonoma pur restando legato al ritmo collettivo, creando un gioco complesso di linee e figure che si intersecano e si dissolvono nello spazio. La musica minimalista e ripetitiva di piano solo di 13 si intreccia con la coreografia in un dialogo incessante. È come se la musica amplificasse ogni gesto dei danzatori, creando una tensione che cresce con il progredire della performance. Il risultato è una coreografia che si apre al caos e alla libertà, dove i corpi sembrano spinti da impulsi interni, liberi di esplorare un universo di possibilità. E tuttavia un’atmosfera solipsistica pervade tutto il movimento, amplificato dai costumi monocromatici di tonalità neutra. 14, mette in scena una massa di quattordici danzatori, una folla di corpi che si muove all'unisono, creando un effetto ottico e sonoro potente, come un organismo unico. La coreografia, con rimandi evidenti al tai chi, è rigorosa. I danzatori sembrano guidati da una forza invisibile che, al ritmo di un metronomo, li coordina in perfetta sincronia, quasi meccanica, che si sviluppa con una precisione estrema: ogni gesto è calcolato e ritmato al millesimo, eppure non c’è nulla di rigido in questo. È come osservare un’enorme onda che si infrange e si ritira, sempre uguale eppure sempre diversa, in una continua trasformazione. Si viene subito catturati da questa visione ipnotica: i corpi, mossi all’unisono, sembrano perdere la loro individualità per fondersi in un’entità collettiva, un unico organismo che pulsa al ritmo di un respiro condiviso. Ma i danzatori, non diventano mai indistinguibili, e piccole variazioni danno a ciascuno una propria identità. È un effetto visivo ed emotivo che ipnotizza, e i costumi, qui tutti coloratissimi, creano un piacevole contrasto. Sono due coreografie affascinanti e rese estremamente potenti dalla fusione perfetta tra movimento e suono, ideato dallo stesso coreografo Tao Ye. I suoni, spesso prodotti direttamente dai corpi, come il respiro amplificato e i colpi dei piedi sul pavimento, sembrano diventare parte della composizione musicale, trasformando i danzatori in strumenti sonori. Sulla scena non ci sono elementi decorativi, lasciando che sia la coreografia stessa a creare lo spazio, e così corpi e i loro movimenti diventano l’unica fonte di narrazione. Ogni movimento è studiato per creare forme, ombre e linee che disegnano lo spazio e rendono i corpi dei veri e propri strumenti di un linguaggio visivo estremamente raffinato. Tao Ye spinge a guardare il movimento puro, privo di qualsiasi narrazione o significato evidente, e invita a lasciare che la ripetizione e la variazione guidino i sensi. Alla fine rimane nel pubblico una sensazione di sospensione, un’emozione che non ha bisogno di essere compresa, ma solo vissuta. Giulia Clai