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PETER STEIN e GIANLUIGI FOGACCI - UN'ALTRA PROSPETTIVA

PETER STEIN e GIANLUIGI FOGACCI, Un’altra prospettivaPETER STEIN e GIANLUIGI FOGACCI
UN'ALTRA PROSPETTIVA
(La vita e il Teatro di un Maestro)
San Cesario di Lecce Ed. Manni 2021
Pag. 174 € 16.00
(TEATRO - Gigi Giacobbe)

Per me che ho conosciuto Peter Stein e visto alcuni suoi spettacoli (L’Orestea di Eschilo di nove ore nel 1995 fra i ruderi di Gibellina con la Compagnia dell’Armata Rossa, Zio Vanja di Cechov nel dicembre del 1996 al Vittorio Emanuele di Messina con un cast eccezionale Crippa. Herlitzka, Girone, Pozzi…, la Pentesilea di Kleist con Maddalena Crippa all’Ortigia Festival di Siracusa del 2002 diretto da Roberto Andò, I Demòni di Dostoevskij di 12 ore al Napoli Teatro Festival del 2010, La brocca rotta di Kleist a San Pietroburgo nel 2011 con Klaus Maria Brandauer quando Stein, riceve il XIV Premio Europa) leggere adesso il libro di Gianluigi Fogacci sotto forma di dialogo con Peter Stein (che non definirei intervista) è stato oltre che un piacere un modo per approfondire la vita e la weltanschauung teatrale di questo immaginifico ma anche tosto testardo apparentemente scostante artista e regista tedesco di Berlino nato nel 1937. A Fogacci, attore versatile che ho visto all’opera in un teatrino di Catania con la pièce The Prudes del drammaturgo scozzese Antony Neilson, l’idea di scrivere un libro su Stein, col quale aveva lavorato nel Tito Andronico, gli viene in mente nell’estate del 2018, dopo aver trascorso con lui alcuni giorni nella sua casa romana e nella tenuta di San Pancrazio nei pressi di Amelia in Umbria, diventata negli anni - come si legge nel libro - un piccolo borgo con case, alloggi, foresteria, sala prove con uno spazio teatrale per ospitare attori e tecnici, compagnie teatrali con le quali poi lavorerà, cercando sempre di formare il collettivo: una filosofia la sua che l’accompagnerà testardamente per tutta la vita. Dialogando con Fogacci, Stein racconta la sua infanzia durante l’ultima guerra, il rapporto conflittuale col padre ingegnere al servizio dell’industria bellica di Hitler, al punto d’affermare che la sua “proverbiale aggressività e litigiosità ha questa origine…e credo sia alla base dei problemi relazionali che ho sempre avuto e continuo ad avere”. Per colpa della guerra comincia ad andare a scuola a 9 anni, ammalandosi di tubercolosi a 11 per scarsa nutrizione, soffrendo pure di reumatismi nei primi anni ’60 quando comincia a fare l’attore cantando e ballando il tip tap in un testo di Heinrich Mann titolato Bibi, der Eintänzer, risolvendo poi il problema facendo i fanghi ad Abano Terme. Frequenta l’università a Francoforte e Monaco di Baviera studiando storia dell’arte e della letteratura per costruirsi una “biblioteca interna”, frequenta gruppi universitari, traduce autori del “teatro dell’assurdo” (Adamov e altri), vede a Milano Vita di Galileo diretta da Giorgio Strehler, a Parigi il “teatro boulevardier” di Feydeau e Labiche, a Londra il Re Lear e il Dream shakespeariani secondo il genietto di Peter Brook. La vocazione teatrale arriva quando un suo amico, Dieter Giesing, assistente di Erwin Piscator, mette in scena al Kammerspiele di Monaco Diario d’un pazzo di Gogol e lui vi partecipa nel ruolo di dramaturg. Il primo lavoro da professionista che lui considera una delusione è Il signor Puntila e il suo servo Matti di Brecht del 1964, un autore per lui “troppo schematico, ideologico, buoni e cattivi, bianco e nero, senza sfumature, senza ambiguità, mortale per il teatro”. Il regista da cui Stein ha imparato il mestiere è stato Fritz Kortner, “una star negli anni Venti…il cui metodo consisteva nell’accentare le parti del discorso, dando importanza anche ai sottotesti e facendo suonare la battuta assolutamente naturale…”. Negli anni ’70 e ’80 Stein realizza spettacoli memorabili che iniziano con Saved di Edward Bond (la sua prima regia nel Teatro di Brema) che gli consentì poi di formare un superbo collettivo alla Schaubühne con Bruno Ganz, Edith Clever, Jutta Lampe, Michael König. Da antologia un suo Faust di Goethe all’Expo 2000 di Hannover di 21 ore, cui seguiranno tante altre messinscene in cui si riconosce il genio di questo regista rigoroso e innovativo ben documentato in questo libro di Fogacci prezioso per chi ama Peter Stein e il suo Teatro.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Mercoledì, 23 Febbraio 2022 08:34

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