Lamberto Puggelli NEL DOLORE LA GIOIA MI PARLA... TANTI MODI DI DIRE TEATRO Skira, 2012, Euro 19.00
Più che un libro è un atto d'amore ciò che Lamberto Puggelli, affermato sulla scena internazionale come attore-regista di provata professionalità, formatosi nella cerchia ristretta dei collaboratori di Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano, ha pubblicato, per i caratteri dell'editore Skira: una confessione personale per dire Nel dolore la gioia mi parla... per dire Tanti modi per dire teatro. Un libro che ogni teatrante, operatore culturale, dovrebbe tenere nello scaffale della propria biblioteca, poiché ricostruisce un percorso di storia del teatro italiano, a partire dagli anni Cinquanta, attraverso documenti, testimonianze, lettere aperte, versi poetici sull'universo teatro, foto di scena, ritratti personali, riflessioni, considerazioni, denunce; ma anche un percorso di vita, d'amore, di passione, sofferenze, d'impegno intellettuale e creativo. Dice bene nella prefazione lo studioso Paolo Bosisio, quando sostiene: "L'amore e la passione per la parola scritta- potremmo dire per la letteratura e la poesia, oltre che per la drammaturgia- risuonano al fondo delle dense osservazioni di Puggelli che, tuttavia, fa suo il pensiero dei grandi teorici di inizio Novecento, da Appia a Craig, da Artaud a Brecht... consista nella radicale e insopprimibile esigenza di contatto fra attori e spettatori - uno o mille che siano gli uni e gli altri- nella ecclesialità di un momento di comunicazione, fulminante nella sua irripetibilità, i cui contenuti pretendono di transitare non solo attraverso la ragione, bensì attraverso le emozioni in un contatto anche fisico che amplifica, deforma, corrompe, esalta e carica di forza ciò che ghermisce dal gesto dell'attore facendolo rimbalzare e circuitare fra gli spettatori: "il teatro- dice Puggelli- non è quello che accade in palcoscenico, ma quello che accade tra attore e pubblico". Puggelli non dimentica di menzionare i suoi punti di riferimento quali Paolo Grassi, Giorgio Strehler, Mario Apollonio, che esigevano un teatro d'arte per tutti. Ma ricorda anche quanto abbia imparato da persone semplici, umili che i macchinisti, elettricisti, servi di scena, che nella loro umiltà determinano la vita di uno spettacolo teatrale. Ma molto ha giovato anche la sua attività d'attore nello svolgimento dei suoi atti di regista perché in prima persona ha provato cosa significa "vivere" in palcoscenico mentre si recita, facendo sapere agli attori che hanno lavorato con lui: "La vita è il senso ultimo di questo nostro lavoro. Ogni sera fatelo con rabbia, dolore, indignazione, follia, ma anche ragionando, con calma, gioia, perché non solo il teatro ma il mondo possa essere per noi lo specchio che ci rimandi l'immagine limpida. Di un modo di essere che sia veramente umano. Più che un libro da leggere in silenzio è un libro da leggere, recitandolo ad alta voce al pubblico.
Mario Mattia Giorgetti
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