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ACCADEMIA MUSICALE CHIGIANA - con Sung-Won Yang

Sung-Won Yang Sung-Won Yang

SUNG-WON YANG violoncello
ENRICO PACE pianoforte
Franz Schubert Sonata in la minore D. 821 “Arpeggione”
Felix Mendelssohn Sonata n. 2 in re maggiore op. 58
Leoš Janàček Pohádka (Racconto)
Richard Strauss Sonata in fa maggiore op. 6
Chiesa di Sant’Agostino, Siena 3 agosto 2023

www.Sipario.it, 4 agosto 2023

Una cosa è certa, la scrittura romantica ha prodotto dei capolavori di ineguagliabile bellezza. Vuoi tanto ardire in tanta arte è cosa rara. E solo in un determinato periodo della storia della musica, nel giro di poco tempo si è coniugato ciò che è bello a ciò che è capolavoro. Ergo interpretare il romanticismo non è mai impresa semplice. Anzi, soprattutto quando, nella maggior parte dei casi abbiamo a che fare con musica cameristica. Il duo Sung Won Yang e Enrico Pace hanno quindi elargito musica di alta bellezza, creando una sorta di dimensione sonora in quella dimora unica che è la Chiesa di S. Agostino a Siena. Dopo averli ascoltati il precedente anno in un nutrito programma dedicato a Liszt e a Chopin, ritrovarli ora è stato sorprendente poiché le loro scelte sono state di altissima qualità. L’Arpeggione di Franz Schubert sta al mezzo dire di una conquista da parte del compositore di quella che sarà la sua moderna cifra stilistica e un grande rispetto per la forma classica. Con questa sonata Schubert riesce definitivamente a ribadire la propria idea di ricerca sonora, di scrittura lirica che avesse tanta a tale rimando al passato da essere forse un raro e riuscitissimo esempio. Il duo ha saputo suscitare nell’ascoltatore tanta grazia affettiva. Un ricamo di sonorità deliziose. Un tempo neanche tanto sospeso nella possibilità di una definizione. Da canto suo Felix Mendelsshon Bartholdy si pone su un piano trasverso quasi a quello di Schubert. Nella sonata op. 58 è già evidente quella personale ricerca stilistica, una mirabile sintesi di magistero antico. Come non sentire la continua memoria bachiana e quella unica risoluzione che diventa capolavoro. In un salto verso il futuro, ma rimanendo ancora in uno sviluppo romantico, Pohadka di Leos Janacek. Un possibile suite o meglio una quasi sonata potrebbe far meglio comprendere lo spazio in cui si muove il geniale compositore. Yang e Pace raggiungono una indimenticabile dimensione interpretativa. La grazia con cui entrambi esprimono il suono di Janacek e la perfetta emissione dello stesso fanno di questa interpretazione un vero e proprio punto di riferimento. Senza tema di sbaglio è possibile sottolineare come in questa opera entrambi abbiano proiettato una interiore parte del proprio sentire per farne uscire una sintesi di estrema bellezza e quindi di bravura interpretativa. Segmento che si chiude con la giovanile sonata di Richard Strauss, una composizione che avverte l’ascoltatore di non cadere nell’inganno della forma ma di trovarvi in essa una vera e propria futura memoria di quello che questo autore sarà capace di fare nella sua lunga vita. Insomma un concerto memorabile; in particolare ci piace sottolineare la padronanza di Enrico Pace, la giusta emissione del suono mai eccessivo. Cosa rara nell’ascoltare oggi tanti pianisti che abusano di uno strumento che invece può essere estremamente intimo e delicato. Bis con Rachmaninoff che non fa che confermare come un duo può essere l’equivalente di bellezza e di bravura. 

Marco Ranaldi

Ultima modifica il Venerdì, 01 Settembre 2023 10:53

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