G. Rossini
Duetto per violoncello e contrabbasso
Allegro
Andante molto
Allegro zingarese
L. van Beethoven
Settimino per fiati ed archi in mi bemolle maggiore, op. 20
Adagio. Allegro con brio
Adagio cantabile
Tempo di Minuetto
Tema. Andante con variazioni
Scherzo. Allegro molto e vivace
Andante con moto alla Marcia. Presto
Annelien Van Wauwe Clarinetto
Andrea Cellacchi Fagotto
Mirko Landoni Corno
Liya Petrova Violino
Giuseppe Russo Rossi Viola
Aleksey Shadrin Violoncello
Giorgio Magistroni Contrabbasso
Corigliano d'Otranto - Castello Volante 19 Luglio 2024
In un castello federiciano, in un luogo incantevole immerso nel mare di terra leccese, Il Castello Volante di Corigliano d’ Otranto apre le porte ad un concerto superiore, nel senso di super io musicale. A dirla alla Freud anche nei compositori quando componevano era fortemente presente un super io e lo dimostrano i due che hanno immerso il pubblico delle gallerie del castello , o forse delle cisterne, in un senso di alte sfere superiori. E’ il caso di Gioacchino Rossini del quale si è sempre spesso pensato solo alla sua strabordante scrittura operistica nel senso di numero grande di composizioni effettuate. Ogni tanto il pesarese si divertiva a scrivere per strumenti vari come nel caso di un raro Duetto per cello e contrabbasso. Shadrin e Magistroni hanno come si suol dire sudato le sette camice dato l’esorbitante caldo ad eseguire queste periziose composizioni. Bravi, intelligenti schietti, sono stati forti nel far comprendere come un genio dal Super Io quale era Rossini potesse esulare dal suo mondo del melodramma per regalare un vero capolavoro di contemporanea musica da camera, nel senso del suo tempo. Il vero titano però del quale lo stesso Freud ne rimaneva estasiato, è Beethoven. Ebbene è cosa rara ascoltare il suo Settimino uno dei suoi capolavori di sintesi dell’ immenso pensiero compositivo. L’opera divisa in diversi tempi oltre la tradizione del suo periodo, è un susseguirsi di andamenti e di perigliose idee moderne. E’ opera talmente d’alto vaticinio che infatti sono in pochi a proporla. Il Settimino che ha eseguito l’opera beethoveniana è stato talmente all’altezza della improba opera da meritarsi non solo il plauso ma il sincero apprezzamento nell’aver saputo interpretare con propri puntigli creativi il Settimino di Beethoven. Considerando che l’ambiente del Castello presentava una discreta umidità, in una serata calda, suonare sia archi che fiati non è per nulla semplice. E poi essere capaci di infondere il proprio pensiero interpretativo è impagabile. Come è impagabile il super io dei compositori al quale dobbiamo essere veramente grati per questa dis funzione dell’equilibrio psichico. Altrimenti non si chiamerebbero geni. Marco Ranaldi