E. Grieg
Sonata n. 3 in do minore per violino e pianoforte, Op. 45
Allegro molto ed appassionato
Allegretto espressivo alla romanza
Allegro animato
J. Brahms
Quartetto per pianoforte n. 1 in sol minore, Op. 25
Allegro
Intermezzo. Allegro ma non troppo. Trio. Animato
Andante con moto
Rondò alla Zingarese. Presto
Nell'ambito del Progetto Speciale:
Nel segno di Dvořák e Brahms: il pianoforte da camera
Hyeyoon Park Violino
Georgy Kovalev Viola
Ludovica Rana Violoncello
Benjamin Grosvenor Pianoforte
Lecce - Chiostro del Rettorato 18 Luglio 2024
Se parliamo di musica da camera nell’800 con grande probabilità possiamo sapere di ascoltare una dimensione assolutamente moderna del suonare assieme. Lo sanno bene Park e Grosvenor che hanno presentato un capolavoro assoluto e spesso ignorato come la Sonata n 3 per violino e pianoforte di Edvard Grieg. Un capolavoro di scrittura, una vera autostrada verso il bello, verso tutto quello che era idea di alti auspici auditivi. Certo è che ai tempi del compositore Grieg si scriveva con molta abitudine curativa, ovvero i compositori che sapevano ben scrivere, badavano al che le loro musiche potessero essere talmente belle da curare l’animo umano. Una sorta di musicoterapia ante litteram. Infatti nel caso di Grieg la sonata è talmente ben fatta che i due esecutori Park e Grosvenor hanno saputo infondere nell’ascoltatore quella serena sintesi di una idea d’alto magistrato compositivo. Loro due giovani sono stati molti intensi, attenti ad ogni nota e soprattutto ben presenti nel rendere coscienziosamente tale capolavoro. Per quanto riguarda invece il Primo Quartetto di Johannes Brahms possiamo sottolineare come quest’opera apra le vie del futuro, quando il compositore intuisce che attraverso l’op. 25 può vedere Beethoven da un lato e dall’altro Schumann. Nella sua sintesi sonora Brahms è talmente bravo da lasciare alla memoria uno dei primi esempi di musica moderna. D’altronde la sua idea compositiva era talmente alta e talmente ben logica da poter fornire una specie di trattato moderno della musica da camera. Anche in questo caso gli interpreti hanno saputo ben infondere cosa possa essere quanto testé scritto. Il quartetto formato da Park, Kovalev, Rana e Grosvenor funziona benissimo. In un clima di scorrevole situazione in un luogo di forti suggestioni d’antiche memorie. Marco Ranaldi