Musica di Vincenzo Bellini
Libretto di Felice Romani
con Francesca Pia Vitale, Paola Gardina, Davide Tuscano, William Corrò, Abramo Rosalen e il coro Iris Ensemble
scene e costumi Filippo Tonon
luci Bruno Ciulli
Orchestra di Padova e del veneto diretta da Tiziano Severini
Regia Stefano Trespidi
produzione Comune di Padova, coproduzione con i comuni di Treviso, Rovigo e la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi
Padova Stagione Lirica 2022
Padova, teatro Verdi, 23 ottobre 2022
L’overture profuma quasi di festa ma in realtà nasconde il dramma, la tragedia, ne “I Capuleti e i Montecchi” andato in scena al teatro Verdi per Padova Stagione Lirica 2022 con un bel successo. Una regia orchestratissima (di Stefano Trespidi) ha mosso le pedine sul palcoscenico con efficacia mostrando sublimi richiami a Rembrandt e Caravaggio sotto un uso di luci importanti, trasudanti disgrazia. Nei due atti dalla ricchezza musicale di Vincenzo Bellini, su libretto di Felice Romani, due famiglie si odiano ma in seno loro cresce un amore imprevisto tra i rispettivi figli, Romeo e Giulietta. Antiche faide famigliari, odi velenosi fanno sì che ai due bei giovani non sia potuto coltivare il proprio amore l’un per l’altra, con quella passione che li distruggerà e li porterà a un oblio sofferto, vissuto esistenzialmente con ardore ma anche nichilismo. Tutto si svolge in una cornice spazio-tempo-avvenimenti, bellissima (di Filippo Tonon, come gli ottimi costumi), crepata alla base come un riferimento alle vite personali dei due amanti, e del contesto stesso in cui vivono. Una vetrata colorata, sempre parlando di scenografia, camuffa altresì ritraendosi quando serve, le stanze e i luoghi dell’ardire e della guerriglia non solo fisica che le due famiglie si scambiano, gli uni in azzurro, gli altri in crema. La scena stessa che tende al bluastro vellutato aiuta non poco a immaginare la realtà visiva di ciò che accade, cupa, elegantemente illuminata ma un po’ fioca, tetra, nelle luci estremamente curate di Bruno Ciulli. La tragedia purtroppo è del tutto o quasi annunciata, e il Romeo en travesti ci si butta dentro con tutta la sua esaltazione sentimentale che non può far ragionare tanta ne è la forza. Paola Gardina dà al suo personaggio l’irragionevole immaginazione della felicità sognata, in antagonismo al padre di Giulietta, Capellio, e a Tebaldo, promesso sposo della giovane. Fa da intermediario il messaggero Lorenzo, che non riesce pienamente in un intento che il destino ha segnato e risegnato ormai nella storia, e che non dà diritto allo scampo. Lei, la virginale Giulietta, al centro della vicenda, è grazia e candore, freschezza e tristezza, contrapponendosi al fato e al padre che dell’amore per Romeo non giustifica nulla, e chiude la questione. Innamorati, abbandonati a loro stessi quasi del tutto i due giovani trovano la forza di sfidare la triste realtà che li circonda fino al limite, pagandone se non nell’immediato, poco dopo, le estreme conseguenze. Nella fierezza e nel dolore la vicenda spazia di continuo ma non molla nessuna presa se non quando è tardi, e la tragedia è accaduta. Incombe sui personaggi, aleggia in quelle anime l’atmosfera più nera e sordida, a cui il coro stesso, le due famiglie guerrigliere, non si oppongono e rimescolano il sentimento. “L’amor con me morrà” canta la giovane innamorata, alla quale Francesca Pia Vitale dà con grazia e bravura quello che si sperava, alla pari di una grande interpretazione. Sapendo di quella sorte, di una fine assegnatale dal destino che la vuole disperata e annientata come il suo Romeo, mestamente accerchiata dal cinismo di chi ha deciso così “senza se e senza ma”, nel trionfo di una convinzione che non porta a niente se non alla maledizione. Belle le prove anche degli altri interpreti e del coro Iris Ensemble che sulle note poderose di Bellini trovano slanci decisi, certezze. Gli applausi calorosi sono per tutti, meritati.
Francesco Bettin