di Giacomo Puccini
direttore: Gianluigi Gelmetti
regia: Giancarlo Del Monaco
scene e costumi: Michael Scott
con Daniela Dessì, Silvano Carroli, Fabio Armiliato
Orchestra e Coro del Teatro dell'Opera di Roma
Roma, Teatro dell'Opera, dal 8 al 15 aprile 2008
Secondo appuntamento con la musica di Giacomo Puccini nella stagione dedicata al 150esimo anniversario della sua nascita. All'Opera è andata in scena La Fanciulla del West, assente da ventanni sulle scene romane. Il libretto di Guelfo Civinini e Carlo Wangarini è tratto dal melodramma The Girl of the Golden West del californiano Davis Belasco, cui il compositore aveva già attinto per Madama Butterfly. Gianluigi Gelmetti che ha diretto lorchestra, facendo leva su un eccellente cast dinterpreti, a proposito delle molteplici e diversificate modifiche apportate allopera nelle precedenti edizioni, dichiara di essere stato personalmente in visita nel caveau di casa Ricordi e di averne reperito la stesura originale, là dove la partitura in alcuni casi risente della musica di Debussy e di Strauss, arricchendosi al contempo di arie folcloristiche.
Giancarlo Del Monaco, che ne ha curato la regia, ha avuto modo di dichiarare a sua volta di aver respirato più volte il fantastico clima de La Fanciulla del West, allorché lascoltava dal padre nel corso delle prove. La realizzazione che ne ha fatto, più che allo stile teatrale, si avvicina con le scene e i costumi allo stile cinematografico, con presenza in palcoscenico di banditi, sceriffi, cercatori doro e limmancabile donna del saloon, sulla quale convergono tutte le passioni e le trame. Si ripresentano, insomma, tutti gli ingredienti della frontiera americana che conquistarono il Metropolitan di New York il 10 dicembre 1910 e con il medesimo direttore, Arturo Toscanini, solo sei mesi dopo approdarono proprio nella sala del Costanzi per il debutto italiano.
A dirigere il coro è stato Andrea Giorgi. Firmano il disegno luci Wolfgang von Zoubeck e Alessandro Santini. I combattimenti sono curati da Mario Bellanova. Daniela Dessì, quale protagonista principale, sè fatta apprezzare con la sua inconfondibile voce per una particolare interpretazione e con lei si sono alternate nelle repliche Janice Baird e Virginia Todisco. Nei panni dello sceriffo Jack Rance si sono fatti a loro volta apprezzare Silvano Carroli e Mauro Buda, due modi diversi di unire con forte personalità lesperienza e linterpretazione scenica. Il bandito Dick Johnson è stato alternativamente interpretato da Fabio Armiliato, Nicola Martinucci e Renzo Zulian. A Massimiliano Gagliardo e a Piero Terranova è toccata la parte di Sonora. Applausi convinti, quindi, per i sopracitati interpreti, come pure per Aldo Orsolini, Francesco Facini, Patrizio Saudelli, Danilo Serraiocco, Roberto Accurso, Mario Bolognesi, Claudio Barbieri, Alberto Noli, Armando Caforio, Reda El-Wakil, Antonella Costantini, Mario Bellanova, Francesco Musinu, Vinicio Cecere e Francesco Paolo Panni.
Va, intanto, ricordato che tra il fiasco scaligero di Madama Butterfly e la sua riabilitazione a Brescia (1904) e La fanciulla del West, andata in scena a New York nel 1910 con Enrico Caruso, Emmy Destinn, Pasquale Amato e Arturo Toscanini sul podio, corrono sei anni, in gran parte impiegati da Puccini, stufo delle Bohème, Butterfly e quantaltro, nella ricerca di un libretto nuovo e originale. La scelta incredibilmente cadde, come sè sopra detto, su una pièce di forti contrasti passionali e davventura come The Girl of the Golden West di David Belasco. Come già in Tosca, La fanciulla del West riproponeva uno scontro allinterno di un triangolo amoroso, confermando un credo irrinunciabile della poetica pucciniana: Non si può sortire da un soggetto passionale, contornato pure da grandi avvenimenti, di folla, di moto, ma ciò che deve campeggiare è la grande passione, la vera, la sublime, la sensuale; pure, lo spazio concesso alla pittura dambiente, ai tanti piccoli tipi umani che circondano i protagonisti, ci dice che il mondo dei minatori allepoca della febbre delloro ha affascinato profondamente Puccini, tanto da attribuire loro un peso drammatico, una funzione corale protagonistica e non di contorno.
Come era avvenuto per il Giappone di Butterfly, Puccini volle ricostruire il giusto ambiente utilizzando materiale folclorico americano: melodie autentiche come quella di Jake Fallace Che faranno i vecchi miei, il canto Dooda dooda day, danze esotiche e una ninna-nanna pellerossa.
Renato Ribaud