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ITALIANA IN ALGERI (L') - regia Vittorio Borrelli

"L’Italiana in Algeri", regia Vittorio Borrelli "L’Italiana in Algeri", regia Vittorio Borrelli

Di Gioachino Rossini
Libretto di Angelo Anelli
Regia: Vittorio Borrelli
Mustafa’: Fabrizio Beggi
Elvira: Chiara Notarnicola
Zulma: Alessandra Del Croce
Haly: Alberto Petricca
Lindoro: Antonio Siragusa
Isabella: Teresa Iervolino
Taddeo: Bruno Taddia
Scene: Claudia Boasso
Costumi: Santuzza Cali’
Maestro del Coro: Mirca Rosciani
Direttore Orchestra Teatro Lirico di Cagliari: Massimo Zanetti
Teatro Lirico di Cagliari. Dal 3 al 12 maggio 2024

www.Sipario.it, 8 maggio 2024

Qualcuno si e’ chiesto: quale malizioso intento, quale consonanza nascondeva chi, in tempi di rigurgiti nazionalistici e di ritorni neofascisti, ha deciso di riportare sulle scene l’‘Italiana’ di Rossini, con quelle sue arie scioviniste e patriottarde? Vero e’ che durante il Ventennio quelle arie hanno mandato in solluchero fior di gerarchi e pubblico fascisti. ‘Patria, dovere, onore, dagli altri apprendi/ a mostrarti italiano....(Recitativo di Isabella, scena undicesima). E subito dopo, nel Rondo’, : ‘Pensa alla patria e intrepido/ il tuo dovere adempi/ vedi per tutta Italia/ rinascere gli esempi/ di ardire e di valor’. A cio’ si aggiunga la serpeggiante esaltazione del genio italiano a fronte della selvaggia dabbenaggine del ‘turco’. Ma quelli erano i tempi. E, del resto, mentre il turco regnava su un impero, l’Italia era ancora un sogno, una fantasia. Rossini, inoltre, allora ventitreenne, non mostrava alcun interesse in faccende di natura politica. Non più di Mozart, che pochi decenni prima aveva creato quel Flauto Magico, a cui l’Italiana di Rossini tanto assomiglia per geniale ed immortale leggerezza. Allontanata cosi’ ogni ombra da Rossini, rimane il processo alle intenzioni. Mi sbaglierò, ma a me pare che il sospetto di vetero-nazionalismo e di filo-fascismo per chi ha voluto questa ‘Italiana’ sia ingeneroso e infondato. Sa vagamente di maccartismo. E la polemica mi sembra appartenere più al  cicaleccio pseudo-politico che ad una vera ‘battaglia delle idee’, in tempi sempre più privi di idee. Detto questo, la Italiana riproposta a Cagliari e’ un successo. L’allestimento e’ quello ormai storico realizzato da Zanetti per il Teatro Regio di Torino nel 2009, ancora oggi godibilissimo e ricco di trovate. E soprattutto non cerebrale, rispettoso dell’opera, senza sovrapposizioni narcisistiche. Il naufragio di Isabella avviene in un mare metafisico dipinto sulla quinta di fondo, attraversata da una beccheggiante barchetta in cartapesta affannosamente inseguita da quella dei pirati del bey. Una allegra e divertente fantasia fanciullesca. E poi l’ Impalatore, un corista  che come un folletto si aggira per la scena con il suo palo appuntito, una sorta di matitone, con il quale insegue il povero Taddeo, per impalarlo. Il bey Mustafa’,  immerso nel lusso e nella libidine (per la verita’ sempre frustrata) più sfacciata, passa seminudo con divertente e innocente determinazione da un bagno ad un banchetto e infine sul materassone sul quale vorrebbe tanto immolare l’Italiana. La scena e’ luminosa, incorniciata da Claudia Boasso in preziose ed elaboratissime arcate di portali arabi, sontuosi i costumi in color pastello della Cali’. Il tutto risale a 15 anni fa, oggi saremmo forse più minimalisti, ma li’ c’é la gioia degli occhi, senza complessi. Il cast dei cantanti ha fatto onore al capolavoro. Mustafa’ e’ stato magnifico: gran controllo della sua voce di basso con frequenti incursioni nel baritono, perfettamente aderente all’azione, gran presenza di scena, gesti naturali e precisi, vis comica irresistibile. Esilarante nell’ aria ‘Vuoi ricchezza, vuoi bellezza...’: un impervio scioglilingua, una sarabanda di note fermamente controllate, una esuberante gioia del cantare. Applausi. Grandi applausi anche per l’allampanato Taddeo, buon baritono dalla comicità irresistibile, sempre impacciato e sempre sul punto di essere impalato, irresistibile quando canta con agilissimi vocalizzi ‘Forse il palo di Algeri e’ un complimento?’ Lindoro (Siragusa) e’ un tenore ‘di testa’, eccellente la sua aria di apertura (‘Languir per una bella....’) nella quale alterna potenza e delicatissimo vibrato. Sconcertante la prestazione della Iervolino, unica soprano in scena: ha voce agile, ampia, vellutata, gran presenza, ma inspiegabili cali tra un acuto e l’altro, poco più che sussurri. Nel secondo atto e’ stata più continua e compatta, più padrona della scena. Bravissima Elvira (Notarnicola) che ha saputo rendere con commovente vibrato e ironica distanza l’umiliazione e lo sconforto del suo personaggio. Quanto al resto, eccellente l’ orchestra, soprattutto nella celeberrima ouverture, con magistrale protagonismo di flauti, oboe e fagotti. Infine il Coro, una eccellenza del Lirico di Cagliari, per definizione entità collettiva, ma gran protagonista in scena.

Attilio Moro  

Ultima modifica il Lunedì, 13 Maggio 2024 18:45

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