dall’ ”Opera da tre soldi” di Bertolt Brecht
Musiche di Kurt Weill
con Elio e il quintetto de I Fiati Associati
(Massimo Mercelli, Luca Vignali, Riccardo Crocilla, Davide Maia e Danilo Marchello)
Musiche dal vivo de I Fiati Associati
Produzione ERF – Emilia Romagna Festival
Società del Quartetto - Vicenza
Vicenza, Teatro Comunale, 10 febbraio 2020
Il grande fascino dell’ “Opera da tre soldi” che Brecht scrisse nel 1928, che il drammaturgo adattò dalla ballata di John Gay facendola diventare una delle commedie più famose anche della storia del teatro, e musicata da Kurt Weill, si rivela in tutta la sua pienezza in questo appuntamento – omaggio alla stessa, e a quel teatro, che Elio, artista eclettico, mette in scena con I Fiati Associati, con il Quartetto di Vicenza. La serata è una produzione ERF –Emilia Romagna Festival, ed è stata presentata per la Stagione Concertistica nel programma teatrale del teatro Comunale di Vicenza. Nonostante, dunque, l’appuntamento non sia la messa in scena completa della commedia, lo spirito brechtiano ne esce benissimo, perché i testi cantati con vera e sincera passione da Elio, e amati molto dallo stesso come la musica di Weill, sono di un’ironia graffiante che anche se ben conosciuta va rispolverata ogni tanto. E se la cosa vien fatta dai grandi interpreti, come spesso è stato, non può che risultare un’ottima cosa. Qui, al cospetto “solo” di un quintetto di altissimo livello, l’altrettanto egregio e immenso interprete Elio, ovvero Stefano Belisari, tra una suite e l’altra che racconta nebulose immagini di malavita londinese, che comunque riflette un mondo dei primi Novecento sia tedesco che europeo per altri versi, mette in mostra per chi non lo avesse mai percepito la sua perfetta predisposizione per il canto e per l’opera in sé. Questo tra un siparietto e l’altro che il noto cantante già degli EELST (Elio e Le Storie Tese) affronta sempre con grazia e stralunato, sbeffeggiante approccio, che sovrasta anche l’ironia e si porta alla sublimazione del grottesco. Inanellando una dietro l’altra la Ballata di Mackie Messer, la Canzone dei cannoni, la Ballata della schiavitù sessuale, o quella del magnaccia, e altre ancora (tratte anche da “Happy end” e “Ascesa e caduta della città di Mahagonny”), Elio sfugge ogni confronto con i grandi del teatro che l’hanno preceduto, ma solo perché l’operazione non si può confrontare con la commedia classica. E fuoriesce anche dall’uso costante della voce, perché la usa variopinta e cantilenante in quanto cantante - anima rappresentativa di un’allegria che anche nella più mesta narrazione dei personaggi dell’Opera di Brecht, si eleva a rappresentazione collocatasi in una nuvola satellite di teatro. Musica e recitazione, dunque, come nella migliore tradizione di questa scrittura di Brecht, dove anche la musica stessa di Kurt Weil, così incredibilmente moderna e attuale, viva, penetrante, dà uno schiaffo alla società dei perbenisti, e a quell’insieme di capitalisti degli anni Venti così profondamente borghesi e al tempo stesso comunità umiliante che tira le file del popolo e lo manipola consapevolmente. Un bell’ensemble, il quintetto di fiati con Elio, Brecht e Weill, che riscuotono successo e applausi mai messi in discussione, che fanno uscire dalla sala più che soddisfatti.
Francesco Bettin