martedì, 19 marzo, 2024
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INTERVISTA a ELIO - di Francesco Bettin

Elio Elio

Frontman e cantante carismatico degli Elio e Le Storie Tese, gruppo pop-rock dirompente e spesso dissacrante, dopo aver chiuso probabilmente per sempre il progetto con il gruppo, che lo ha visto suonare dovunque e di tutto per decine d’anni, attualmente è tornato in qualche modo al primo amore, alle atmosfere studiate anni fa al Conservatorio. Uno dei suoi interessi maggiori infatti, ora, riguarda la musica concertistica e operistica, che affronta sia da voce recitante che da cantante appena c’è l’occasione, con grande piacere dei suoi affezionati fans che lo seguono anche nelle nuove avventure professionali. Che poi nuove non sono in quanto Elio già da anni parallelamente alla sua attività nella musica leggera qualche volta sconfinava in progetti simili a quelli attuali. Lo abbiamo incontrato ad Asolo, dopo uno dei recital della sua ultima produzione, “Nella Vienna di Beethoven/1” che aveva in programma musiche di Beethoven, Salieri Mozart, Schubert, Rossini e altri.

Contento di quest’ultima tua performance, e di questa tua nuova avventura musical teatrale?
Certamente, contento anche di non aver avuto incidenti durante l’esibizione, essendo per questo nuovo spettacolo la prima volta. Mi sembra che vada tutto bene.

Questi grandissimi compositori che affronti da un po’ di tempo a questa parte quanto hanno influenzato la musica di oggi, contemporanea e il teatro moderno?
Posso dire che qualunque artista di qualunque arte è sempre stato influenzato da qualcun altro. E’ tutto qui. Quindi l’ hanno influenzata molto di sicuro.

Questo prendere una direzione musicale classica, diversa se confrontata a quello che hai fatto finora con Le Storie Tese possiamo in qualche modo dire che è un tuo ritorno al passato, alle atmosfere di quando studiavi al Conservatorio?
Beh, certo, però è un percorso che ho iniziato insospettabilmente da più di vent’anni, ormai. La prima volta fu nel 1998 al Rossini Opera Festival dove Azio Corghi aveva presentato un’opera e voleva affiancare dei cantanti, diciamo, “pop” a dei cantanti lirici, ed è lì che sono stato fulminato per la seconda volta dal mondo della musica classica. Quindi non era certo la prima volta, appunto. No, quello è avvenuto quando ho fatto tutti i miei studi e mi sono diplomato in flauto nel 1980.

Un inizio classico per poi diventare un’icona di un pop anche dissacrante e molto seguito dal pubblico. Ma Elio da giovane sognava di diventare un personaggio conosciuto, famoso?
Il sogno ce l’han tutti, diciamolo, come anche di diventare calciatore, però era una cosa che non consideravo proprio. Anche quando ho formato il gruppo non è che l’ho fatto con quell’obiettivo, avevo altri obiettivi personali, miei, volevo uscire dai miei guai diciamo psicologici. Tutto quello che è arrivato dopo non dico che sia stata una sorpresa però è stato anche il fatto di aver avuto molta fortuna.

Dopo la parentesi di Elio e Le Storie Tese questa può essere la nuova vita musicale di Stefano Belisari detto Elio?
Questa è una via che rimane, ma che c’era appunto anche prima, non l’ho iniziata adesso. Ho anche cantato un’opera di Luca Lombardi nel 2009, anche se non lo sanno in molti, ho fatto il protagonista, a Roma. Si intitolava “Il Re Nudo”.

Con Le Storie Tese tornerai mai più a suonare?
Questo non lo so dire, vedremo. Noi siamo in ottimi rapporti. Se ci viene qualche idea nuova, pazzesca, che ci entusiasma, potrebbe anche essere. Io ho un “problema” anche di, come dire, stimoli. Con il gruppo abbiamo fatto tutto, ma proprio tutto quello che si poteva fare, anche un film con Siffredi, “Rocco e Le Storie Tese”, poi il Festival di Sanremo in tutti i modi, non ci manca più nulla direi. Non è che ci siamo annoiati, però io nel fare queste cose di oggi, nel riprendere la musica classica e concertistica trovo un sacco di stimoli nuovi.

Lo scorso anno hai portato a teatro anche “Il Grigio” di Gaber-Luporini.
Il teatro è un altro nuovo stimolo. E’ stata una cosa incredibile fare Gaber, non avrei mai pensato nella mia vita di affrontare una cosa simile. Però a me piacciono le emozioni forti. Quindi possiamo anche aspettarci da Elio nuove sperimentazioni, anche di generi musicali e teatrali di diversa provenienza? Certo, amo sperimentare. Recentemente ho partecipato anche al film di Elisabetta Sgarbi “Extraliscio – Punk da Balera. Si ballerà finchè entra la luce dell’alba”, proprio una bell’idea quella, ad esempio.

Se dovessimo citare un musicista che nella tua carriera ti ha ispirato molto, che hai “sentito” più di altri?
Tanti, naturalmente. Di sicuro Frank Zappa, come modo di avvicinarsi alla musica. Era curiosissimo, anche lui sperimentava molto, per cui per quanto mi riguarda è un grandissimo esempio. Però anche i grandi compositori, quelli che noi chiamiamo classici. Quando si vanno ad esaminare la loro vita e il loro percorso si vede che sono stati tutti degli innovatori, che hanno osato tantissimo. Prendiamo Rossini. La prima del “Barbiere” fu un fiasco, perché lui aveva esagerato, probabilmente aveva affrontato un tema, un titolo che era già stato affrontato da Giovanni Paisiello. Era giovanissimo, aveva 24 anni per cui faceva cose nuove che forse per il pubblico di allora non erano ancora appetibili. Però se non osi… Ci dimentichiamo troppo spesso che i grandissimi del passato l’hanno fatto, hanno osato, inventando cose straordinarie. In questo senso anche tantissimi compositori del passato sono un grandissimo esempio di ispirazione per me. Tutte le volte che leggo la biografia di uno di loro trovo delle cose che davvero mi stimolano, mi interessano.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Giovedì, 01 Ottobre 2020 00:52

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