Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stéphane Denève direttore
Hilary Hahn violino
Maurice Ravel
Ma Mère L’Oye, suite
Cinque pezzi infantili per orchestra
Sergej Prokof’ev
Concerto n.1 in re maggiore per violino e orchestra op. 19
Petr Il’ic Kajkovskij
Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36
ACCADEMIA NAZIONALE di SANTA CECILIA
STAGIONE SINFONICA 2021- 22
Auditorium Parco della Musica Sala Santa Cecilia in Roma, 20 novembre 2021
Come direttore ospite in Santa Cecilia Stéphane Denève ha ormai un feeling con l’orchestra dell’Accademia, evidente dall’incipit del concerto che propone un brano famoso ed incantevole, Ma mère l’oye di Ravel, uno dei musicisti ai quali il Maestro, che predilige la musica francese del XX° secolo, ha dedicato incisioni che hanno avuto riconoscimenti prestigiosi. Dalla Pavane de La Belle au Bois dormant, ai trilli di Petit Pucet, al mondo fantastico dell’Impératrice des Pagodes, al valzer de La Belle et la Bete, alla meditativa conclusione con le Jardin Féerique, il suono incantato è riuscito a stregare anche i bambini presenti tra il pubblico numeroso accorso, proprio come Ravel stregava i bambini Godebski ai quali amava raccontare le fiabe della tradizione.
Anche se forse i piccoli allievi di violino erano venuti, nel pomeriggio di sabato (tre le repliche del concerto) attratti dalla verve di Hilary Hahn, intervistata in tivù, e assente da Santa Cecilia da vent’anni, cioè dal suo debutto nel 2002. Un trionfo la sua esecuzione del concerto n°1 di Prokof’ev, un pezzo da virtuosi, tanto che le sono stati chiesti ben 4 bis applauditissimi, e chissà quante bimbe hanno sognato di indossare il semplice ma elegantissimo abito bianco con grafismi grigi, che fa tanto settecento francese. L’acustica della sala Santa Cecilia al Parco della musica permette di gustare ogni sfumatura di esecuzioni che non cercano la potenza, ma cesellano le note. Di tutt’altra ricerca espressiva la seconda parte del concerto, interamente dedicato alla Quarta di Cajkovskij, ovvero la vita per come è, dal pianto al riso, dalla disperazione alla gioia come la sa vivere la gente semplice. E come avrebbe voluto viverla il nostro tormentato compositore. Totale la partecipazione emotiva e fisica di Stéphane Denève, come resistere a Cajkovskij.
Anche se il concerto è durato ben più del previsto, e il pubblico avrà faticato nel traffico romano, mentre dall’Olimpico tracimavano migliaia di tifosi, e nell’intervallo un solo barman che pareva la dea Kalì dalle molte braccia si era prodigato per dare ristoro alla sala ormai al completo. E così sia ancora, siamo stati bravi bravissimi, niente più streaming per carità!
Annamaria Pellegrini