Coro della Cattedrale di Siena
“Guido Chigi Saracini”
Lorenzo Donati direttore
Cattedrale di SIENA, 17 dicembre 2021
Un omaggio singolare ad uno dei più grandi innovatori in campo musicale, del quale quest’anno ricorre il 50° dalla scomparsa, e una vera scoperta per i più tra noi. Fuggito dalla sua patria, ormai cittadino del mondo, poliglotta, Igor Stravinskij si rende conto con sconforto del progressivo abbandono forzato che si sta operando nei confronti del grande patrimonio di musica sacra in lingua slava antica, e rara avis nella sua produzione dimentica di essere un innovatore per annullarsi nella tradizione, componendo tre pezzi sacri a cappella, ave Maria Padre nostro e Credo, le preghiere basilari della fede, secondo Serafino di Sarov capaci di far giungere il fedele alla perfezione, proposte nei modi tradizionalmente acquisiti che nel mondo ortodosso riguardano anche l’arte figurativa e l’architettura: l’artista anonimo non vuole proporre la sua creatività, al contrario nei secoli in gesti che sono essi stessi preghiera si annulla come una goccia nel fiume che continua a scorrere della fede popolare. Da questa prima proposta il coro scorre ancora nella tradizione russa con la Veglia di tutta la notte che nell’oriente cristiano precede le grandi solennità, così come la propone Sergej Rachmaninov, anch’egli attenendosi alla semplicità della tradizione con l’alternarsi di voci e di toni.
Ma il coro Chigiano ci ha abituato ormai alla ricchezza di scelte eccentriche ed insieme calzanti, che lo hanno reso famoso e per le quali è richiesto in molti Festival. Darius Milhaud era un grande ammiratore di Stravinskij, ed alla sua lezione il musicista, che appartiene alla cultura religiosa ebraica, si rifà per Babylone al testo di Paul Claudel, ma anche al gusto di entrare in comunione con l’antico, nello specifico quello fascinosissimo e spiazzante di Carlo Gesualdo principe di Venosa. E la chicca tra le scelte, non tanto perché Claudio Monteverdi maestro di cappella in San Marco sia una opzione stravagante, ma perché come sappiamo (molti di noi ricordano ancora la morte del Maestro russo ormai ottuagenario) volle riposare in un’isola della sua amata Venezia, quella di San Michele, accanto al genio dei Ballets Russes Sergej Diaghilev. Non è forse Venezia tra le nostre città quella che più ha guardato ad Oriente?
Ci preme qui segnalare un altro regalo natalizio del coro Chigiano, di concerto con la Pinacoteca Nazionale (ricordate? Quella della grande raccolta di fondi oro…) che non di rado valorizza i suoi tesori mediante la musica, e stavolta nel pomeriggio del 18 ha proposto una apertura straordinaria della piccola incantevole Chiesetta di Santa Maria degli Angeli, detta del Santuccio, già di un convento di clausura, quindi decorata con dipinti a carattere musicale che alludono alla presenza nascosta di un organo: qui col tema dato Laudate eum in Tympano et Choro i protagonisti sono stati Tomàs Luìs de Victoria, Giovanni Gabrieli, Giovanni Pierluigi da Palestrina, Michael Praetorius, e ancora, coi Trois Psaumes de David, ultimo ma non ultimo in cotanta dovizia, Darius Milhaud!
Annamaria Pellegrini