Dramma lirico in cinque atti e dodici quadri di Maurice Maeterlinck
Musica Claude Debussy
Mélisande Monica Bacelli
Pelléas Phillip Addis
Golaud Michael Bachtadze
Yniold Silvia Frigato
Maestro concertatore e direttore Marco Angius
Regia, scene e costumi Barbe & Doucet
Luci Guy Simard
Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini
Coro del Teatro regio di Parma
Maestro del coro Martino Faggiani
RAI 5 22 aprile 2021
Da tempo non ci era dato vedere un allestimento scenico così pertinente all’opera, come è questo che Barbe & Ducet hanno creato per il Pelléas et Mélisande che avrebbe dovuto inaugurare, già nello scorso anno, gli eventi per Parma capitale italiana della cultura: ci hanno restituito un momento storico artistico, quello che ha preceduto la prima guerra mondiale, il suo gusto estetico, la spiritualità tipica dell’epoca, in assoluta comunione con le note alle quali Debussy ha lavorato per un decennio, la sua unica opera lirica.
Una scelta coraggiosa quella del Regio di Parma, riportare in scena dopo cinquant’anni una creazione che allora fu ampiamente snobbata dal pubblico degli appassionati, e del resto niente è più lontano dalle forti passioni del nostro melodramma delle scelte di Debussy, che pur avendo vinto la residenza ambita da ogni artista francese a Villa Medici, a Roma si sentì sempre in esilio. I suoi personaggi, seppure vittime del più classico dei triangoli amorosi, vagano in un mondo metafisico, un mondo di acque e nebbie: Böklin è qui, dove gli alberi fanno scendere dall’alto le loro radici, e personaggi di bianco vestiti sono caratterizzati dal bianco crine della vecchiaia: la regia si è occupata anche di scene e costumi, dunque la coerenza è assoluta. E i capelli di Mélisande sono le stesse radici. Basta abbandonarsi ad immagini e note, dimenticarsi del reale, e dalla prima inquadratura lo spettatore (della ripresa televisiva, con la quale ci si è decisi a debuttare un anno dopo l’allestimento) resta stregato dal mondo magico nel quale la musica lo trasporta, quello nel quale Debussy si era rifugiato. Affascinato dal poema di Maeterlinck, così pertinente la sua ricerca musicale (“la musica comincia là dove la parola è impotente a esprimere”) il musicista ne segue passo passo i versi, qui mirabilmente diretto da Marco Angius che dà alle note un che di più corposo e teatrale nella interpretazione dell’Orchestra Toscanini e del coro del Regio di Parma, ed altrettanto pertinenti ne sono gli interpreti: una Monica Bacelli non nuova al ruolo di Mélisande aggiunge ancora un testimonianza magnifica della sua sensibilità di interprete e di musicista, disinvolta com’è nell’esprimersi in diverse lingue, e dunque qui in un francese impeccabile. Raffinata anche la scelta degli altri due interpreti, Michael Bachtadze come Golaud e Phillip Addis come Pelléas, entrambi baritoni, ma quest’ultimo caratterizzato da una vocalità che racconta la gioventù di Pelléas, a contrasto con il tono più cupo del vecchio, barbuto Golaud. Calzante anche l’Yniold di Silvia Frigato. La platea è occupata dall’orchestra, e a proposito della situazione particolare in cui è avvenuta la registrazione, che ricordiamo è stata trasmessa in diretta (come il teatro del venerdì d’antan) il valore aggiunto è dato dalla regia televisiva di Barbara Napolitano. L’opera è stata prodotta, oltreché dal Teatro Regio, dalla Fondazione Teatri Piacenza e dal Teatro Comunale di Modena. Bene dunque averla mandata in onda in occasione della Giornata Mondiale della terra, ma ci auguriamo che in un prossimo futuro sia possibile apprezzarla dal vivo nella sua sontuosa e malinconica bellezza.
Annamaria Pellegrini