Music by Andrew Lloyd Webber, Lyrics by Charles Hart, Additional lyrics by Richard Stilgoe
The Phantom LUCA GAUDIANO
Christine Daaé AMELIA MILO
Raoul, Vicomte De Chagny VINNY COYLE
Monsieur André EARL CARPENTER
Monsieur Firmin IAN MOWAT
Carlotta Giudicelli ANNA CORVINO
Ubaldo Piangi GIAN LUCA PASOLINI
Madame Giry ALICE MISTRONI
Regia e Scene FEDERICO BELLONE
Supervisione musicale GIOVANNI MARIA LORI
Coreografie GILLIAN BRUCE, Co-scenografa CLARA ABBRUZZESE, Costumi, Acconciature, Trucco CHIARA DONATO
Disegno luci VALERIO TIBERI, Disegno fonico ROC MATEU
Illusioni e Effetti speciali PAOLO CARTA, Direttore musicale JULIO AWAD
Produzione Broadway Italia
in collaborazione con Show Bees
Milano, TAM Teatro Arcimboldi Milano, 15 Ottobre 2023
Era l’ottobre del 1986 quando, all’Her (oggi His) Majesty’s Theatre di Londra, andava in scena la prima di The Phantom of the Opera del compositore inglese Andrew Lloyd Webber, a tutti gli effetti e in nome dei suoi innumerevoli grandi successi, il Puccini della seconda metà del novecento. Davide Ambrosecchia
Si tratta del più longevo tra i grandi titoli di Broadway, il prototipo della popular opera, visto da più di 140 milioni di spettatori in tutto il mondo; storia travagliata dell’ossessione di un misterioso uomo sfigurato e mascherato che vive nei labirinti sotterranei di Palazzo Garnier per la bellissima soprano Christine Daaé.
Finalmente il capolavoro liberamente tratto dal romanzo di Gaston Leroux è arrivato a Milano, ospitato dal TAM Teatro Arcimboldi Milano dal 11 al 22 Ottobre.
Si tratta della prima produzione italiana assoluta in lingua originale e con orchestra dal vivo; ha debuttato con successo a luglio al Rossetti di Trieste ed è prodotta da Broadway Italia e diretta dal bravo Federico Bellone che ha firmato anche le scene insieme a Clara Abbruzzese.
Chi si aspetta di vedere una copia dell’allestimento originale uscirà deluso. Impossibile ricostruire una messa in scena complessa come quella che richiede il Phantom in uno spettacolo itinerante che deve adattarsi a diverse sale teatrali; cosa ben diversa è invece poter allestire uno spettacolo permanente come a New York e a Londra, dove lo spettacolo è in cartellone da 37 anni con almeno 2 recite giornaliere.
Possiamo dunque dire che quello di Bellone è stato un esperimento rischioso, ma assolutamente riuscito.
Attraverso la consolidata pratica della scenografia rotante, il vincitore del premio Garinei e Giovannini del 2019 catapulta lo spettatore dal palcoscenico alle quinte dell’Opera di Parigi e viceversa, attraverso i sotterranei, le soffitte e il tetto di Palazzo Garnier, in un’atmosfera di luci tetre e cariche di nebbia, opera di Valerio Tiberi, restituendo al pubblico un Phantom sicuramente più umano rispetto a quello di Harold Prince, regista della produzione originale; una fra tutte la scelta di sostituire il suo trono nelle soffitte con un semplice letto a baldacchino.
Quando tutto è pronto per cominciare, sul palco svetta la scritta PHANTOM tra due colonne di palchi volutamente “finti” per ridurre il boccascena troppo grande per le dimensioni dell’allestimento.
Improvvisamente succede qualcosa di insolito: Earl Carpenter, storico interprete londinese, in perfetti abiti di scena si avvia con un'assistente sul proscenio e dà un annuncio alla sala: Ramin Karimloo, star del Phantom che ha interpretato il ruolo del compositore sfigurato nella celebre edizione alla Royal Albert Hall nel 2011, è indisposto e non potrà esibirsi. La parte del protagonista viene affidata per questa recita a Luca Gaudiano (vincitore di Sanremo nuove proposte nel 2021).
Il pubblico applaude, sembra concedere fiducia al giovane cantautore classe 1991.
La fiducia sarà ben ripagata perché Gaudiano, pur dovendo sostituire una leggenda in questo ruolo, interpreta il protagonista mascherato con trasporto e sentimento, dimostrando capacità vocali notevoli e un sicuro talento attoriale. Si tratta di un ruolo non facile, sia dal punto di vista musicale sia drammatico, quindi assolutamente comprensibile la sua emozione iniziale. Al netto di tutto il suo Phantom risulta convincente.
Come Gaudiano, tutto il cast è stato superlativo, in particolar modo la cantante italo-americana Amelia Milo (Christine Daaé) che ha sfoderato una voce potente e cristallina. Grandissima interpretazione anche da parte di Anna Corvino (Carlotta Giudicelli) che dimostra grandi capacità drammatiche insieme ad un timbro lirico pulito e penetrante. Senza dubbio tra i migliori interpreti segnaliamo Earl Carpenter (che svolgeva anche il ruolo di regista residente) e Ian Mowat, storici membri del Phantom’s cast e sempre perfetti nei due grandi concertati a loro dedicati dal compositore nei due atti del musical. Buona anche la performance di Vinny Coyle nel ruolo di Raoul e di Gian Luca Pasolini (Ubaldo Piangi).
Interessanti le trovate di Bellone nelle celebri scene del lampadario, meno sorprendenti dell’allestimento originale, ma di buon effetto. Un po’ meno riuscite le scene macabre per eccellenza, la rivelazione improvvisa dello strangolamento dell’attrezzista Buquet e poi del tenore Piangi; il secondo addirittura non è quasi percepito dallo spettatore.
Molto suggestiva invece la cortina di fuoco innalzata al limite del proscenio durante i deliri del Phantom e ben realizzata la scena dello specchio che coincide con il primo incontro fra l’uomo mascherato e Christine, mentre interpretano in modo appassionato la canzone che dà il titolo allo spettacolo.
I costumi firmati da Chiara Donato, che rispecchiano a pieno l’atmosfera fin de siècle, aggiungono valore allo spettacolo, soprattutto nella celeberrima Masquerade del secondo atto, durante la quale il teatro viene illuminato a giorno e inondato di coriandoli, un momento nel quale il pubblico si sente al centro di un vero e proprio carnevale settecentesco, colorato e imparruccato.
Nel golfo mistico di wagneriana memoria i musicisti eseguono la partitura non facile di Webber in maniera assolutamente impeccabile. Pur non raggiungendo i numeri delle produzioni di Broadway, l'ensemble ospitato dal teatro meneghino regge il confronto con formazioni più corpose; bravissima la sezione degli archi (due violini, una viola, un violoncello e un contrabbasso) e un plauso particolare al primo violino solista Gennaro Desiderio per i suoi fantastici a solo.
In una serata magica come questa, dopo uno spettacolo di ottima fattura e con interpreti straordinari, un solo pensiero stonava nella mia testa all’uscita da teatro: un Arcimboldi pieno sì, ma non pienissimo.