SARA MINGARDO contralto
MARCELLO GATTI traversiere
ALFREDO BERNARDINI oboe barocco
HIRO KUROSAKI violino barocco
VITTORIO GHIELMI viola da gamba
MARCO TESTORI violoncello barocco
FLORIAN BIRSAK clavicembalo
Chigiana - Mozarteum Baroque Program
In collaborazione con Universitat Mozarteum Salzburg
JOHAN CHRISTIAN BACH Quintetto in re maggiore op. 22 n.1
GEORG FRIEDRICH HANDEL Sonata per violino in la maggiore op.1 n.3 HWV 372
CARL FRIEDRICH ABEL Quartetto in sol maggiore
GEORG FRIEDRICH HANDEL da Saul HWV 227 Oh Lord whose mercies numberless
FRANCESCO GEMINIANI da Rules for playing in a true taste op. 8
JOHN BLOW da Musick’s handmaid, II Ground in G per cembalo solo
GYORGY LIGETI Continuum nello stile dei grounds inglesi
JOHN BLOW da Musick’s handmaid, II Ground in G per cembalo solo
HENRY PURCELL da Dido and Aeneas When I am laid in earth
GEORG FRIEDRICH HANDEL Trio sonata op. 2 n.1
ANTONIO VIVALDI da l’Olimpiade RV 725 Gemo, gemo in un punto e fremo
CHIGIANA, International Festival & Summer Academy
SIENA, CHIESA di SANT’AGOSTINO, 28 agosto 2023
C’era da aspettarsi la perfezione, ma non è mancata la commozione, in questo concerto dedicato con spirito alla Londra settecentesca, da allora regina dei teatri. Sì, la perfida Albione si è accaparrata grandi musicisti, che hanno portato oltremanica la passione e la cantabilità italiana, con lo stesso sistema col quale oggi ci si accaparrano calciatori: onori e denari. Come resistere? Tanto più che dentro i teatri non ci piove. Quel mondo creativo, quell’incrociarsi di sensibilità diverse che si amano e sono reciprocamente attratte proprio in quanto diverse è emerso in due ore di scelte musicali di rara pregnanza e raffinatezza, senza intervallo (e non ce ne siamo accorti) nella Chiesa di Sant’Agostino, fondamentale nel polo museale senese, il giorno in cui si celebra Agostino d’Ippona, come ha fatto notare il direttore artistico Nicola Sani. Protagonisti, i docenti di musica barocca, che quest’anno ha arricchito i suoi corsi con la composizione musicale contemporanea eseguita su strumenti antichi. Perché, è ancora Sani a dirlo, “la musica barocca appartiene fortemente al presente”. Lo pensava anche Ligeti, che nel 1968 si è ispirato ai grounds inglesi di John Blow, e ce lo ha mostrato con straordinario virtuosismo al clavicembalo Florian Birsak, appauditissimo. Molto interessante il metodo dei maestri di valorizzare con la scelta dei brani i vari strumenti antichi: la presentazione avviene con il primo, di Johan Christian Bach, nel quale il quintetto comprende anche il violoncello barocco di Luca Testori, docente che può vantare la presenza nei più significativi ensemble di musica antica, mentre nell’opera di Francesco Geminiani ispirata dal tema di An english tune ha brillato al traversiere Marcello Gatti, che come raccomanda il compositore lucchese usa il virtuosismo come un mezzo, non come un fine, Hiro Kurosaki al violino barocco esalta la sonata per violino di Handel, Vittorio Ghielmi ci ha fatto trattenere il fiato con il Solo per viola da gamba di Abel, e Bernardini all’oboe nella sonata di Handel ha coniugato tecnica ed emotività. Possiamo affermare che tale è la perfezione esecutiva di questi maestri da venire percepita come qualcosa di lieve e naturale. La più intensa commozione tuttavia, anche per i brani scelti, è quella della “parola” cantata da Sara Mingardo, semplicemente regale quando interpreta la preghiera di David, dal Saul di Handel, Non poteva mancare poi uno dei brani più toccanti in assoluto, capace di commuovere l’uditorio più semplice come il più esperto musicologo: stiamo parlando di “When I am laid in earth” di Purcell, che preannuncia il suicidio di Didone, nel quale la voce calda e profonda dell’interprete esprime con misura e tecnica non superabile lo sconforto più profondo di chi non può opporsi al Fato. L’ultimo brano è stato scelto “d’obbligo” direi, a conclusione del concerto, perché “Gemo in un punto e fremo” dall’Olimpiade di Antonio Vivaldi, eseguita al teatro dei Rozzi nel 1939, proprio in quel momento rivide la luce dopo secoli di oblio. E come fa notare Stefano Jacoviello nel programma di sala col quale ha superato se stesso, è una conclusione che giustamente celebra anche il Senesino, così i londinesi che fecero la sua fortuna chiamarono Francesco Bernardi, l’evirato cantore che nel suo palazzo alla Lizza concluse poi, in patria, i suoi giorni. Annamaria Pellegrini