Opera in three acts
Fable by Wystan Hugh Auden and Chester Kallman
musica di Igor Stravinskij
Edizione: Boosey & Hawkes, London
Rappresentante per l’Italia: Casa Ricordi, Milano
Nuovo allestimento
Tom Rakewell, a Rake Matthew Swensen
Anne Trulove, his Betrothed Sara Blanch
Nick Shadow, a Devilish Manservant Vito Priante
Baba the Turk, a Bearded Lady Adriana Di Paola
Father Trulove, Anne’s Father James Platt
Sellem, an Auctioneer Christian Collia
Mother Goose, a Whore Marie-Claude Chappuis
Keeper of the Madhouse Matteo Torcaso
Voices Giovanni Mazzei, Constanza Antunica, Antonia Fino, Nadia Pirazzini
Maestro concertatore e direttore Daniele Gatti
Regia Frederic Wake-Walker
Scene e costumi Anna Jones
Luci Charlotte Burton
Video (Collage, Animazioni, Generazione di immagini AI, Illustrazioni) Ergo Phizmiz
Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Firenze, Auditorium Sala Zubin Mehta 14 marzo 2023
Stagione Lirica 2022/2023
Non compariva sulla scena fiorentina dal maggio del 1982 al Teatro della Pergola, nell’allestimento del regista inglese Ken Russell, uno spettacolo che fece cronaca: provocatorio sollevò una lunga sequelle di interventi contrari a tale aggiornamento tra l’altro di un opera di per sé contemporanea. Russell ambientò la vicenda in una Londra dominata dal governo conservatore di Margareth Thatcher, volendo far riflettere sul decadimento morale del tempo con le sue vicende di lussuria e delinquenza, capovolgendo gli orientamenti di fondo i motivi dell’opera stessa che avevano fatta nascere il progetto stravinskiano, come un atto di indagine nei confronti del melodramma sette-ottocentesco. The Rake’s progress fu presentata a Venezia nell'aprile del 1951 al Festival internazionale di musica contemporanea della Biennale, diretta dallo stesso Stravinskij alla prima rappresentazione, con enorme successo di pubblico, nonostante qualche distinguo da parte della critica che riteneva antiquato lo stile del compositore. Infatti il librettista W.Hugh Auden e Igor Stravinskij avevano elaborato un Settecento visto come un'epoca di rottura, spregiudicata, distaccata dalle superstizioni e dai falsi miti, un’epoca che viene ripresa dal compositore russo e riproposta nelle forme musicali del Neoclassicismo musicale, ispirata dalla Londra settecentesca raffigurata dal pittore William Hogart nella sequenza di otto dipinti del ciclo The Rake'progress. Ne venne fuori una storia che combinava in maniera originale sia il mito di Don Giovanni che di Faust, un patto tra il protagonista Tom e il Diavolo Nick Shadow, tra ricchezza improvvisa, libero amore, ma anche storia di sentimenti di devozione. Dunque tema della perdizione e della tentazione che ne fa un titolo rappresentativo di questa proposta di Festival tematico di inizio anno del Maggio Musicale, dedicato al mito di Faust e di Goethe. Qui Igor Stravinskij assume le forme musicali del melodramma barocco e mozartiano per dimostrare la funzionalità dell'articolazione in numeri chiusi, usando le medesime convenzioni teatrali, volendo frantumare l'idea di unità della struttura drammatica e musicale del melodramma romantico: un modo come un altro di abbandonare le certezze della tradizione musicale ottocentesca, verso nuove forme compositive. La regia di Frederic Wake-Walker ha tenuto ben presente questa prescrizione formale, costretto anche dallo spazio in cui doveva operare, il palcoscenico dell'auditorium, optando per un utilizzo dei fondali in digitale, scene e costumi create da Anna Jones. Con il risultato di una gestione molto rassicurante, senza eccessi interpretativi con una lettura che oscilla tra Arcadia, e la attualità grottesca di una Londra di fantasia. L'iniziale video d'animazione di Ergo Phizmiz al breve ma intenso preludio musicale, sintetizza bene questo dualismo interpretativo tra raffigurazioni antiche e grafica contemporanea. Salti cronologici tra ambiente storico dove agiscono inizialmente Anne con suo padre, e Tom in abiti settecenteschi e un mondo parallelo di assurda contemporaneità da cui si entra a certe condizione: sarà il patto con quel diavolo di Nick Shadow che lo proietterà in questa mondo immaginario, da cui uscirà in preda alla follia, solo per la devozione di Anne. Un mondo parallelo, caro alla letteratura inglese per l'infanzia, un mondo dove si penetra dalle falle della razionalità verso un immaginario, qui fatto di maschere dell'eccesso, tra prostitute e venditori di imposture, donne spettacolari come la donna barbuta che il regista vuole, calva, simil falena notturna in tutina attillatissima e svolazzanti guarnizioni. Ironia ma non perversità come se il tutto fosse visto come un cammino iniziatico, ma con il regista ancora incerto su quale via scegliere. Ma è la gestione musicale che offre una precisa caratterizzazione interpretativa. In una situazione di incertezza in cui sta vivendo il Teatro del Maggio, Daniele Gatti si è preso il Teatro sulle spalle, in maniera che le polemiche non coinvolgessero la vita musicale dello stesso. Ne ha dato ampia dimostrazione ribadendo la necessità che la programmazione del Teatro "ha il dovere morale di mantenere un saggio equilibrio fra quelli che sono le grandi opere di repertorio amate dal pubblico e spingere, parallelamente, la curiosità e il gusto del suo pubblico verso altre prospettive musicali". Assioma che sintetizza anche la sua gestione dell'opera di Stravinskij, dettata da equilibrio ed essenzialità, facendo percepire al pubblico il meglio di quanto la composizione fosse debitrice di altri mondi compositivi, ma evidenziando anche il modo sbrigativo in cui Stravinskij stesso procedeva con le sue frasi musicali. Percezione chiara della costruzione sonora, merito anche dello spazio acustico dell'Auditorium che ha permesso una maggiore percezione dei colori orchestrali, con una regia che ha reso partecipe il Coro, preparato da Lorenzo Fratini, che in questa opera non svolge funzioni solo di contorno ma elemento portante in alcune scene complesse come l'articolata scena del venditore d'aste tra il grottesco e l'ironia con un gioco delle parti in è stato pienamente coinvolto. Cast molto equilibrato che ha privilegiato l'adozione di voci non particolarmente drammatiche ma che riflettono questo mondo musicale di leggerezza per dare la percezione di una vocalità antica. Opzione che ha permesso, al soprano Sara Blanch, nella parte della devota Anne Truelove di esprimersi al meglio della sua gamma vocale agile e leggera, in un personaggio con una scrittura vocale ricca di passaggi di agilità ma la contempo con spunti drammatici, capace di risolvere la complessa scena "Quietly night" costruita su Recitativo, Aria, Cabaletta, che evocano un mondo mozartiano di forti identità femminili e su cui si fonda la caratterizzazione della personalità vocalità di Anne. Interessante il tenore Matthew Swensen in Tom, con voce ben equilibrata, tipica del canto moderno dell'opera inglese, che riesce a esprimere bene il senso del suo personaggio, dalla sfrontatezza iniziale nell'aria, quasi una cantata, con riprese, Vary the song, O london, change! all'abbandono lirico nel finale di follia nel rievocare immaginate divinità. Interessante il Nick Shadow del baritono Vito Priante, un Mefistofele in versione urbana ironico e affabulatore. In evidenza il contralto Adriana Di Paola, una Baba the Turk senza barba, che ha dominato in maniera dirompente il suo personaggio equivoco e intraprendente. Da non tralasciare il resto del cast composto dalla voce di basso del Trulove di James Platt, la Mother Goose, qui in veste che rievoca la disneyana Strega del mare, del mezzosoprano Marie-Claude Chappuis, l'esilarante banditore d'asta Sellem di Christian Collia, quasi uscito da un romanzo di Roald Dahl, come il Keeper di Matteo Torcaso. Alla seconda recita, auditorium non pieno, ma con un pubblico che ha tributato grandi applausi e segni di riconoscenza e di affetto per gli artefici dello spettacolo con particolare entusiasmo per Blanch e Gatti.
Federica Fanizza