CLAUDIO SANTAMARIA e FRANCESCA BARRA
in
SHAKESPEARE 2.0. LO STUPRO DI LUCREZIA
ARTISTI
Claudio Santamaria, voce recitante
Francesca Barra, voce recitante
Davide Alogna, violino
ideazione e coordinamento artistico a cura di Elena Marazzita
PROGRAMMA MUSICALE
J.S. Bach: Ciaccona dalla Partita BWV 1004 per violino solo
G.F. Telemann: Sicilienne dalla Fantasia in si minore per violino solo
C.W. Gluck: Melodia da “Orfeo ed Euridice”
E. Ysaye : “Obsession” per violino solo
E. Ysaye: “Les Furies” per violino solo
Roma – Teatro Quirino Vittorio Gassman 8 marzo 2024
Evento speciale fuori abbonamento
Di Michel Foucault sono stato lettore attento, sebbene non appassionatissimo. Forse perché l’ho incontrato in un’età dove, per responsabilità della giovinezza, il mio gusto mal si scontrava con la severità del suo stile. Ne ho riconosciuto immediatamente, e continuo tutt’oggi, l’estrema lungimiranza delle sue formulazioni filosofiche. Una in particolare mi ha sempre attratto: il paradigma. Noi uomini, nei nostri sistemi culturali sociali e politici, agiamo in modo indiretto rispetto a ciò che compiamo. Siamo sì coscienti di quello che facciamo, ma non sappiamo fino in fondo il perché. La ragione che è alla base dell’umano agire, è quella che Foucault definisce: paradigma. Ovvero, per usare una riformulazione di Giorgio Agamben (del filosofo francese attento studioso): “Il paradigma è… un esempio, un caso singolo che, attraverso la sua ripetibilità, acquista la capacità di modellare tacitamente il comportamento”. Foucault, e quindi Agamben anche, riferiscono questa teoria all’ambito della ricerca. Ma basta leggere attentamente certi testi come Sorvegliare e punire per comprendere come, oltre lo studioso, l’intera società agisce consapevolmente (rispetto all’atto) attraverso paradigmi che restano oscuri, proprio perché essi si ripetono nel tempo e in questa replicabilità modellano il comportamento. Pensieri che mi sono baluginati nella mente vedendo il bellissimo, perfetto nella scrittura e nella recitazione, Shakespeare 2.0. Lo stupro di Lucrezia, in scena al Quirino, con due interpreti eccezionali: Claudio Santamaria e Francesca Barra. Tratto da Lo stupro di Lucrezia di Shakespeare, vi si racconta della violenza subita dalla virtuosa sposa di Collatino ad opera di Sesto Tarquinio, figlio degenere dell’ultimo imperatore romano. Quanto fatto alla povera Lucrezia, con tutto quel che ne conseguì: il ricatto di Sesto Tarquinio ed il pubblico dileggio, condussero la povera donna ad uccidersi, tanta era la vergogna per l’onta subita. Ma, ammonisce Shakespeare, non si può incolpare o biasimare la vittima per quanto le è accaduto, bensì le condizioni che l’hanno resa tale. Con una scrittura che, rievocando il pometto di Shakespeare, ci porta a casi analoghi di violenza sulle donne dei nostri giorni, questo spettacolo ha ben mostrato il paradigma sotteso a comportamenti così abietti che riempiono le colonne della cronaca nera. Magnifica la scelta recitativa di Claudio Santamaria: interprete eccezionale e raffinato, che per porgere al pubblico parole così dense e potenti, ha prediletto un’interpretazione senza eccessi, dalla voce calda, dai toni che hanno accompagnato il pubblico sull’orlo del cratere a vedere con i loro occhi ciò che avviene pochi istanti prima dell’eruzione. Molto bella anche la scelta recitativa della Barra, che ha ricalcato il timbro della parola proprio di Erodoto e di Plutarco, dando quel tocco di chiarezza che ha permesso ad ogni singolo spettatore di vedere e percepire, con grande lucidità, l’orrore di certe ignobili azioni che nulla hanno di umano. Meraviglioso l’accompagnamento musicale di Davide Alogna, che ha suonato il suo violino con decisione ma con misura, senza mai cedere ad eccessi di passionalità. Pierluigi Pietricola