scritto da Toby Marlow & Lucy Moss
versione originale inglese
in prima italiana assoluta
regia di Lucy Moss e Jamie Armitage
coreografie di Carrie-Anne Ingrouille
con Nicole Louise Lewis, Izi Maxwell, Erin Caldwell, Kenedy Smal, Lou Henry, Aoife Haakenson
e con Tamara Morgan, Ellie Jane Grant, Shakira Simpson, Natalie Pilkington
scenografie di Emma Bailey
costumi di Gabriella Slade
musical director Yutong Zang
associate musical director Zoe Carole Trebilcock
band: Amanda Dal, Lola Barber, Emily Sowell
light designer Tim Deiling
produzione Kenny Max, Global Musicals LTD, George Stiles
Trieste, Teatro Politeama Rossetti dal 24 al 28 aprile 2024
“Six” come il numero delle mogli che ha avuto Carlo VIII. Loro vogliono finalmente parlare in prima persona e raccontare in musica come è stata la vita accanto al sovrano più controverso d’Inghilterra. “Ogni rosa Tudor ha le sue spine e voi dal vivo le potrete sentire”, avvertono all’inizio dello show. Sono sei cantanti rock che, attraverso la loro versione femminile della storia (“her-story” quindi e non l’ufficiale, patriarcale e noiosa history), ci svelano i retroscena dei loro matrimoni. Il fine è essere scelte dal pubblico come leader del girl-band e diventare la vera “Queen of the castle”, colei cioè che ha sopportato più guai e sfortune a causa del terribile marito. Il successo di questo musical così singolare raggiunge anche l’Italia. Al Politeama Rossetti di Trieste, come evento internazionale della stagione, il pubblico ha potuto apprezzare un’opera giovane, tra le più acclamate e premiate degli ultimi anni, che fonde cultura pop tipicamente anglosassone con un affascinante stravolgimento della trita narrazione storica. Gli autori Toby Marlowe e Lucy Mosse, all’epoca della composizione (2017) entrambi studenti all’università di Cambridge alle prese con la Riforma Anglicana, si sono divertiti ad uscire dai clichés dei manuali scolastici e a denunciare le discriminazioni di genere, dando la parola alle consorti di un sovrano-padrone, stanche di essere etichettate in successione con i participi di una stupida filastrocca (“Divorced, beheaded, died, divorced, behaeded, survived”). Scrivono un musical tutto al femminile, comprese le “dame di corte” dell’orchestra dal vivo. Allora punti di vista diversi e inaspettati emergono con forza come in uno scatenato concerto delle Spice Girls, brillante e infuocato nei ritmi e nelle luci. Con abiti ribelli dai rimandi rinascimentali, tra broccati, velluti e decorazioni d’argento, trasfigurati da elementi punk e sexy metal, sfilano in rassegna le sei mogli ispirandosi ad una cantante moderna, per sfidarsi in una singolar tenzone a colpi di sventure subite, brani accattivanti e coreografie scatenate. E allora ecco la prima delle ex-wifes Caterina d’Aragona (Shakira e Beyoncé) che riflette polemica sul suo lungo matrimonio finito con la minaccia del convento, dato che Enrico doveva soddisfare le pulsioni sessuali per Anna Bolena (“No way”) ed ottenere il divorzio a prova di scisma. La contesta poi la stessa destabilizzante Bolena (Avril Lavigne) che si lamenta per la decapitazione (“Don’t lose ur head”), ma anche la terza moglie Jane Seymour (dai toni elegiaci alla Adele) che si vanta di essere stata l’unica amata veramente dal re e che ha saputo restargli accanto nonostante tutto, dandogli un figlio e morendo subito dopo (“Heart of stone”). A seguire lo studio di pittura del tedesco Hans Holbein, famoso ritrattista di corte, fa le veci del moderno Tinder per cercare a suon di techno la quarta consorte per il re (“House of Holbein”), cioè Anna di Cleves (Rihanna), ben presto ripudiata dal marito per non essere stata all’altezza del quadro che aveva determinato il contratto nuziale ("Get Down"). Si erge poi, al quinto posto del certamen, la fedifraga Caterina Howard (Ariana Grande e Britney Spears) che confessa le relazioni infelici che l’hanno ferita (“All you wanna do”) fino a farle perdere la testa… Caterina Parr (Alicia Keys), consorte numero sei, si chiede nel finale se lei, come le altre donne, abbia bisogno realmente dell’amore di Enrico per essere ricordata (“I don’t need your love”) o se sia meglio unirsi alle altre, rinunciando al ruolo di solista. Insieme potrebbero riscrivere le loro storie e i loro ruoli sulla base di quello che hanno fatto, senza dipendere da dominanti figure maschili. Non resta allora che intonare un lungo e liberatorio remix: “We’re one of a kind, no category / too many years losto in his story / We’re free to take our crowning glory / for five more munites, we’re SIX”… Elena Pousché
La carica delle regine Tudor che diventano principesse pop piace moltissimo: lo spettacolo si distingue per energia, ironia e originalità espressiva e si ricorda soprattutto per la colonna sonora travolgente.