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TRAVIATA (LA) - regia Franco Zeffirelli

"La Traviata" - regia Franco Zeffirelli. Foto ENNEVI "La Traviata" - regia Franco Zeffirelli. Foto ENNEVI

Melodramma in tre atti.
Libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
NUOVA PRODUZIONE
Direttore Daniel Oren
Regia e scene Franco Zeffirelli
Costumi Maurizio Millenotti
Coreografia Giuseppe Picone
Luci Paolo Mazzon

Personaggi e interpreti
Violetta Valéry Aleksandra Kurzak
Flora Bervoix Alessandra Volpe
Annina Daniela Mazzucato
Alfredo Germont Pavel Petrov
Giorgio Germont Leo Nucci
Gastone di Letorières Carlo Bosi
Barone Douphol Gianfranco
Marchese d'Obigny Daniel Giulianini
Dottor Grenvil Romano Dal Zovo
Giuseppe Max René Cosotti
Domestico/Commissionario Stefano Rinaldi Miliani
Primi ballerini Petra Conti, Giuseppe Picone
ORCHESTRA, CORO, BALLO E TECNICI DELL'ARENA DI VERONA
Maestro del Coro Vito Lombardi
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
Direttore allestimenti scenici Michele Olcese
Inaugurazione stagione
Verona, Arena di Verona Opera Festival 2019, 21 giugno 2019

www.Sipario.it, 23 giugno 2019

A pochi giorni dalla scomparsa del regista, morto a Roma il 15 giugno scorso, l'Arena Opera Festival 2019 ha inaugurato il 21 giugno la stagione con la prima dell'opera verdiana firmata Franco Zeffirelli, commissionata dal sovrintendente Cecilia Gasdia ancora nel corso della scorsa stagione lirica. E' stata una serata carica di aspettative annunciate. Per l'occasione la Rai ha reso disponibile il segnale free a tutte le emittenti del mondo; lo spettacolo è stato preceduto da un video-tributo a Zeffirelli sull'aria di Amami Alfredo che ha ripercorso la sua lunga carriera e i suoi successi all'Arena di Verona. Entra il Presidente della Repubblica accolto da un caloroso applauso e dall'affetto delle migliaia di spettatori presenti nell'Anfiteatro veronese, accompagnato dalla figlia Laura, con al seguito la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro per i Beni e le attività culturali, Alberto Bonisoli, il ministro dell'Economia Giovanni Tria e il ministro del Turismo Gian Marco Centinaio. Una lunga fascia tricolore sostenuta dal coro che intona il Canto degli italiani e poi rintocchi lenti di una campana, un carro funebre e un piccolo seguito mesto, ed ecco le note del preludio lente, quasi una marcia funebre, di un opera che inizia con una gran festa. Del resto il romanzo di Alessandro Dumas figlio, La Dama dalle camelie, inizia con la spogliazione dei beni di Margherita Gauthier, alias Alphonsine Duplessis, alias Violetta Valéry, appena morta messi all'asta. E lo ricorda Franco Zeffirelli stesso nel film "Traviata" del 1983, come in questo suo testamento artistico affidato all'Arena di Verona. C'è tanto suo film in questo allestimento costruito sui bozzetti di allora e realizzato con un complesso meccanismo scenico che fa apparire, disvelato dal sipario ciò che nel film era costruito con lunga applicazione: qui come d'incanto tra sospensioni di luci e strutture rotanti, compare la casa di Violetta su due livelli, una casa di bambola, la villa in campagna fatta di trasparenze, la complessa struttura della festa in casa di Flora, vero e proprio capolavoro architettonico che rievoca le strutture monumentali della Parigi del II Impero, di nuovo il ritorno alla casa di bambola per il finale di morte. Lo sviluppo complessivo della scena con i palchi di proscenio, terminali, dava l'idea dello sviluppo della facciata dell'Operà di Parigi. Un testamento artistico quasi segnato dalla fatica dell'età che traspare specie nell'incapacità attoriali dei cantanti fatta di gestualità scontata. Dobbiamo tener presente che il regista ha demandato ad altri la gestione delle prove. I costumi, parte integrante dell'artifizio scenico per questa produzione sono dello storico collaboratore, il pluripremiato Maurizio Millenotti, vincitore più volte del David di Donatello e candidato all'Oscar per Amleto e Otello, entrambe immortali pellicole zeffirelliane. Le luci sono create dall'areniano Paolo Mazzon e le coreografie da Giuseppe Picone, étoile internazionale e direttore del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli. Se sovrabbondanti sono state le scene, con il culmine nella gran festa a casa di Flora, con tutto ciò che è di monumentalmente scenico fatto di dorature e specchiere, colori costumi, danzatori in un rutilante giro di lanterne e di spari di coriandoli, la musica è stata essenziale. Daniel Oren si è preso l'incarico, come direttore musicale della Fondazione, di guidare i complessi musicale dell'Arena di Verona, con il coro diretto da Vito Lombardi. In questa situazione, soavità e leggerezza è stata la direzione di Oren, che ha emergere il suono orchestrale ma senza eccessi e riuscendo nella difficoltà gestionale dello spazio areniano di far percepire anche i momenti intimi della partitura verdiana. Quello che ha lascio perplessi è stata la parte del canto. Si tratta sempre di specialisti nei ruoli come l'accoppiata Aleksandra Kurzak e il giovane tenore Pavel Petrov. Se l'Alfredo del giovane tenore bielorusso, recente vincitore del concorso Operalia, è risultato misurato e preciso nel suo canto piacevolmente giovane, la linea della Kurzak è risultata ondivaga nei momenti di salto di registro, cercando, dove la parte le permetteva, di esprimersi in declamato e cercando effetti scuri e gravi. La capacità di agilità e di fraseggio non le sono mancate, ma è stato accuratamente gestito con prudenza, senza particolari slanci passionali. Sempre sulla ribalta della scena Leo Nucci, questa volta con il suo Giorgio Germont, patriarcale e austero. Tra i personaggi di contorno spicca la Flora Bervoix di Alessandra Volpe, e il cameo di Annina affidato a Daniela Mazzucato. Per gli altri la menzione nel rapido susseguirsi dei personaggi nelle affollate scene di festa, ma che senza di loro l'affollamento di questi momenti con "quel popoloso deserto che chiamano Parigi" non potrebbero esistere.
Trionfo per Daniel Oren, che a furor di popolo delle gradinate ha coinvolto l'orchestra e artisti in un bis del "Libiamo", per gli artisti, per l'ammirazione e il ricordo di Franco Zeffirelli, artefice del teatro dei sogni e delle illusioni. Piaccia o non piaccia ma è doveroso prenderne atto e soffermarsi sulla sua complessa personalità di uomo e di artista, storia integrante di mezzo secolo della creatività della cultura italiana nel mondo.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Lunedì, 24 Giugno 2019 21:41

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