Una rivisitazione storica del debutto al Teatro Filodrammatico di Trieste nel febbraio 1907 della più famosa operetta di Franz Lehár
Ed. musicali: Suvini Zerboni (Sugar Music)
Spettacolo in collaborazione con l’ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE DELL’OPERETTA Friuli Venezia Giulia
Direttore ROMOLO GESSI
Regia ANDREA BINETTI
Coreografie NOEMI GAGGI
Personaggi e interpreti
Hanna Glawari SELMA PASTERNAK
Danilo Danilowitsch ANDREA BINETTI
Barone Mirko Zeta MAX RENE’ COSOTTI
Valencienne FEDERICA VINCI
Camille de Rossillon GILLEN MUNGUÍA
Njegus ALESSIO COLAUTTI
GUALTIERO GIORGINI nel ruolo di Franz Lehár
Con la partecipazione straordinaria di DANIELA MAZZUCATO nel ruolo di Mila Theren
Maestro del Coro PAOLO LONGO
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Trieste, Teatro Verdi, 3 giugno 2023
Una serata elegante che ammicca ai fasti triestini dell’operetta di un tempo, frutto della proficua collaborazione del Teatro Verdi e con l’Associazione Internazionale dell’Operetta. Due anfitrioni d’eccezione accolgono gli spettatori per rievocare un debutto quasi leggendario, quello del febbraio 1907, quando al Teatro Filodrammatico andò in scena per la prima volta La vedova allegra. Sono niente meno che Franz Lehar (Gualtiero Giorgini) e il soprano viennese Mila Theren (Daniela Mazzucato), stella del Theater an der Wien e del Raimund Theater nonché seducente Hanna Glawari della prima a Trieste. Un pubblico, quello del porto imperiale, molto temuto dagli artisti perché alquanto reattivo, capace nel 1848 di non apprezzare Il corsaro di Verdi e di farlo sostituire, dopo tre recite, con il Macbeth. Mediante un accorato flashback, arricchito da videoproiezioni come in un gioco di specchi, si rivive quella messinscena magica, attraverso gli highlights della partitura. Non mancano anche dettagliate informazioni storiche a corredo della rivisitazione dello spettacolo, citazioni mai pedanti ma curiose nel raccontare abitudini e voci al crepuscolo di un’epoca, quel “languido senso della fine dove la gioia si contrappone al dolore ed il riso al pianto”, con coro e orchestrali presenti sulla scena assieme ai cantanti e ai ballerini. Come dimenticare infatti le contestazioni politiche dei montenegrini, fomentate dalla stessa operetta che scherniva il piccolo Pontevedro alludendo al loro stato che lottava per l’indipendenza ma anche alla figura della ricca vedova dietro cui si adombrava Elena, la regina d’Italia… contestazioni che interruppero momentaneamente la rappresentazione, senza turbare la flemma del maestro Lehar e senza scalfire le festose acclamazioni del finale.
Musicalmente ammaliano come allora le note degli intrighi d’amore tra la civetta ma onesta Valencienne (Federica Vinci) e l’ardito Rossillon (Gillen Munguia), a scapito del marito Barone Mirko Zeta interpretato con grande verve e tempi comici perfetti da Max René Cosotti. Il loro triangolo amoroso, celato da un misterioso ventaglio donato durante il ricevimento, produce una serie di situazioni e fraintendimenti esilaranti, cui contribuisce anche il cancelliere Njegus affidato alla caratterizzazione di Alessio Colautti. Ma anche la travolgente passione mai sopita tra la vedova pontevedrina e il conte Danilo regala numeri melodici di grande fascinazione. Selma Pasternak, chiamata a rappresentare la Theren-Glawari da giovane, tratteggia una sognante Romanza della Vilja, duettando e dialogando con disincanto con il Danilo di Andrea Binetti, effervescente tenore circondato da grisettes (come pure regista e autore della serata). Momento di rarefatta poesia è poi il valzer Tace il labbro intonato con delicata raffinatezza dalla voce sublime della Mazzucato, nostalgica Theren-Glawari ormai alla fine della propria carriera.
Epilogo all’insegna dell’ebbrezza con la marcia È scabroso le donne studiar cantata da tutto il cast, guidato assieme all’orchestra dalla bacchetta sicura del maestro Romolo Gessi.
Elena Pousché