racconto di Richard Wagner (1840)
con Paolo Kessisoglu, voce narrante, Sonig Tchakerian, violino, Leonora Armellini, pianoforte
musiche di Richard Wagner e Ludwig Van Beethoven
Settimane Musicali al Teatro Olimpico Prima il silenzio, poi il suono o la parola
XXXII edizione - 2023
Vicenza, Teatro Olimpico, 28 maggio 2023
Un amore grande inseguito fin dalla giovane età, per Richard Wagner, che si incarna nel valore della musica e nello specifico caso per la supremazia artistica di Ludwig Van Beethoven, che il giovane musicista in questo suo racconto immagina di andare a conoscere a Vienna, dove il genio abita nell’ultimissima parte della sua vita. Un’ammirazione, quella di Wagner che va oltre tutti gli schemi, che sa di smania di apprendere e di curiosità, di ispirazione cercata, musicale e umana. Il racconto di Wagner, portato in scena alle Settimane Musicali del Teatro Olimpico 2023, con un duo musicale di grande eleganza, Sonig Tchakerian al violino e Leonora Armellini al pianoforte, si avvale della narrazione di Paolo Kessisoglu, già visto a Vicenza qualche anno fa (sempre alle Settimane Musicali), qui alle prese dunque con una narrazione passionevole. L’attore entra in scena e silenzia, beffardo, sornione. E’ il suo modo di fare una piccola parabola sul significato del silenzio, richiamando il titolo della manifestazione in tutta la sua totalità, Il silenzio, poi il suono o la parola. Dove lo stesso non ardire, intrapreso o semplicemente citato è un significato profondo, trasognato, anche se velatamente veloce in questo frangente. Con un’appendice finale, che affrontiamo dopo, da far rimanere estasiati per pochi attimi. Per la musica, e per il silenzio stesso. Ma siamo all’inizio, e lo spettacolo di lì a pochi istanti parte. Le due musiciste, ricche di eccellenza e lo si sa, affrontano le note della Primavera, per pianoforte e violino, di Beethoven, in un programma musicale che alterna il genio tedesco all’estro di Wagner, concedendo al pubblico anche la celeberrima Fur Elise nel mentre che la narrazione prosegue. Racconto, quello fatto da Kessisoglu, che è tutta una tirata (non tanto lunga, per quello) che non concede spazio a pause e distrazioni, preso com’è dallo spirito narrativo, dall’incombere della visita immaginaria di Wagner, appunto, al genio. Che passa attraverso il malincontro con un signorotto inglese, con lo stesso desiderio e lo stesso ardito principio di vita di voler incontrare il grande compositore tedesco. Immaginarsi questo è un colpo d’occhio (immaginario anch’esso ovviamente) prezioso e divertente, sospesi tra l’incombere delle cose che succedono e il colloquio a due tra gli strumenti. Del resto uno che afferma La mia quiete se n’era andata, segna tutta la propensione a un incontro che gli deve svoltare, forse non metaforicamente, l’esistenza. Diverte nel racconto anche il Beethoven stizzito con gli inglesi già di suo, figuriamoci con colui che tenta di conoscerlo, lo sciagurato britanno. Che tuttavia riesce anche nell’impresa, lasciandogli anche un libretto delle sue liriche compositive auspicando in un giudizio che, se non dovesse esser positivo, porti con rassegnazione a delle croci sopra l’opera non ammirata. Il finale non si svela, naturalmente, ci si incammina durante tutto lo spettacolo in una divertita animazione seppur troppo calcata da Kessisoglu, che nella sua accelerazione nel leggere commette anche l’errore di cadere più volte nelle parole. Ma tant’è, siamo di fronte a musica sopraffina e questo conta. Si finisce col bis, brevissimo ma incantevole, dell’Elegy WWV 93, dove, su richiesta dello stesso attore si prova l’esperimento di stare in silenzio a esecuzione avvenuta, a prolungare, per estasiarlo. Assaporarlo collettivamente. Poi, il pubblico può applaudire.
Francesco Bettin