direttore Jacek Kaspszyk
regia di Eimuntas Nekrosius
scene di Marius Nekrosius; costumi di Dadezda Gultiajeva; luci di Levas Kleinas
Orchestra e Coro del Teatro Nazionale dell'Opera Lituana
Nuova produzione in esclusiva per l'Italia
Ravenna Festival
Ravenna, Teatro Alighieri, 13, 14, 15 luglio 2007
Alla notizia di una Walkiria di Eimuntas Nekrosius, la curiosità era grande, non solo per la scommessa della magica accoppiata tra l'opera d'arte totale patrocinata da Wagner e il mondo onirico tipico di Nekrosius. Ma per una ragione ispirata a una sottile perfidia che si riassume nella domanda: «La perfezione stilistica di Wagner vincerà su tutta la linea sacrificando l'impostazione della regia?».
Visto il risultato, rispondiamo a tutto campo di sì. Cosa resta del gran conflitto tra dei ed eroi nella selva oscura di un mondo, che è l'esatto rovescio del Walhalla degli immortali, nella lettura dell'autore del mirabile Faust visto pochi mesi fa? Purtroppo nulla o quasi. A cominciare dalla scena dell'altro Nekrosius, Marco, che tramuta la capanna di Hunding in un museo d'arte moderna ancien régime con una fonte che ricorda Hans Arp, alberi in ferro battuto sormontati da calotte circolari e un gran divano ricoperto dei pizzi di Nonna Speranza adibito al deposito di alabarde mentre tutto intorno il gran coro dei nemici dei Welsi è ridotto a un pittoresco stuolo di lemuri che ben figurerebbero nella saga di Harry Potter.
Per non parlare dei protagonisti, dei quali è doveroso ammettere una totale aderenza fisica e gestuale alla lettera e allo spirito dei ruoli, al di là dei bizzarri costumi e delle sconclusionate movenze. Tra le quali poniamo in primo piano il giaciglio sul quale si consumerà l'adulterio di Sieglinde col fratello-amante Sigmund, da Nekrosius sbrigativamente ridotto a un giaccone da sci azzurro cielo spiegato con gesti leziosi, più adatti a Barbie che a un' eroina di antiche saghe, dalla vezzosa soprano Sandra Janusaite. E che dire delle Walkirie, tramutate in streghe vomitate dall'arsenale hollywoodiano di un patetico seguace di Spielberg? Le quali, quando appaiono cupamente bardate di stracci, con un imbarazzante candelotto appiccicato alla schiena per onorare i defunti eroi ammessi a degustar idromele alla tavola di Wotan, suscitano un'incontenibile ilarità. Per chi ha visto all'opera sullo stesso spartito registi della tempra di Ronconi e Chéreau la delusione si trasforma in sconcerto provocando la giusta vendetta del fantasma di stanza a Bayreuth.
Enrico Groppali