di Edmond Rostand
traduzione: Franco Cuomo
regia e adattamento: Corrado d'Elia
assistenti alla regia: Marco Brambilla e Marco Rodio
con Michel Altieri, Marco Brambilla, Alessandro Castellucci, Giovanni Carretti, Francesco Cordella, Corrado d'Elia, Claudia Negrin, Stefano Pirovano, Marco Rodio, Giovanna Rossi, Stefano Rovelli, Chiara Salvucci
scene: Fabrizio Palla
tecnico luci: Marco Meola
tecnico audio: Gabriele Copes
Produzione: Compagnia Corrado D'Elia
Milano, Teatro Litta dal 18 al 30 ottobre 2016
Vent'anni di rappresentazioni con successi in crescendo di spettatori e critica rendono il Cirano di Bergerac portato in scena dalla Compagnia Corrado d'Elia una pièce fresca, guizzante, vibrante di vita e come un grande vino soggetta a continui affinamenti per la presenza di preziose nuance per cui anche chi l'ha già vista prova una sensazione di piacevole novità come se si trattasse di una prima assoluta.
Il Foyer del Teatro Litta fa rivivere questa meravigliosa storia attraverso una selezione di immagini (opera di Angelo Redaelli, da numerosi anni fotografo ufficiale della Compagnia), ma è necessario vedere lo spettacolo per percepire le infinite sfumature di un personaggio affascinante e complesso come Cirano (cadetto di Guascogna), spadaccino valente e indomito e poeta idealista, romantico, profondo e puro che con spada e... naso combatte pregiudizi, ingiustizie, ipocrisie e avidità del suo tempo simile al nostro e proprio per questo lo spettacolo risulta attuale e accattivante per tutte le generazioni e in particolare per i giovani sensibili nella difesa e lotta di valori e ideali.
Uscita nel 1897 con il titolo di Cyrano de Bergerac dalla raffinata e introspettiva penna del poeta e drammaturgo Edmond Rostand (Marsiglia 1868 – Parigi 1918), l'opera teatrale - ispirata a Hector-Savinien Cyrano de Bergerac (Parigi 1619 – Sannois 1655), personaggio irrequieto e stravagante e uno dei più singolari scrittori dell'epoca considerato precursore della letteratura fantascientifica moderna - ha avuto una notevole fortuna proprio per le caratteristiche del protagonista, eroe romantico, temerario e nemico di mediocrità, formalità, convenzioni sociali e servilismo culturale e politico, qualità che lo rendono contemporaneo in ogni epoca e restituiscono allo spadaccino guascone rendendolo immortale quella vita di cui l'autore lo ha drammaticamente deprivato.
Suo unico e vero dramma un difettuccio fisico (proprio al centro del viso) che gli rende a volte difficile la vita di relazione e soprattutto lo limita in quella affettiva di cui si depriva eroicamente non solo per la delusione di scoprire che la cugina e amica di notevole bellezza fisica e morale non intuisce il suo profondo amore essendo incapricciata di un altro. Una vicenda d'amore con tre spasimanti e un finale a sorpresa che pone termine alla dolorosa ed eroica rinuncia di Cirano a rivelare di essere il vero autore di quelle lettere d'amore che hanno conquistato l'animo della donna trasformando in passione l'infatuazione per la bellezza del collega-nemico-amico del nostro eroe. Una visione positiva della donna che in tempi non così evoluti anela a una corrispondenza psicofisica con il partner: sentimenti resi con grande efficacia dall'ottima, appassionata e moderna interpretazione di Claudia Negrin.
Perno della vicenda resta Cirano intensamente e passionalmente impersonato da un eccezionale Corrado d'Elia asciutto, vitale e scattante nel fisico e nella mente insieme ai travolgenti e sempre di corsa attori-guasconi che dal piano inclinato della scena sembrano irrompere da un momento all'altro in mezzo al pubblico per trascinarlo nella storia e, perché no, invitarlo a vivere con coerente lealtà e senza compromessi sogni, aspirazioni e vicende esistenziali.
Una pièce - divenuta nell'accurata e intelligente rilettura di Corrado d'Elia un classico ormai consolidato pur se resa moderna da alcune sfrondature che nulla tolgono al messaggio dell'autore - che esalta la superiorità della bellezza interiore rispetto a quella esteriore e che si può rivedere più volte con la certezza di non provare tedio.
Wanda Castelnuovo