progetto e regia Eduardo Di Pietro
con Renato Bisogni, Alessandro Errico, Marco Montecatino
aiuto regia Cecilia Lupoli
costumi Federica Del Gaudio
organizzazione Martina Di Leva
residenza per artisti nei territori – Teatro Due Mondi, Faenza
produzione Collettivo LunAzione
Teatro Bellini, Napoli, dal 24 al 29 maggio 2022
«Che ore si sono fatte?» «Le 6 e mezza». Queste due semplici battute sembrano essere il filo conduttore di uno spettacolo in cui la ripetizione di un orario sempre uguale diventa la concretezza dell’impossibilità, forse, di partecipare ad un colloquio sempre atteso e mai realizzato. Il colloquio di cui si parla è quello con i detenuti del carcere di Poggioreale, a Napoli, fuori dal quale tre donne, insieme agli altri, aspettano pazientemente (o meno) in fila, per entrare e finalmente, dopo una settimana, parlare di nuovo con i loro cari. Un marito, un figlio, addirittura quasi tutta la famiglia da salutare, a cui raccontare oppure soltanto con cui fingere che vada tutto bene, dimostrare che una vita bella e felice, là fuori, esiste ancora. Ma sarà davvero così? Non si sa, ma probabilmente la risposta è no: tra i dolori, le sconfitte e le paure del quartiere, nessuna di loro vive la vita che sognava, che ancora desidererebbe raggiungere, ma che sa, con amarezza, essere impossibile da conquistare. Chi infatti fra loro, potrebbe permettersi di essere un’attrice, di viaggiare e lasciare la città, di emigrare su una montagna isolata e senza pensieri? Nessuna di loro, pur con tutta la consapevolezza dell’inutilità della pena e con tutta l’insofferenza per la vita che chi resta fuori, come dopo una morte, deve sopportare, può lasciare quella fila e quella città, condannata al di fuori del carcere, come i corrispettivi detenuti all’interno. Il Collettivo LunAzione, già semifinalista per il Premio Scenario 2017 con AVE, con Il Colloquio vince il Premio Scenario Periferie 2019, è finalista a In-Box 2021 e ha vinto al Premio Fersen alla regia nel 2021. E li merita tutti questi premi, perché l’interpretazione dei tre attori, Renato Bisogni, Alessandro Errico e Marco Montecatino è davvero magistrale, al tempo stesso con forza, carattere e toni di dolce malinconia nei momenti giusti, che pennellano a tinte decise la storia di tre donne, interpretandole, portandole in scena, diventando loro. Incinta, rassegnata ad una vita incastrata tra bambini e prigionieri, addolorata dalla perdita di un figlio e organizzata per lavorare anche fuori dal carcere per vendere e guadagnare qualcosa: eccole le tre personalità che si intersecano, si dispongono allineate, la più impaurita e inesperta tra le veterane di un’amara rassegnazione. La galera è la porta da oltrepassare per ricostruire i legami, la fila è la pena da attraversare per chi costituisce il collegamento con l’esterno e vede passare il tempo senza che passi, attendendo all’infinito qualcosa che forse non accadrà mai, qualcosa che, come le loro vite da sogno, non riesce ad essere una realtà da afferrare.
Francesca Myriam Chiatto