di Pablo Remón
traduzione italiana di Davide Carnevali
da Los Farsantes
con Silvio Orlando
e con (in o. a.) Francesca Botti, Francesco Brandi, Blu Yoshimi
scene Roberto Crea
luci Luigi Biondi
costumi Ornella e Marina Campanale
aiuto regia Raquel Alarcón
regia Pablo Remón
direttore di scena Luigi Flammia
datore luci Federico Calzini
fonico Gianrocco Bruno
sarta Piera Mura
assistente alla regia Sonia Mingo
assistente costumista Daria Latini
service luci Fonolight srl
service audio Gutta
trasporti MS Futura Srl
foto di scena Guido Mencari
regia video Nicolò Bressan Degli Antoni
videomaker Ilaria Zago e Pietro Coppola
consulenza amministrativa Teresa Rizzo
management Vittorio Stasi
direzione generale Maria Laura Rondanini
produzione Cardellino srl
in coproduzione con Spoleto Festival dei Due Mondi, Teatro di Roma / Teatro Nazionale
Prima assoluta
Spoleto – Festival dei Due Mondi 2023 8 luglio 2023
Difficile riassumere la trama di Ciarlatani, commedia di Pablo Remón, autore e regista madrileno la cui caratteristica – stando a questa commedia – sembra l’abolizione della trama principale. Non vi è una linea drammaturgica da seguire e che si sviluppa di scena in scena, bensì più piani che si sovrappongono e che raccontano storie diverse eppure accomunate o da legami che verranno svelati alla fine, oppure per affinità tematiche. In tal modo, i personaggi non assurgono più al ruolo di individui dotati di una loro psicologia, ma diventano funzioni drammaturgiche che sviluppano argomenti che stanno a cuore all’autore. In Ciarlatani, Remón affronta la tematica dell’individuo e della sua realizzazione, dovendo continuamente fare i conti con i colpi avversi della fortuna, le incertezze e le mille difficoltà che la vita pone davanti ad ogni progetto. Ci troviamo, così, ad inseguire le vicende di Diego, regista di successo, che si trova tra le mani la sceneggiatura per un film scritta da un mito incompreso del cinema, che mai ha ceduto alle lusinghe del mercato e che Diego intende realizzare: Eusebio Velasco. Si aggiunge, a queste due presenze, quella di Anna, figlia di Eusebio, che vediamo tentare la sua carriera di attrice, sempre fallendo, sino alla resa finale dei conti. Il tutto è raccontato e rappresentato dallo stesso Remón, che firma anche la regia dello spettacolo, per piani discontinui che si sovrappongono; ma che di sovrapposizione in sovrapposizione non riescono tuttavia a sviluppare la trama della commedia che resta timida in disparte come fosse un’ospite quasi sgradita.
A tenere in piedi le sorti di uno spettacolo destrutturato drammaturgicamente come questo, c’è Silvio Orlando. Attore bravissimo, la cui recitazione sorniona, che interpretativamente gioca sempre di rimessa, seguendo le bislaccherie della commedia senza cercare di dominarla, ma accompagnandola come possibile nel suo percorso, alla fine le dà un senso: metafora della società odierna, basata solo sulla competitività e del tutto incurante dell’individuo.
Gag, visioni oniriche che raccontano il travaglio interiore vissuto da Anna nel vedersi attrice fallita, parentesi meta testuali e meta teatrali dove l’autore, interpretato da uno spiritosissimo Francesco Brandi, racconta di come ha iniziato a scrivere e di come Silvio Orlando e la sua società di produzione hanno deciso di portare in scena Ciarlatani: tutto questo bric-à-brac ha dato luogo a siparietti divertenti, in certi momenti anche di stimolante – ma non originale e a tratti retorica – riflessione, durante i quali Silvio Orlando ha avuto modo di sfoggiare la sua bravura mimica, i suoi sguardi alla Peppino De Filippo, i suoi controtempi comici. Caratteristiche che hanno colorato lo spettacolo rendendolo meno banale di come è nei fatti.
Ciarlatani, dopo tutto, può essere un bell’esercizio di stile. Ma di sicuro non una gran commedia che resterà nel libro di sabbia che il teatro, replica dopo replica, scrive su di sé.
Pierluigi Pietricola