di Franca rame e Dario Fo
Regia Matilde Perissinotti Bisoni
Interpreti: Sabrina Sciabà, Enrico Saglimbeni, Nino Santamaria
Manager di produzione Piero Pino
Service audio e luci Giovanni Rando Sound's Colors
Produzione: Ensemble Teatrale Sceluq – Messina
Area Iris di Ganzirri (ME) 1° settembre 2023
Ci teneva molto Dario Fo a dire che la pièce Coppia aperta, quasi spalancata, andata in scena la prima volta il 30 novembre di quarant’anni fa al Teatro Sloveno di Trieste, fosse stata scritta solo dalla moglie Franca Rame e che lui era intervenuto solo nella fase finale della stesura. Questo per dire quanto Dario amasse Franca, certamente entrambi a divertirsi a teatralizzare argomenti antichi sempre nuovi, riguardanti la crisi di coppia, in un tempo in cui, l’argomento, certamente pruriginoso, riempiva pagine e tasche di tanti editori di riviste specializzate sull’argomento, ridimenzionate da alcuni anni, con l’avvento dei social network, lesti a sbattere sul desktop crisi e tresche di coppie in ogni parte del mondo. Al punto da spingere la regista Matilde Perissinotti Bisoni a dare una rispolveratina al testo, apportando un finale diverso ma che ci può stare, eliminando un paio di battute finali del professore di fisica che non comparirà mai, introducendo un “servitore muto” (Nino Santamaria) con turbante in testa, pronto a comparire in scena come uno spiritello sbucato fuori dalla lampada di Aladino. Lo spettacolo di poco meno di un’ora è molto divertente, grazie alla verve dei due protagonisti: lei non più Antonia ma Sabrina, come il nome di chi la veste (Sabrina Sciabà), sfodera un talento non comune e uno charme naturale di moglie sposata da tempo con un uomo che la trascura e che ha perso interesse per lei, costretta suo malgrado ad accettare reiterate relazioni extraconiugali da parte del marito (Enrico Saglimbeni) che sfacciatamente sostiene che solo la coppia aperta può salvare il loro matrimonio. Addirittura in alcuni momenti vede in lei solo una mamma cui affezionarsi o un’amica cui chiedere la cortesia d’accompagnare una sua giovane sgallettata da un ginecologo per farle inserire una spirale. Chiaramente la moglie oltre alla tristezza è colta da profonda depressione al punto da ipotizzare il suicidio gettandosi dalla finestra di casa, fallito sempre per l’intervento del marito. Ad un tratto la donna decide di starsene per i fatti propri, rendendosi conto fra l’altro d’essere ancora giovane e desiderabile, pronta ad iniziare una nuova vita con un professore di Fisica che la chiama Eurenia, come la particella vitale del plutonio. E proprio quando nulla osta al raggiungimento di questo traguardo, il marito comincia ad essere geloso, a proporle goffamente di fare l’amore, impedirle tout court il suo nuovo sogno, facendola sbottare in quello che è il senso dell’intera opera: «Perché la coppia aperta funzioni, deve essere aperta da una parte sola: quella del maschio! Perché se la coppia aperta è “aperta” da tutte e due le parti ci sono le correnti d’aria». Adesso è il marito che vuole suicidarsi, ma solo per finta, senza capire, allorquando il professore sta per giungere realmente in quella casa, che non sarà un fon caduto nell’acqua della vasca da bagno ad ucciderlo, ma un volo dal quarto piano che porrà fine ai suoi giorni. Lo spettacolo, molto applaudito, era accompagnato da una sfilza di appropriate canzoni di Lucio Battisti che s’infrangevano sulla scenografia, invero poverella, dell’Area Iris di Ganzirri. Gigi Giacobbe