liberamente ispirato a Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand
di Leonardo Manzan, Rocco Placidi
regia Leonardo Manzan
con Paola Giannini, Alessandro Bay Rossi, Giusto Cucchiarini
musiche originali Franco Visioli e Alessandro Levrero
eseguite dal vivo da Filippo Lilli
fonico Valerio Massi
luci Simone De Angelis
eseguite da Antonio Buonincontri
scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe
produzione La Biennale di Venezia
nell’ambito del progetto Biennale College Teatro – Registi Under 30 con la direzione artistica di Antonio Latella
produzione nuovo allestimento 2022 La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello, Elledieffe, Fondazione Teatro della Toscana.
Teatro Astra (Torino) 4 > 7 aprile 2024
Cosa penserebbe Edmond Rostand se potesse vedere a teatro Cirano deve morire, riscrittura per tre voci del Cyrano di Bergerac? Probabilmente, farebbe fatica a riconoscere la sua stessa opera, ma non a divertirsi. Non soltanto per sportività elargirebbe sorrisi a Leonardo Manzan e al suo gruppo, artefice di una messinscena esplosiva (appena sbarcata al teatro Astra di Torino)! Uno show ibrido: concerto, musical, dj set, certamente anche dramma e gioco interattivo con il pubblico. Giovanni Luca Montanino
Stavolta, al centro di uno dei più famosi “triangoli” del teatro moderno, c’è lei: Rossana, interpretata da Paola Giannini e determinata a riscattarsi dall’inganno subito; dall’abbandono da parte di entrambi gli uomini che raccontano di amarla, l’eloquente Cirano e il bello Cristiano.
C’è dunque, nella versione firmata da Manzan, anche una rivincita femminista, ma soprattutto la voglia di dissacrare e di smitizzare: chi va a teatro a vedere Cirano deve morire si aspetti di essere coinvolto in prima persona, a partecipare a una riflessione importante, a un rito collettivo di presa in giro (pur sempre grata) dell’idea di “classico” e del teatro stesso. Che senso ha andare a teatro e soprattutto viverlo oggi? Può ancora divertire, emozionare, coinvolgere?
Un cirano “troppo polemico”, un Cristiano spavaldo e provocatore, una Rossana agguerrita e finalmente emancipata: una successione di rime, di rap da ballare e di dialoghi incalzanti. Il totale è uno show stroboscopico e anche profondo.
Leonardo Manzan e Rocco Placidi, autori di Cirano deve morire, non intaccano la forza poetica del testo originale, anzi la fortificano e le rendono giustizia attraverso il rap: Paola Giannini, Alessandro Bay Rossi e Giusto Cucchiarini – i tre protagonisti in scena – sono, in una parola fortissimi! Ballano, cantano, rimano e recitano dando prova di straordinaria musicalità, senso del ritmo, dei tempi comici e drammatici. Impossibile non ammirarli e non lasciarsi trascinare. Le musiche originali di Franco Visioli e Alessandro Levrero hanno un ruolo centrale, eseguite dal vivo da Filippo Lilli, che viene a essere una specie di deus ex machina, figura vertice dell’arena da street challenge allestita in palcoscenico da Giuseppe Stellato.
Fedele all’originale di Rostand è la storia di amore e di amicizia, «il racconto di inganni e di morte, di fedeltà agli altri e di tradimento di se stessi, di parole che seducono e di silenzi che uccidono» (si legge nelle note di regia). Integra rimane, inoltre, la parola d’amore, ma anche l’eroismo del protagonista Cirano, “bersagliato” dalle rime taglienti degli altri personaggi nella sua sfaccettatura di “oppositivo e incompreso”.
Non aggiungiamo altro, perché desideriamo andiate a vedere Cirano deve morire (spettacolo vincitore del Bando Biennale College indetto dalla Biennale Teatro di Venezia 2018), ma siamo talmente entusiasti da poterne scrivere fino a domani! Una boccata d’aria fresca che, nell’universo mondo dei classici, può solamente essere foriera di vita (e di passione) nuova.